casco chemioterapia
Paolo Magliocco per la Stampa
La conduttrice delle Iene Nadia Toffa si è ripresentata in televisione dopo due mesi di assenza dichiarando di avere avuto un tumore, di averlo curato con la chemioterapia e di indossare una parrucca dopo aver perso i capelli.
La perdita dei capelli (alopecia) è l’effetto collaterale più noto dei farmaci per combattere il tumore, certamente non il più grave. Nella scala da uno a cinque in cui sono classificati gli effetti collaterali della chemioterapia (che possono portare persino alla morte), la perdita dei capelli raggiunge solo il livello due. Tuttavia il suo effetto psicologico è da sempre considerato molto importante.
Non tutti i farmaci chemioterapici lo producono ed esistono ormai statistiche della probabilità che ciò avvenga a seconda del tipo di antitumorale utilizzato.
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La caduta dei capelli e a volte anche dei peli di altre parti del corpo, compresi i peli pubici e le sopracciglia, non avviene subito ma solo dopo un certo periodo di trattamento, di solito due settimane. I capelli e i peli cadono spesso a ciocche e questo ha un effetto psicologico particolarmente negativo.
La spiegazione della caduta dei capelli, nella sua forma più semplice, è che i farmaci antitumorali attaccano le cellule che più rapidamente si riproducono, poiché questa è una caratteristica tipica delle cellule tumorali, ma anche delle cellule che formano i peli, che si rigenerano continuamente.
Sotto questa spiegazione si nascondono meccanismi più complessi e non del tutto chiari ai biologi, che da anni studiano quello che succede nei bulbi piliferi alla ricerca di possibili soluzioni. I chemioterapici interferiscono con il meccanismo che induce il cosiddetto suicidio cellulare, un meccanismo in cui le cellule, anziché essere distrutte dall’esterno, muoiono perché un segnale interno le induce ad autodistruggersi. In pratica, i farmaci contro il tumore inducono le cellule che rigenerano capelli e peli ad autodistruggersi senza motivo, solo perché si dividono molto rapidamente in modo simile alle cellule di un tumore.
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Non sono stati trovati rimedi efficaci per contrastare questo effetto collaterale. Alcune sperimentazioni hanno dato buoni risultati raffreddando il cuoio capelluto durante la chemioterapia. Il sistema è stato sperimentato in molte forme, con vari sistemi per raffreddare la testa, anche con la creazione di apparecchi dedicati, e sembra avere una certa efficacia nelle donne colpite da tumore al seno. I tassi di successo sono però variabili sia da persona a persona sia secondo il tipo di tumore e di farmaco utilizzato. Probabilmente l’effetto positivo è dovuto al fatto che il freddo rallenta la circolazione sanguigna e quindi l’arrivo delle molecole del farmaco chemioterapico.
Alcuni farmaci hanno pure dato effetti positivi. In laboratorio sono in fase sperimentale molecole in grado di inibire il suicidio cellulare delle cellule pilifere.
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