Estratto dell’articolo di Francesco Gerardi per “RivistaStudio”
Tony Soprano, ultima scena
Non Jeremy Allen White, neanche Ayo Edebiri e nemmeno Ebon Moss-Bachrach: a trarre il beneficio maggiore dal successo di The Bear (la cui terza stagione è cominciata ieri negli Usa, mentre in Italia è stata decisa la sfortunata data del 14 agosto per l'arrivo su Disney+) è stato un panino, l'italian beef che dà il nome - The Original Beef of Chicagoland - al disastrato ristorante di famiglia per salvare il quale Carmen "Carmy" Berzatto decide di lasciare la stellata vita dell'alta cucina newyorchese e tornare nei bassifondi metropolitani di Chicago.
Sfilatino di pane farcito con straccetti di manzo alla griglia, da condire a piacere con giardiniera o peperoni arrostiti, servito con un contorno di patatine fritte e una tazza piena dei succhi della carne in cui inzuppare il panino. L'italian beef è uno dei tantissimi panini "all'italiana" diventati parte della tradizione - di più, della mitologia - gastronomica americana.
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L'origin story è sempre quella: nessuno sa davvero chi lo abbia inventato né quando, ma lo scenario è quello della diaspora italiana di inizio Novecento, del proletariato urbano, di migliaia di uomini che sopravvivono ogni giorno ai pericoli del cantiere edilizio. Dal vecchio mondo i muratori italiani si erano portati appresso certe abitudini della povertà, aggiustandole leggermente grazie a un potere d'acquisto maggiore (non che ci volesse molto) e una superiore disponibilità di prodotti alimentari.
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È così che il pane e cipolla o il pane e formaggio della pausa pranzo italiana vengono adattati allo shift break americano: nel pane finiscono tutti i tagli di carne che la povertà - sempre quella - consentiva, in tante versioni regionali dell'italian sandwich il formaggio e la cipolla restano, si aggiungono i sottaceti e la lattuga, si inonda tutto con l'olio d'oliva e con l'aceto, spolverata di origano e via.
Lungo tutta la costa est degli Stati Uniti e in alcune metropoli del Midwest (Chicago, per esempio) nascono variazioni locali sul tema dell’italian sandwich che prendono ognuno un nome proprio: hoagie a Philadelphia, hero a New York, italian nel Maine, spuckie a Boston. [...]
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Una cosa simile successe all'inizio degli anni Duemila, quando mezza America si chiedeva che diavolo fosse il "gabagool", l'affettato di cui era ghiottissimo Tony Soprano. Non lo capiva nessuno perché "gabagool" era una pronuncia ultradialettale della parola "capicolla", inglese italoamericano per "capocollo".
In quel periodo erano talmente tanti i clienti che chiedevano il panino con il gabagool che alla fine i ristoranti furono costretti ad adattarsi e cambiare le diciture sui menu. Il successo dei Soprano fu tale che oggi, nella miriade di tiktok e reel dedicati a tutte le possibili varianti e reinvenzioni dell'italian sandwich, è molto più facile sentire il creator usare la parola gabagool che capicolla. […]
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