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    ELLY A PEZZI: SULL’INVIO DI NUOVE ARMI ALL’UCRAINA SI SPACCA IL PD - FRONDA CONTRO LA LINEA SCHLEIN SCHIERATA PER L’ASTENSIONE (PER CONTENDERE A CONTE I VOTI DEI PACIFINTI IN VISTA DELLE EUROPEE) – ALCUNI ESPONENTI DELLA MINORANZA DEM, TRA CUI GUERINI, QUARTAPELLE, MADIA, SENSI, VOTANO A FAVORE DELLE RISOLUZIONI DELLA MAGGIORANZA E DEL FU TERZO POLO – IL SENATORE ELETTO COL PD COME INDIPENDENTE CASINI: “GIOCHI POLITICI IN QUESTO AMBITO SONO PER ME INACCETTABILI”


     
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    Francesco Malfetano per il Messaggero - Estratti

     

    elly schlein alla camera 2 elly schlein alla camera 2

    «La strada da percorrere al fianco dell'Ucraina è ancora lunga. Sarebbe un errore strategico drammatico fare un passo indietro».

     

    Alla fine passa la "linea Crosetto". E cioè l'Italia, almeno fino a dicembre prossimo, resta legittimata dal Parlamento a proseguire con l'invio delle armi a Kiev (finora sono stati approvati otto pacchetti di aiuti).

     

    Del resto se come il ministro della Difesa dice alla Camera, prima del voto che accorda all'esecutivo il via libera, «il 2024 sarà un anno cruciale per Kiev», non si può fare altrimenti, pur nella prospettiva della ricerca di una pace - stavolta messa nero su bianco anche dal governo - «duratura ed equilibrata che ristabilisca la sicurezza e l'ordine mondiali nel rispetto del diritto internazionale». Eppure, per quanto alla Camera e al Senato passino sia le risoluzioni di maggioranza che quelle di Pd e Azione-Iv sull'Ucraina (tutte a favore del sostegno militare a Kiev), anche ieri Montecitorio e palazzo Madama hanno visto aprirsi diversi fronti critici.

    lorenzo guerini foto di bacco (2) lorenzo guerini foto di bacco (2)

     

    I FRONTI Il primo, meno insolito, all'interno del centrosinistra, con il M5S che chiede in solitaria lo stop degli aiuti e il cessate il fuoco. Il secondo, più profondo, all'interno di un Partito democratico che ha deciso di astenersi su tutte le risoluzioni, comprese quelle (agli antipodi) della maggioranza e dei grillini.

     

    Se infatti non è una vera novità che il M5S di Giuseppe Conte, ancora alla ricerca della patente di leader dei pacifisti, abbia deciso di votare contro il documento di FdI-Lega-FI, lo è però che l'astensione indicata da Elly Schlein come linea da seguire (proprio per contendere all'ex premier quella stessa patente in vista del voto per le Europee di giugno) abbia finito con lo spaccare il suo stesso partito. Quel "nel dubbio ci asteniamo" già più volte indicato come via maestra dalla segretaria dem stavolta non ha funzionato. Più d'un eletto dem - per l'esattezza tre alla Camera e cinque al Senato - ha aperto una crepa sul muro opposto da piazza del Gesù, palesando in realtà una voragine.

    elly schlein alla camera elly schlein alla camera

     

    A muoversi in autonomia votando a favore delle risoluzioni di maggioranza e del fu Terzo polo e contro quelle di M5S e Verdi-Sinistra, in piena coerenza rispetto alle posizioni tenute in passato dal Pd stesso, sono a Montecitorio l'ex ministro e attuale presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, l'ex ministra Marianna Madia e la deputata Lia Quartapelle, a Palazzo Madama invece Pier Ferdinando Casini, Dario Parrini, Filippo Sensi, Simona Malpezzi e Valeria Valente.

     

    A spiegarne le ragioni è l'ex presidente della Camera: «I valori dell'Occidente su questo terreno non possono essere negoziabili, con buona pace di Orban e di altri sovranisti - dice Casini -. Per questo voterò, assieme alla risoluzione del Pd, quella del Terzo polo e del governo. Giochi politici in questo ambito sono per me inaccettabili». Per Casini, come per tutti, una questione di «coerenza».

     

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