Claudio Cartaldo per www.ilgiornale.it
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Continuano ad emergere particolari sull'inchiesta che sta coinvolgendo l'Ong Medici Senza Frontiere e alcuni suoi operatori. L'accusa avanzata dalla procura di Catania è il presunto smaltimento illegale di rifiuti speciali. A finire nell'occhio del ciclone sono sia la Aquarius che la Vos Prudence: è dai loro scafi che, secondo i pm, sarebbero stati scaricati scarti "speciali" nei porti italiani poi trattati come rifiuti urbani.
L'inchiesta, definitita "Borderless", ha portato all'ordine di sequestro della Aquarius e di 460mila euro a Medici Senza Frontiere. Inoltre ci sono 24 persone indagate, alcune delle quali per "attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti" commesso a loro vantaggio.
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Negli atti dell'inchiesta ci sono anche le risultanze dei controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza. In particolare quelli che riguardano uno sbarco del 27 novembre del 2017, quando la Aquarius con a bordo 416 migranti arriva al porto di Catania. Secondo gli investigatori nel buono di servizio giornaliero dei rifiuti conferiti non ci sarebbe "nessuna traccia di quelli solidi composti dagli scarti alimentari e di quelli costituiti dagli indumenti dei migranti a rischio contaminazione, nonché di quelli sanitari veri e propri derivanti dall'attività medico-sanitaria prestata a bordo".
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Nel periodo compreso tra gennaio 2017 e maggio 2018 dalle navi 'Vos Prudencè e 'Aquarius', scrivono i pm, "non è stata mai dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" anche in presenza di "numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell'arrivo dei migranti nei porti italiani" duranti i quali sono stati "rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati"
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A Trapani, il 15 e il 30 aprile del 2017, altri sospetti. In questo caso la Procura contesta "dichiarazioni mendaci di Medici senza Frontiere Olanda attestanti la non presenza tra i rifiuti scaricati di sostanze infettive o contagiose, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall'ufficio di sanità marittima di Pozzallo (Ragusa)".
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Il 10 maggio del 2018, copione simile. Questa volta a Catania, dopo lo sbarco di 105 migranti dall'Aquarius. Qui le Fiamme gialle sequestrano il carico di rifiuti appena conferito a un autocarro autocompattatore diretto al deposito della società cooperativa 'La Portuale II'. Si parla di 15 metri cubi di rifiuti dichiarati che il comandante della nave (anche lui tra gli indagati) avrebbe dichiarato come rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica).
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Peccato che all'interno, secondo quanto emerge dagli atti, sarebbero stati presenti 2 metri cubi (80 kg) di rifiuti pericolosi a rischio infettivo. Di cosa si tratta? Indumenti dismessi dai migranti potenzialmente contaminati da virus ed altri agenti patogeni, ma anche rifiuti sanitari a rischio infettivo e frutto dall'attività di assistenza medico-sanitaria prestata. Ovvero garze intrise di sangue, guanti e mascherine con tracce ematiche.
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