Lorenzo De Cicco per “La Repubblica”
GIUSEPPE CONTE
Nel M5S riparte la guerra delle carte bollate. E traballa di nuovo la leadership di Giuseppe Conte. Gli attivisti dissidenti di Napoli (stavolta sono 8, sempre difesi dall’avvocato Lorenzo Borrè) hanno spedito ieri sera l’atto di citazione per ricorrere contro le votazioni bis sullo statuto del Movimento, sull’elezione di Conte e di tutte le nuove cariche del partito, dai 5 vicepresidenti ai probiviri, al comitato di garanzia.
I militanti ribelli contestano sempre la platea ristretta ammessa alla consultazione, con l’esclusione degli iscritti con meno di 6 mesi di anzianità, e la strana convocazione dell’ultima tornata di clic, firmata da Paola Taverna con la strana formula: “nella sua qualità”. Non si sa bene di cosa. La citazione, il primo passaggio formale del nuovo ricorso, dovrebbe essere notificata a Conte tra lunedì e martedì.
LORENZO BORRE'
Il foro scelto dai dissidenti è sempre quello di Napoli, dove l’avvocato Borrè l’ha spuntata nei primi due round legali: prima il 7 febbraio, quando sono stati sospesi in blocco lo statuto e l’elezione di Conte a presidente del Movimento. Poi il 9 marzo, quando i giudici hanno respinto il ricorso presentato dall’ex premier e dal suo pool di avvocati. In attesa dell’udienza di merito, rinviata al prossimo 17 maggio, Conte, col placet di Beppe Grillo, ha voluto comunque resuscitare l’intera nomenclatura stellata.
GIUSEPPE CONTE
Facendo rivotare in blocco lo statuto, con qualche modifica per accedere ai benefici del 2 per mille, la sua elezione a leader, i probiviri (del nuovo collegio fanno parte Danilo Toninelli e la ministra Fabiana Dadone) e il comitato di garanzia, dove accanto a Roberto Fico e Virginia Raggi, al posto del dimissionario Luigi Di Maio, è stata eletta la senatrice Laura Bottici.
lorenzo borre 1
Il voto su Conte, candidato unico, si è tenuto il 27 e 28 marzo, plebiscito senza suspence: 94% di sì come da previsioni, con 59mila partecipanti su 130mila iscritti. Ma la nuova offensiva legale rischia di minare tutto, per la seconda volta. L’ex capo del governo ha sempre nel cassetto il piano B, se il rilancio del Movimento dovesse incagliarsi ancora nella palude dei ricorsi: un partito tutto suo, nuovo nome e nuovo simbolo, da presentare alle politiche del 2023. Un reset preparato sottotraccia, che per ora è finito nel congelatore del quartier generale di Campo Marzio. In attesa che i tribunali si esprimano definitivamente.
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