Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
acciaio rubato da azovstal 1
Il grande furto del tesoro di Mariupol è iniziato. E rischia di portare con sé una cascata di complicazioni, che potrebbero spingere molti Paesi anche lontani dalla Russia e dall'Ucraina a decidere una volta per tutte con chi stare: con la nazione aggredita e derubata dei suoi prodotti o dalla parte dell'aggressore, che presto potrebbe mettere in vendita quei beni.
Nella notte fra sabato e domenica - come anticipato dal Corriere - sono emersi i primi dettagli di quella che sembra un'operazione di saccheggio del metallo prodotto a Mariupol. Da giorni la città è ormai in mano all'esercito di Mosca e almeno una nave è già entrata in porto per prelevare, secondo la parte ucraina, 2.700 tonnellate di prodotti in metallo da trasportare 160 chilometri più a oriente nel porto russo di Rostov.
acciaio rubato da azovstal 4
L'agenzia di Mosca Tass ha confermato l'arrivo del mercantile a Mariupol, mentre un portavoce del porto ha detto a Reuters che il carico sarebbe destinato alla città russa sul Mare di Azov. La reazione di Kiev non si è fatta attendere.
«Il saccheggio dei territori occupati continua - ha denunciato via Telegram la responsabile per i diritti umani dell'Ucraina Lyudmila Denisova -. Dopo il grano, i russi si stanno dando a esportare prodotti in metallo».
Nelle stesse ore Metinvest, la compagnia ucraina proprietaria degli impianti di Azovstal e Ilych a Mariupol, avvertiva che l'operazione potrebbe essere più vasta. Prima dell'invasione erano ormeggiati in rada sei mercantili con un carico di 28 mila tonnellate di acciaio grezzo destinato all'export in Italia, Spagna, Belgio, Grecia, Portogallo e Turchia (per un valore di circa 20 milioni di dollari).
acciaio rubato da azovstal 3
Ora, secondo un comunicato del gruppo industriale ucraino, ci sarebbe un «alto rischio di furto e contrabbando» di Stato verso i porti russi di Rostov, Novorossiysk e altri. Per Metinvest è partita un'operazione «che ha tutti i segni di un atto di pirateria». Del resto a Mariupol si troverebbero già 200 mila tonnellate di acciaio, ghisa e altri metalli per centinaia di milioni di dollari.
L'impianto di Azovstal, tra l'altro, era strategico per le catene internazionali del valore, dato che da lì proveniva quasi metà del gas neon (legato alla lavorazione dell'acciaio) necessario alla produzione di chip. La paralisi dell'impianto rallenterà ulteriormente le forniture di semiconduttori.
acciaio rubato da azovstal 2
Per il Cremlino, far trasportare questo tesoro degli impianti di Azovstal e Ilych in Russia potrebbe essere un atto di riciclaggio di Stato. Da Rostov e dagli altri centri i metalli potrebbero poi essere esportati - ufficialmente come prodotti russi - verso Paesi africani o asiatici che non applicano le sanzioni occidentali.
Per questo Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato di Metinvest, mette in guardia governi e imprese che dovessero comprare dalla Russia metallo di dubbia provenienza. «Chiediamo con forza ai compratori europei e di altre aree del mondo di non comprare beni degli impianti di Mariupol finché la nostra impresa non abbia recuperato il pieno controllo», ha detto Ryzhenkov al Corriere giorni fa.
In altri termini, sarebbe ricettazione su scala globale. Ma quanti nel mondo daranno la precedenza al diritto, rispetto alla possibilità di comprare materie prime a basso costo, resta ancora tutto da vedere.