Simona Ravizza per www.corriere.it
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Con i 1.053 nuovi casi Covid di giovedì, di cui 515 in città, il virus continua la corsa su Milano. Qui è concentrato il 55% dei contagi della Lombardia (la popolazione pesa solo per un terzo). I bollettini quotidiani vedono il moltiplicarsi di positivi al tampone: lunedì 363, martedì 440, mercoledì 1.032. Stessa tendenza sulla città: 184, 236, 504. Dai monitoraggi dell’Ats di Milano, l’Azienda di tutela della Salute, nella settimana tra il 4 e il 10 ottobre i casi raddoppiano rispetto alla precedente (2.086 contro 966). E per la settimana tra l’11 e il 18 rischia di dovere essere ritoccata all’insù la previsione di 3.200 nuovi contagi nelle province di Milano e Lodi e di 1.900 a Milano città. Ormai per l’Ats l’Rt è a 2. È considerato il segnale che non sono sufficienti le misure di contenimento adottate finora (mascherine, divieto di assembramenti e distanziamento sociale). Che cosa sta succedendo?
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Innanzitutto Milano sconta il suo Dna di città con un’economia di relazioni più che qualunque altra in Italia (qui i dati nazionali). Le 306.500 imprese, con oltre 1,5 milioni di lavoratori, appartengono per il 50% al settore terziario e per un altro 25% al commercio. Con la riapertura del 4 maggio le attività hanno ripreso a pieno ritmo (anche quel 33% che si erano fermate). Vedo gente, faccio cose. Un’altra storia rispetto ai mesi clou dell’epidemia.
I casi accertati su Milano sono sotto i 500 quando nella notte tra l’8 e il 9 marzo scatta il lockdown che di fatto salva la metropoli. In quel periodo (gennaio-maggio) i morti in più rispetto ai 5 anni precedenti raddoppiano (da 6.318 a 11.627), ma non si quadruplicano come nella provincia di Bergamo (da 2.090 a 8.227). Allora è la Bergamasca investita per prima dall’arrivo del virus che segue la rotta dei rapporti con la Cina (come emerso dai focolai della Bassa Lodigiana e della Valle Seriana). Stavolta, invece, il virus è già qui e si diffonde dove ci sono più contatti sociali. La forza di Milano in questo contesto diventa il suo problema.
coronavirus milano
Poi c’è l’effetto della movida. Il 17% dei contagiati a Milano ha tra i 20 e i 29 anni, stessa percentuale tra i 30 e i 39, sopra i 50 anni solo uno su tre. Altra questione, la scuola. Non è tanto quel che succede dentro, quanto quel che succede fuori dai cancelli dove, fino all’obbligo di mascherina anche all’aperto dell’8 ottobre, i ragazzi chiacchierano, si abbracciano e pranzano insieme. Dal 5 all’11 ottobre 147 casi tra gli alunni, il doppio rispetto ai 77 della settimana precedente, a loro volta il doppio dei 38 tra il 21 e il 27 settembre. Considerando anche gli insegnanti, 175 nuovi contagi l’ultima settimana contro gli 85, 43, 26 e 7 delle altre. Il trend è simile per chi finisce in isolamento: 2.895 tra il 5 e l’11 ottobre contro i 1.471, 869, 357 e 37 iniziali.
Non può essere sottovalutato il ruolo dei trasporti pubblici dove, come dimostrano le foto degli ultimi giorni, l’effetto sardine è ben visibile. Sia il sindaco Beppe Sala sia l’Atm che gestisce i mezzi assicurano che l’80% di capienza consentita dalle norme in vigore è ben lontana. Il problema principale sono gli orari di punta con la coincidenza degli ingressi a scuola e delle entrate in ufficio. Un potenziamento delle corse è considerato impossibile e una riduzione al 60% dei passeggeri porterebbe a lasciare fuori dai tornelli in attesa 140 mila passeggeri al giorno. Che fare?
via montenapoleone negozi vuoti
Conseguenze. A Milano al momento sono ricoverati per il virus 350 pazienti, più altri 30 circa in Terapia intensiva. Nulla rispetto agli scorsi marzo e aprile. Solo l’8% dei positivi finisce oggi in ospedale. Ma i medici al fronte parlano di situazione già di sofferenza, a iniziare dai Pronto soccorso. Sta iniziando a essere complicato ricoverare i casi Covid senza ridurre l’attività ospedaliera ordinaria. Questo vale sia per i reparti di degenza sia per le rianimazioni. Durante il lockdown venivano garantite, e a fatica, solo le urgenze: tutto il resto rimandato. Sono rimasti da recuperare almeno 250 mila visite ed esami medici e una quantità indefinita di interventi chirurgici.
MILANO - FLASH MOB DI PROTESTA DEI RISTORATORI
Con l’aumento dei contagi sono destinati ad aumentare anche i casi più gravi, dove metterli? L’ipotesi su Milano è prepararsi a utilizzare nel giro di un paio di settimane l’ospedale in Fiera (con quale personale resta da capire). Fino a 15 giorni fa su mille trasporti con l’ambulanza solo 68 sono per problemi respiratori, negli ultimi giorni sono già 167. Nel frattempo, e nonostante gli sforzi, i settemila tamponi al giorno non stanno più bastando, ma aumentarli è più facile a dirsi che a farsi. Negli scorsi mesi erano duemila. Il sistema di tracciamento dei contatti a rischio sta andando in crisi. Le ripercussioni sanitarie ed economiche di quel che potrebbe succedere in una metropoli da tre milioni di abitanti potrebbero investire l’intero Paese.