1 - DALL'INCIDENTE ALLA FUGA I 16 GIORNI DI ANGOSCIA CHE LASCIANO APERTI TUTTI GLI INTERROGATIVI
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
VIVIANA PARISI E IL PICCOLO GIOELE
Prima il corpo irriconoscibile e sfigurato di Viviana e ora le ossa di Gioele. Madre e figlio, trovati entrambi nella boscaglia di Caronia, inseparabili nella vita e nella morte. Sarà il Dna a dare una certezza ma tutto sembra portare a questo epilogo, il più tragico e temuto di una vicenda che da sedici giorni tiene l'Italia con il fiato sospeso. E che comunque rimane un giallo: come sono morti Viviana e Gioele? La difficile risposta, se mai ci sarà, è sempre più nelle mani di chi deve stabilire in laboratorio tempi e cause dei decessi.
IL LUOGO DELLA MORTA DI VIVIANA PARISI E DEL PICCOLO GIOELE
«Sì, il nostro ruolo a questo punto è molto importante», riconosce Elvira Ventura, il medico legale che ha eseguito l'autopsia sul corpo di Viviana, ieri presente nel luogo del ritrovamento dei resti del bambino. «I frammenti umani sono stati trovati in più posti della stessa zona», ha sintetizzato al termine del sopralluogo, aprendo scenari orribili. Tutto inizia lo scorso 3 agosto, con quel saluto di Viviana al marito Daniele, dj e creatore di musica elettronica come lei: «Guarda che vado al centro commerciale di Milazzo a prendere un paio di scarpe per lui».
GIOELE MONDELLO
Sono le nove di mattina, Daniele non lo scorderà mai: «Erano tranquilli, li ho lasciati a casa per andare allo studio di registrazione. Non li ho più sentiti». Non li ha più sentiti anche perché Viviana lascia il telefonino a casa, a Venetico. E questo è il primo mistero: come mai? Non voleva forse essere contattata? Al centro commerciale non ci andrà mai. Prende l'autostrada per Palermo e, fatti una settantina di chilometri, esce a Sant' Agata per una ventina di minuti. Altra stranezza: Viviana non paga il pedaggio, nonostante avesse contante e carta di credito. Perché?
la distanza tra il luogo del ritrovamento e quello dell incidente
Gioele è sempre con lei e lo documentano le immagini di una telecamera privata che lo riprende con gli occhi aperti, accanto al finestrino, seduto sul sedile posteriore probabilmente fuori del seggiolino. «Questo è finalmente un punto fermo dell'indagine», dirà dopo dodici giorni di ricerche il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che fino a quel momento non poteva sapere con certezza se il bambino fosse nell'Opel Corsa della mamma. Viviana imbocca dunque nuovamente l'A20 sempre verso Palermo e percorsi 13,6 chilometri, sotto una galleria, urta un furgone, sbanda e si ferma 50 metri più avanti. «Abbiamo sentito la frenata di una macchina che ha sbattuto sul nostro mezzo - racconterà due giorni fa a Chi l'ha visto l'operaio che era alla guida del furgone -. L'impatto è stato abbastanza forte. Io sono andato a vedere ma nella macchina non c'era nessuno, non c'era il bambino».
Lui non cerca Viviana, si preoccupa di deviare il traffico per evitare altri incidenti. A notare Gioele è invece un turista brianzolo che si ferma con la famiglia a prestare soccorso: «C'era una donna che scavalcava il guardrail tenendo in braccio un bambino, aveva un atteggiamento protettivo nei suoi confronti», dirà il testimone qualche giorno fa dopo i ripetuti appelli del procuratore a farsi vivo. Dove andava Viviana con Gioele, un piccolo «colosso» di 4 anni? Perché lo portava in braccio? E qui possono essere d'aiuto i familiari.
il punto dove sono stati trovati i presunti resti di gioele
Daniele, il marito, ha fatto capire che un problema c'era: «Viviana ha vissuto momenti di depressione e si era affidata molto alla religione. Leggeva la Bibbia anche ad alta voce». Più chiaro è stato suo cugino, l'avvocato Claudio Mondello: «Era stata ricoverata due volte per problemi mentali, temeva che i Servizi sociali le portassero via il bambino, al quale era attaccata morbosamente. Soffriva di paranoie e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi religiosa».
IL CASO DI VIVIANA PARISI E DEL PICCOLO GIOELE
Loro pensano che la meta di Viviana, quel giorno, fosse la Piramide della Luce, un'opera architettonica alla quale è legata una certa mistica. Per i familiari, l'incidente può averla confusa, spaventata, sconvolta. Cinque giorni dopo la scomparsa, l'8 agosto, sotto un traliccio dell'alta tensione, viene ritrovato il corpo della donna. «Ci sono varie fratture compatibili con una caduta dall'alto e forse un paio di morsi di animale», dicono gli esperti.
DANIELE MONDELLO VIVIANA PARISI
Ora c'è forse anche Gioele, trovato a metà strada fra la galleria e il traliccio. Ma la soluzione del giallo è lontana. Cosa può essere successo? Viviana ha ucciso suo figlio e si è suicidata? O è forse scivolata, caduta e il bambino è stato aggredito da qualcuno, da qualche animale? È stata aggredita lei? Gioele è caduto e lei disperata ha deciso di farla finita? E poi un dubbio: stava bene il bambino dopo l'incidente? L'investigatore azzarda un'ipotesi: «Forse quello che Viviana voleva fare alla Piramide l'ha fatto nel bosco dopo l'incidente». Gli orari della morte sono importanti. «Non riusciremo a stabilirli con esattezza, ma avremo solo intervalli temporali», spiega Stefano Vanin, l'entomologo che ha partecipato all'autopsia. E se questi si accavallano, non si capirà se sia morto prima Gioele di Viviana. E quindi non sapremo mai cosa sia davvero successo in quel bosco.
DANIELE MONDELLO VIVIANA PARISI
2 - LA CATENA DI ERRORI NELLE INDAGINI IL CASO RISCHIA DI RESTARE IRRISOLTO
Laura Anello per “la Stampa"
Di sicuro c'è solo che sono morti. Verrebbe da parafrasare l'incipit di Tommaso Besozzi sulla morte di Salvatore Giuliano per raccontare la storia di Viviana e di Gioele, che rischia di restare un enigma, a meno che dall'autopsia dei due corpi straziati non riescano a emergere le risposte alle domande aperte. Omicidio? Suicidio? Incidente? Chi è morto prima dell'altro? Un'inchiesta piena di false piste e finita con una beffa. A dispetto dei settanta specialisti impegnati per quindici giorni nelle ricerche ufficiali con droni e cani molecolari, a trovare il corpo di Gioele è stato un volontario armato di un falcetto. Un volontario che faceva parte «dell'esercito parallelo» mobilitato dal padre di Gioele.
i segni della frenata sull asfalto
Ecco quindi i nodi in cui si è aggrovigliata l'inchiesta. L'incidente La mattina di lunedì 3 agosto Viviana si allontana dopo avere avuto un incidente contro un furgone sull'autostrada Palermo-Messina. Per giorni si parla di un «lieve incidente». Ma come può uno scontro su un'autostrada, e dentro una galleria, essere così lieve?
Soltanto il 7 agosto il procuratore titolare dell'inchiesta, Angelo Cavallo, chiarisce la dinamica di quanto avvenuto: un tentativo di sorpasso di Viviana, la sua fiancata destra contro il furgone, lo stop dell'auto 50 metri più in là. Ci vorranno ancora tre giorni per sapere che la macchina, dopo l'incidente, fa un giro su se stessa, si schianta contro il muro della galleria, rompe un finestrino, subisce lo scoppio di due gomme. Una dinamica che fa ipotizzare che il piccolo Gioele possa essere morto, o gravemente ferito nello scontro.
LE RICERCHE DI VIVIANA PARISI
L'AUTOSTRADA
«Dal punto della scomparsa è difficilissimo muoversi in qualsiasi direzione. C'è una rete alta un metro e mezzo e un canalone profondo due metri», lo dicono i vigili del fuoco, lo ripete il procuratore. «Ci sono stato personalmente», dichiara. Al ritrovamento del corpo di Viviana, l'8 agosto, si scopre che in realtà l'accesso alla zona boschiva è tutt' altro che difficile. Basta passare in un varco che c'è tra una rete e un cancello.
Daniele Mondello Viviana Parisi e il figlio Gioele
LE RICERCHE
La carreggiata dell'autostrada percorsa in macchina dalla donna è quella che da Messina porta a Palermo, parallela alla costa tirrenica. Chi guida si trova sulla destra la campagna che porta verso il mare e sulla sinistra le montagne dei Nebrodi. La donna scende dalla macchina e non può che dirigersi verso il mare, a meno di non attraversare due carreggiate dell'autostrada. Ma nonostante questo le ricerche per giorni vanno avanti nella zona a monte.
LA FUGA
Venerdì 7 agosto il procuratore Cavallo dichiara che le probabilità di trovare Viviana morta sono dell'1 per cento «per quanto e come l'abbiamo cercata». Si privilegia l'ipotesi che sia salita a bordo di un'altra macchina, si setacciano gli elenchi dei passeggeri di treni, aerei, navi. Emerge pian piano che la donna non è solo depressa, come trapela all'inizio, ma ha seri problemi psichici, con manie di persecuzione che sfociano nella paranoia. Vede nemici ovunque. Difficile che possa architettare un piano di fuga. Il pomeriggio dell'8 agosto viene trovata morta a 400 metri dal punto di scomparsa.
daniele mondello viviana parisi
3 - SEDICI GIORNI DI PERLUSTRAZIONI E IL CORPICINO ERA A POCHI METRI DUBBI (E VELENI) SULLE RICERCHE
La.Si per “il Messaggero”
L'hanno cercato per 16 giorni decine di vigili del fuoco, uomini della Forestale, il nucleo d'elite dei carabinieri che dà la caccia ai latitanti, i droni, i cani molecolari. Dall'alba al tramonto, perlustrando la boscaglia, tra i rovi, dragando bacini idrici, controllando i pozzi. Ma Gioele era a un passo dal luogo in cui tutto è cominciato. A 200 metri dalla piazzola dell'autostrada MessinaPalermo in cui la madre, Viviana Parisi, aveva lasciato l'auto, sparendo tra la vegetazione con il bimbo.
ricerche dopo la scomparsa di viviana parisi e gioele
E a 700 metri dalla radura in cui il corpo della donna è stato trovato l'8 agosto scorso. Un'area di quasi 7 chilometri quadrati battuta palmo a palmo. Nella speranza, vana, che Gioele, soli 4 anni, potesse essere ancora vivo. Poi un volontario, ex carabiniere in pensione, Giuseppe Di Bello, fa quello che nessuno aveva fatto fino ad allora. Prende una falce, si fa strada tra i rovi e comincia a cercare a ridosso dell'autostrada. E trova quel che resta del bambino.
«Ho guardato», dice, «dove gli altri non avevano guardato». E allora: cosa non ha funzionato nelle ricerche di Gioele? Critici verso i soccorsi e le modalità con cui la zona veniva battuta sono stati, da subito, i familiari del bambino. Il nonno, Letterio Mondello, aveva parlato di inefficienze: «Stanno fermi per ore invece di darsi da fare». E ieri il papà di Gioele, Daniele, dopo il ritrovamento lo ha ribadito chiaramente: «Dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche».
ricerche dopo la scomparsa di viviana parisi e gioele 1
E infatti si era mosso alcuni giorni fa con Facebook: «Invito tutti quelli che si vogliono unire alle ricerche di mio figlio Gioele a presentarsi presso il centro di coordinamento sulla SS113. Si raccomanda di indossare abbigliamento adeguato, pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe per proteggersi dai rovi. Indossate un cappellino per il sole e possibilmente portate l'acqua da bere da tenere nello zainetto insieme alle magliette di ricambio. Vi ringrazio anticipatamente», aveva scritto.
L'ex carabiniere in pensione ha raccolto l'invito. E ha fatto la tragica scoperta. «In questo momento non interessa chi lo abbia trovato. L'importante è che sia accaduto. Ma appureremo anche questo», ha commentato il procuratore di Patti Angelo Cavallo cercando di troncare le polemiche. «Noi abbiamo sempre detto - ha aggiunto - che dovevamo insistere in questo posto e che più persone disponibili avevamo, più probabilità c'erano».
DANIELE MONDELLO E VIVIANA PARISI
La zona è molto impervia, è vero. Gli inquirenti lo hanno ripetuto spesso. E le ricerche non erano semplici. «Avete sentito le motoseghe utilizzate per disboscare la vegetazione? Lo stato dei luoghi è difficile», ha replicato Cavallo. Quello che lascia perplessi, però, è che sia Viviana che il figlio fossero a pochissima distanza, in linea d'aria, dall'autostrada e dalla piazzola in cui erano stati visti vivi per l'ultima volta.
«Le zone vanno esaminate a vari livelli, ci sono livelli in cui si cerca una persona viva, ci sono livelli in cui si cerca qualcosa di più. E ce ne sono altri ancora in cui si cercano parti introvabili e si procede con un'altra intensità», ha tentato di spiegare Ambrogio Ponterio, vice dirigente del comando provinciale dei vigili fuoco, che dal primo giorno ha coordinato le ricerche del piccolo Gioele.
VIVIANA PARISI
«È arrivata questa persona che è un conoscitore dei luoghi ha spiegato Ponterio alludendo al carabiniere- usando strumenti per farsi spazio tra la vegetazione: aveva un falcetto che gli consentiva di passare dove riescono a intrufolarsi gli animali selvatici». Sembra semplice. L'autopsia sul corpo della donna non ha ancora dato risposte certe sull'ora della morte. Quella sui poveri resti di Gioele non è stata ancora effettuata. Solo i medici legali scioglieranno il tragico dubbio dei familiari: se le ricerche fossero state indirizzate nei luoghi giusti, Viviane e Gioele si sarebbero potuti salvare?
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