Ernesto Galli della Loggia per il Corriere della Sera
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Per avere un’idea del clima in cui tra un mese si voterà in Francia torna utile un libro a più voci appena pubblicato in quel Paese — Réflexions sur l’antisémitisme (editore Odile Jacob) — di cui dà notizia l’ultimo numero di Commentaire, la rivista fondata da Raymond Aron. Dalle cui pagine si apprende che a partire dalla guerra del Golfo gli studenti ebrei francesi delle scuole medie e dei licei situati in molti quartieri di periferia, o comunque nelle zone con una forte percentuale di popolazione immigrata maghrebina, sono fatti oggetto sistematico di manifestazioni, anche violente, di razzismo antisemita da parte dei loro compagni islamici.
SCUOLE EBRAICHE FRANCIA
Fino al punto — si leggeva addirittura in un rapporto ufficiale tenuto a lungo nascosto e reso pubblico solo nel 2005 — che «oggi come oggi in Francia gli studenti ebrei non possono più di fatto frequentare alcun istituto scolastico pubblico». Le autorità cercano di correre più o meno ai ripari: ma poco esse possono contro aggressioni che avvengono quasi sempre non negli edifici scolastici ma nei loro dintorni.
Si è verificato quindi un continuo spostamento di giovani ebrei verso le scuole private laiche o cattoliche. Inizialmente anche verso quelle ebraiche, fintanto però che tali scuole sono apparse come un ovvio obiettivo di eventuali attacchi da parte del terrorismo islamista.
EBREI FRANCIA
In alternativa, allora, hanno preso forma uno di questi due fenomeni: o l’agghiacciante dissimulazione da parte degli allievi ebrei della propria identità, resa nota solo al dirigente della scuola; ovvero, più spesso, l’iscrizione degli stessi in istituti scolastici situati in quartieri meno «pericolosi»: all’insegna di un separatismo scolastico a base «residenziale», da tempo silenziosamente adottato anche dai ceti borghesi medio-alti alla ricerca di una migliore qualità dell’insegnamento.
CORTEO CONTRO ANTISEMITISMO
Tutto ciò in Europa, all’inizio del XXI secolo: a futura memoria.