Marco Mathieu per “la Repubblica”
GIMME DANGER
Jim Jarmusch li proclama «la più grande rock band di tutti i tempi» mentre sullo schermo appare il volto abbronzato e vissuto di James Newell Osterberg Jr. meglio noto come Iggy Pop. È l' inizio di un viaggio intenso e potente come solo la musica degli Stooges.
È Gimme Danger, docu-film scritto e diretto dal regista di Paterson, nelle sale italiane per due giorni soltanto (21 e 22 febbraio): racconto appassionato che ripercorre la storia ribelle e selvaggia della band, tra filmati d' epoca, foto inedite e testimonianze degli altri protagonisti.
Un lavoro durato anni («nel 2008 ne parlai a Jarmusch, mi piacevano i suoi film», ha spiegato Iggy) per una vita breve, dal 1967 al 1975 tre album e centinaia di concerti. E ci ricorda quanto sia necessario, proprio dopo i 40 anni del punk celebrati nel 2016, rimettere indietro il calendario: furono gli Stooges i veri pionieri di quel suono e quell' atteggiamento che avrebbero cambiato la musica e la cultura rock, per come la conosciamo oggi. «Rimarranno eterni», sintetizza Jarmusch, 64 anni e musicista lui stesso con gli Sqürl, che negli Stooges trova «ispirazione fin da quando ero il 16enne dell' Ohio alla scoperta della vita».
JARMUSCH
L' inizio è nella fine e così dal 1973 «quando stavano già affondando rapidamente », Jarmusch avvia la narrazione: «Gli Stooges finirono perché stanchi, drogati, truffati, affamati, frustrati e senza soldi», riassumono i fratelli Asheton, Ron e Scott, chitarra e batteria. Con loro Iggy fonda la band, dopo essere cresciuto nella roulotte dei genitori dove trova spazio la sua prima batteria e l' urgenza di comunicare in modo diverso rispetto ai canoni dell' epoca: «Non ero Bob Dylan con tutto il suo bla bla bla, volevo scrivere testi di poche parole, ma con significati intensi».
I rumori delle presse della Ford diventano modello di quel suono abrasivo e distorto di Ann Arbor, città universitaria del Michigan: qui con gli Asheton si accende la scintilla che avrebbe infiammato la loro rivoluzione sonora. «Poi andammo a Detroit e occupammo una casa abbandonata: dividevamo tutto come piccoli comunisti, in senso pratico, non politico». Intorno a loro brucia l' altra piccola rivoluzione, quella delle "Pantere bianche" di John Sinclair, manifestazioni e scontri tra l' estate del 1967 e la convention democratica dell' anno successivo.
iggy and the stooges
È il Sessantotto americano, che nel Michigan ha il suono delle chitarre degli MC5 di Kick out the jams: fanno "aprire" i concerti ai giovanissimi (73 anni in quattro, compreso il bassista Dave Alexander) Psychedelic Stooges. «Scegliemmo il nome mentre eravamo in acido», ride Iggy raccontando la surreale telefonata fatta ai "Three Stooges", famoso trio comico, per chiedere di chiamarsi "The Stooges" («Basta che non siate Tre come noi», la risposta).
GIMME DANGER
Dalla ricerca sperimentale «di tutto ciò che facesse rumore» al contratto con la Elektra («Feci firmare gli MC5 per 20mila dollari e loro per 5mila», dice Danny Fields, allora talent scout, «Iggy era la perfezione come frontman e suonavano selvaggi come nessun altro») al primo album registrato a New York con John Cale («in studio accettammo un compromesso, riducendo il volume degli amplificatori a 9») e una serie di concerti incendiari che non corrispondono però al successo commerciale del disco.
GIMME DANGER
«Negli anni 50 era stata disinnescata la forza del rock' n'roll, nel decennio successivo ci fu un' altra manipolazione da parte dell' industria per imporre tutto amore e melodie che puzzavano di truffa», accusa Iggy che si vanta «di aver contribuito a spazzare via gli anni 60». Perché sono punk prima del punk, grunge prima del grunge, gli Stooges che registrano Fun House a Los Angeles nel 1970 inserendo il sax di Steve Mc-Kay («volevano suonassi come Maceo Parker in Lsd») e Raw Power nel 1973 a Londra, tra discese all' inferno - alcol, arresti, eroina e altre polveri - ed esibizioni leggendarie, fino alla separazione definitiva.
groupie e iggy pop
In Gimme Danger Jarmusch fa sfilare decine di band e artisti influenzati e devoti alla band di Detroit: dai Ramones ai Sex Pistols, dai Sonic Youth ai Nirvana, dai Black Flag a David Bowie. Ed è poi stato grazie a J Mascis (Dinosaur Jr) e Mike Watt (Minutemen e Firehose) se nel 2002 gli Stooges hanno ripreso a suonare proprio con Watt al basso e l' anno dopo è stato lo stesso Iggy a voler tornare sul palco: al Coachella e nei successivi tour mondiali.
Ma «la storia si ripete» e così, dopo la morte di Dave Alexander (1975 a 27 anni) arrivano quelle di Ron (2009) e Scott Asheton (2014). Iggy invece lo scorso anno ha pubblicato un album live e uno in studio ( Post Pop Depression), è stato in tour con il produttore (e Queens of the Stone Age) Josh Homme e pubblicato un libro autobiografico ( Total Chaos, con Jeff Gold). Unica concessione alla vecchiaia, ha venduto la macchina sportiva per comprarsi una station-wagon: «Ho quasi 70 anni (il 21 aprile, ndr) e non era più il caso. Ma ci sono un mucchio di altre cose pericolose che voglio ancora fare».
GIMME DANGER