1. AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE DI UN "BALAYEUR" SPIRITOSO
Estratto dell’articolo di Sara Ricotta per “La Stampa – TuttoLibri”
michel simonet
Di librini così si dice di solito che riconcilino col mondo e con l'Umano, e forse è per questo che han successo, anche se per lo più gli umani faticano a capire le persone come Simonet; e vedendolo in giro con la sua scopa in mano gli direbbero come i suoi ex compagni di scuola: «Ma che cazzo fai? Finire a fare lo stradino!».
Lo racconta lui nel suo libro bellissimo, dove chiama le cose con il loro nome - la merda è «merda», i piccioni «scacazzano» - ma le riempie di senso e di poesia. Abbiamo detto «librino» perché così dice anche il suo autore e perché sono meno di 200 pagine, ma in carta pregiata e con un disegno in copertina poetico quanto il testo che c'è dentro. E dentro c'è la vita di un uomo che ha un mondo interiore così vasto che non poteva stare in un ufficio e ha scelto, per star fuori, di spazzare le strade.
michel simonet 4
Si legge e sembra che ci parli sorridendo, perché sa quanto ci sembri assurdo scegliere questa quotidianità: «è un lavoro ingrato ma non privo di grazia», «un piccolo Nirvana in terra per un paria volontario». Sa usare bene le parole e anzi ci gioca: «è un mestiere sporco ma non uno sporco mestiere».
Racconta tutto, dalla sveglia (4.40) alle prime sorprese del giorno («resti di rave party alcoolici notturni», agli incontri belli e brutti, ma sempre con persone non indifferenti alla rosa che abbellisce il suo carretto, che siano «credenti o atei, skinhead o alternativi, barboni o elegantoni». Sa il latino e il greco e li usa, «Festa sunt mihi infesta» scrive, perché «i giorni dopo la festa sono la mia Via Crucis, le pattumiere le stazioni». […]
2. MICHEL SIMONET: “PULISCO I MARCIAPIEDI E RIEMPIO DI POESIA ANCHE LA SPAZZATURA”
Estratto dell’articolo di Sara Ricotta per “La Stampa – TuttoLibri”
michel simonet 3
Un po' Marcovaldo, un po' Piccolo Principe, lo si incontra nella sua salopette arancio con carretto scopa e una rosa su e giù per le strade di Friburgo, città medievale dell'omonimo cantone svizzero; percorre e pulisce a regola d'arte le lunghe scale in pietra e i portici bassi del centro o i sentieri boscosi sulle colline del fiume.
Michel Simonet qui lo conoscono tutti, è lo spazzino-scrittore e cantore della cattedrale che nel 2015 ha scritto un libro di successo sulla sua vita di balayeur per scelta, che dopo gli studi commerciali in collegio e poi di filosofia e teologia ha lasciato il lavoro da contabile per diventare operaio della nettezza urbana.
Oggi son 37 anni che lavora in strada, ha sette figli e otto nipoti e la sua storia ha venduto quasi centomila copie e conquistato Parigi dove l'Accademia Goncourt lo ha inserito nella lista delle cose da leggere d'estate. Ha poi vinto un premio che gli ha permesso di scrivere un secondo libro sulla sua famiglia numerosa e, finalmente, il suo Une rose et un balai esce anche in Italia tradotto come Lo spazzino e la rosa. […]
lo spazzino e la rosa michel simonet
Si sente più spazzino scrittore o scrittore spazzino ?
«Spazzino-scrittore perché sono scrittore da 8 anni e spazzino da 37, e poi scrivo se posso ma preferisco il lavoro che è davvero il mio».
Si è diplomato, sposato, ha lavorato come contabile studiando filosofia e teologia per due anni, poi ha deciso di fare lo spazzino. Perché?
«Come altri studenti andavo a sostituire gli spazzini in ferie e mi è piaciuto; ero felice di essere all'aria aperta, di fare un lavoro semplice e un servizio pubblico, trovavo bello il rapporto coi passanti, e non volevo più tornare in ufficio. Così ho fatto domanda, ma non è stato facile».
Ha inviato un curriculum con lettera di motivazioni al capo della nettezza urbana ma lui diffidava…
«Non capiva se fossi un depresso, un deluso dalla società o uno che voleva una vita tranquilla, e concluse che il lavoro duro mi avrebbe fatto cambiare idea in sei mesi».
Non era solo il capo della nettezza urbana a non capire, racconta che incontrava ex compagni di scuola che imbarazzati le chiedevano "Avevi buoni voti, come sei finito spazzino?
" «E io rispondevo, "non sono finito, ho appena cominciato!" Ma li capivo, mi vedevano fare questo lavoro quando avrei potuto fare altro, ma per me era davvero l'inizio di una nuova vita, di una nuova ambizione - diversa - ma pur sempre un'ambizione».
michel simonet 2
[…]
Ha sette figli, scrive che lei ne voleva 3 e sua moglie 4…
«Sì, non volevamo subito una famiglia così numerosa, ma i figli arrivavano e noi in effetti non abbiamo mai fatto nulla perché non succedesse».
Dei sette figli qualcuno ha disprezzato il suo lavoro?
«No, mai in maniera frontale, sempre stati aperti e rispettosi della mia scelta, anche se forse durante l'adolescenza posso pensare che non fosse facile vedere il loro papà col carretto fuori da scuola […]».
Che cosa sono la dignità e l'autostima per lei?
«Dignità è aver scelto un mestiere che può servire al benessere di altri, e vedere la strada pulita dietro di me mi dà una profonda stima sul piano professionale, oltre il pensiero di essere un buon cristiano che cerca di fare il bene».
michel simonet
Si è mai sentito umiliato?
«Raramente. Se si ha questa vocazione a voler essere piccoli e semplici non si può essere degradati molto, umiliazione e umano hanno la stessa radice, quindi non mi tocca se qualcuno intende disprezzare il mio lavoro».
Dev'essere un po' diverso fare lo spazzino in Svizzera; ha visto Roma con i cinghiali fra i cassonetti?
«Sì, e ho visto altre grandi città come Parigi sulle rive della Senna all'indomani di una bella serata. Ho scritto che gli svizzeri forse hanno il "gene" della pulizia, ma forse 50 anni fa di più».
Che cosa hanno detto i suoi colleghi del suo successo?
«Si sono complimentati ma gli spazzini non sono dei gran lettori, non han letto tutti il libro, del resto non hanno bisogno di leggere quello che ho scritto perché già lo vivono».
Quando scrive?
«Il primo libro l'ho scritto in ogni momento libero; il secondo ho avuto la fortuna di scriverlo quando ho vinto un premio letterario che mi ha permesso di lavorare part time per sei mesi. Per il terzo aspetto la pensione, mancano tre anni».
[…]
michel simonet 1
Nel capitolo sul littering fa una analogia con gli esseri umani "rifiuti della società"; è la cultura dello scarto contro cui tuona papa Francesco.
«Sì, è una grande fortuna avere questo Papa, è arrivato e ha aperto la finestra… prego molto per lui e mi hanno detto che gli manderanno il mio libro».
Lei cita le beatitudini, ma oggi l'umiltà non è più una virtù; lei non è per l'ascensore ma per il "discensore" sociale, un neologismo…
«Non tutti devono necessariamente fare i mestieri più semplici, ci vogliono anche dei capi, ma sempre con uno spirito di servizio, e se ogni tanto delle persone sono testimoni di una vita felice, piena, riuscita, completa - anche in fondo alla scala sociale - be', vuol dire che è possibile ed è bene mostrarlo». […]