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    “LOLITA? LEI E’FAMOSA, NON IO” – OGGI NON TROVEREBBE UN EDITORE IL CAPOLAVORO DI VLADIMIR NABOKOV. IL PERCHE' LO SPIEGA L'EDITORE DI IAN MCEWAN – LA STORIA DELLO SCRITTORE PROFUGO CHE SENZA UN RUBLO LASCIO’ LA RUSSIA A 20 ANNI - IL PADRE UCCISO DAI BOLSCEVICHI, LA TRAGEDIA DI DOVER ABBANDONARE LA SUA LINGUA “PER UN GERGO INGLESE DI SECONDA MANO” - "LA PARTE MIGLIORE DI UNO SCRITTORE? E’ LA STORIA DEL SUO STILE, E QUINDI…"


     
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    Marco Ciriello per il Messaggero

     

    Diceva che la parte migliore della biografia di uno scrittore non è «la registrazione delle sue avventure ma la storia del suo stile». Ecco Vladimir Nabokov, forse, sistema complesso, scrittore del riverbero, capace di far fischiare le pagine in ogni lingua utilizzata, il resto è avventura, che serve più o meno alle storie, perché il gioco sta proprio nel salto di sillabe, righe e pagine, e mentre tutti pensano di trovarlo in Lolita, o lo inchiodano a Parla, ricordo, è molto più probabile che stia ne La vera vita di Sebastian Knight, che Giorgio Manganelli riassunse così:

     

    «Un autore scrive un libro su di un autore che vorrebbe scrivere un libro su di un autore il quale, incidentalmente, ha avuto in animo di scrivere una biografia fittizia; di questo autore praticamente non si hanno notizie che non siano ingannevoli o tautologiche, ed anzi l' unica vera notizia è che Sebastian, scrittore, ha scritto dei libri». Ecco il riflesso, ed ecco Nabokov, forse.

     

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    GIOCO E COSTRUZIONE Dopo centoventi anni dalla sua nascita, il 23 aprile del 1919, mentre ancora bordeggia gioco e costruzione, nostalgia e tenerezza, perché Nabokov è un fuggiasco (dalla terra russa) che non smetterà mai di abitare la lingua russa, i suoi grandissimi esperimenti linguistici in inglese conterranno il rammarico della lingua perduta, possiamo dire che inseguì il suo passato riscrivendolo in una lingua che non gli apparteneva, dove tutti lo vedevano cacciatore di farfalle in molte affollano i suoi libri, era orgogliosissimo di aver dato il suo nome ad una di esse: la Nabokov' s Pug, catturata nello Utah una sera del '43 , c' era, invece, un cacciatore di russo, inteso come linguaggio lontano, non più praticabile. È dalla misura di quel vuoto che viene fuori Nabokov: «La mia tragedia privata è stata dover abbandonare il mio idioma naturale, la mia lingua russa, ricca, fieramente docile e senza fronzoli per un gergo inglese di seconda mano».

     

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    È nella perdita che appare la forza, nella ricerca del paradiso perduto che nasce lo scrittore: Lenin nega alla famiglia Nabokov la loro realtà, la negazione li porta alla fuga, la fuga diventa avventura, che si fa gamma di sofferenze, camere d' affitto, fame, traversate, e infine pure orrore con la morte del padre letterato e politico, fondò il Partito Costituzionale democratico: nel 1917 venne arrestato dai bolscevichi; e nel 1922 ucciso a Berlino. Una famiglia, i Nabokov, capace di unire musica e potere, discendendo da un principe tartaro giù giù fino a ministri ed esploratori, e che inalberava come stemma due orsi accanto a una scacchiera.

     

    I RIFLESSI Vladimir ci aggiunse le farfalle, i romanzi, e i riflessi. Una «sfumatura azzurrognola», e la capacità di mettere tutto in ordine per «tema, periodo, atmosfera, uniformità, varietà», oscillando tra la geometria degli scacchi («gioco degli dei») e l' imprevedibilità dello svolazzo farfallesco. Una schizofrenia ordinata.

     

    Ogni libro di Nabokov è una farfalla che contiene la sua doppia natura e le sue quattro vite (quella russa, tedesca, americana e svizzera), pronto a stupire e travolgere, dove ogni pagina non è solo una esibizione ma è il tentativo di annientare tutti gli altri scrittori e non perché nessuno di loro gli può svelare nulla; una rivalsa, certo, deridendo il tempo e la morte, e sotto sotto anche se stesso: «Come è intelligente, com' è squisitamente maliziosa ed essenzialmente buona, la vita!».

     

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    Convivono candore e perversione, nel tentativo di far riapparire il passato. Ed è per questo che ogni parola di Nabokov è una pesca con gioia, che non diventa espressione di felicità, ma un ottimistico esercizio di volontà, teso al recupero, un recupero che passa per il dettaglio, per la luce che elenca le cose e le fa vivere: quella dei suoi occhi, che vedono quello che non si può più essere, quello che è stato cancellato o che mai c' è stato. E la differenza col vissuto/non vissuto di Fernando Pessoa è proprio nell' ottimismo.

     

    Curioso che un esercizio così reazionario come la nostalgia venga compiuto con una modernità che non passa, con una tecnica che appare contemporanea a chi legge: cercando il passato si trova un metodo per non perderlo mai più. Leggendo Il dono, il libro sulla vita russa, si viene catapultati in quello che è un Luna Park della Resurrezione, come se in quel momento ci fosse solo la sua Russia e niente altro, e dove il riflesso, la sfumatura, la delicatezza della miniatura, diventano giostra, e su quella giostra c' è il Nabokov bambino e con lui ogni lettore che abbia un Eden perduto da qualche parte.

     

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    SALA DA BALLO E questi piani si tengono insieme con un ritmo incessante, la letteratura di Nabokov è una sala da ballo infinita e in rivolta tra generi, uno spettacolo d' arte varia, dove facce, colori, spazi e tempi si incastrano senza errore, nel miracolo di aver fermato ogni volta in un enorme affresco di parole: la fuga, l' essere stato costretto alla fuga. È lì la storia del suo stile, e quindi la sua biografia. Lui si maschera nei suoi personaggi: trama, fugge, cade, muore, vive e ama prima e dopo Lolita («lei è famosa non io»), inscenando se stesso, fuori dai confini della propria identità, nelle sue numerose vite e assenze. «Partendo per i suoi viaggi, chissà, più che cercare qualcosa fuggiva da qualcosa, e poi al ritorno capiva che quel qualcosa era sempre con lui, dentro di lui, ineluttabile e senza fondo. Non so dare un nome al suo segreto, so soltanto che da lì veniva la sua particolare solitudine».

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    “LOLITA” TROVEREBBE UN EDITORE NEL 2019?

     

    Da www.ilfoglio.it

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    "Lo scrittore Will Self si è sfogato sullo stato della letteratura con grande superbia", scrive Rachel Johnson sullo Spectator. “‘Ciò che oggi è considerato un romanzo serio sarebbe stato un libro per adolescenti 10 o 20 anni fa’, ha detto Self. ‘Stiamo attraversando una regressione letteraria. Se consideri che ‘Lolita’ di Nabokov è stato in cima alla lista dei bestseller del New York Times per nove mesi… E’ un livello diverso di letteratura…’. Fermati! Will Self ha scelto ‘Lolita’. Ma nel 2019 ‘Lolita’ entrerebbe nella classifica dei 100 migliori romanzi mai pubblicati del Monde, Time, o di altri giornali?"

     

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    "Se fosse inserito nei programmi universitari (un grande ‘se’), sicuramente susciterebbe una reazione automatica di indignazione perché ‘la trama del romanzo è lo stupro sistematico di una ragazza giovane’. Il grande libro del secolo scorso verrebbe giudicato ‘inappropriato’ secondo i canoni del 2019? Il mondo dell’editoria è sotto attacco dal politicamente corretto. Ciò che più mi dà fastidio è che gli autori sono costretti sempre a dire la verità. Se sei uno scrittore, non puoi inventare nulla. Un autore di bestseller che conosco – famoso perché sa penetrare nelle pieghe labili del cuore femminile – è stato avvisato che non deve scrivere il suo prossimo romanzo, ambientato nella prima metà del Novecento, dalla prospettiva di una donna.

     

     

    ‘Ma la vera storia è ciò che sta avvenendo nel mondo dei libri per adolescenti, dove il clima sta diventando così estremo che non si può più scrivere dalla prospettiva di chiunque sia diverso da te stesso’, osserva l’agente letterario Natasha Fairweather. ‘Amelie Wen Zhao ha ritirato il suo libro con un post su Twitter che sembra un’apologia dell’èra Stalin’. Torniamo a ‘Lolita’. C’è una casa editrice che ha il coraggio di pubblicare un libro di un vecchio uomo bianco su un vecchio uomo bianco che molesta una minorenne, visto che la lista dei temi tabù comprende qualunque cosa abbia a che fare ‘col genere, sesso, razza, immigrazione, classe sociale, disabilità, obesità e islam?’.

    Finlandia Finlandia

     

    nabokov srive in auto nabokov srive in auto

    Per rispondere alla mia domanda ho digitato su Google la parola ‘Lolita’ ed è comparso un avviso: ‘Attenti: La pornografia infantile è illegale’. ‘No’, ha detto Dan Franklin della casa editrice Cape. ‘Non pubblicherei ‘Lolita’. Ciò che è diverso oggi è il #metoo e i social media – puoi organizzare una protesta per la minima sciocchezza. Non riuscirei mai a farlo accettare all’ufficio marketing – un comitato di trentenni che direbbero, ‘se pubblichi il libro noi ci dimettiamo’. Quando ho parlato con Franklin, avevo appena finito di leggere ‘Putney’ di Sofka Zinovieff, un romanzo pubblicato l’anno scorso da Bloomsbury su una ragazza 12enne molestata da un 40enne. ‘Ho bocciato Putney, e Sofka è uno dei miei autori’, ha detto Franklin che ha aggiunto che la vera tragedia è che gli scrittori si censurano da soli, e l’ironia è andata smarrita. I vecchi scrittori un po’ ingialliti cedono il testimone alle scrittrice giovani, donne, BAME (nero, asiatico e di una minoranza etnica, ndt) e LGBT (lesbica, gay, bisessuale, transessuale, ndt) del nuovo mondo editoriale. La domanda più opportuna è: uno scrittore di mezza età, bianco, di medio rango, che scrive 1.500 pagine ogni sette anni, troverebbe un lettore nel 2019?”.

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