SALVINI DI MAIO
DAGONOTA
Il brogliaccio giudiziario sulla presunta rete affaristico - politica del palazzinaro Luca Parnasi non racconta soltanto di quel “mondo di mezzo”, stavolta in doppiopetto, che a Roma continua a farla da padrone nel sistema degli appalti pubblici a ogni cambio di sindaco e di casacca di partito.
Le pagine dell’inchiesta avviata dalla magistratura inquirente raccontano ben altro raschiando la crosta in filigrana dei denari delle tangenti (o favori), elargiti e promessi. Le intercettazioni, infatti, proiettano qualche bagliore di luce anche sullo svolgimento al buio (pesto) dell’ultima crisi di governo.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
La peggiore della storia repubblicana. E non soltanto per la sua penosa durata (83 giorni) che ha messo a rischio la tenuta delle stesse istituzioni. Essa rivela, al momento solo in controluce, che dietro l’asse Di Maio-Salvini, sfasciato e ricomposto nel giro di sole ventiquattro ore (un record), ben altri sembrano essere stati i protagonisti, più o meno occulti, della nomina del premier “Usa&Getta”, Giuseppe Conte e di un esecutivo, abborracciato alla meglio, composto da ignoti “gregari” (Ezio Mauro su la Repubblica).
LANZALONE E RAGGI
Anche il nostro Mr.X, cioè il neo presidente del consiglio, è stato pescato dai Cinquestelle nel mazzo degli studi legali che contano (Alpa) come accadde al momento di candidare a sindaco della capitale Virginia Raggi con lunga pratica nelle law firm di Previti e Sammarco.
guido alpa
Il primo cittadino della capitale dopo aver collezionato figuracce con il giro di valzer degli assessori (promossi e bocciati) a quanto appare (e confessa), si sarebbe piegata ai desiderata dei suoi sponsor politici. E parla di accanimento della stampa nei suoi confronti solo perché donna. “Parnasi e Bisignani sanno benissimo che i Di Maio e le Raggi sono inavvicinabili: hanno mille difetti ma non la corruttibilità”, mette la mano sul fuoco il direttore de il Fatto, Marco Travaglio.
LUCA PARNASI - MAURO BALDISSONI - SIMONE CONTASTA - MARCELLO DE VITO - LUCA BERGAMO - VIRGINIA RAGGI
Ma non è del sindaco la responsabilità politico-amministrativa di aver scelto per la presidenza dell’Acea, l’avvocato genovese Luca Lanzalone oggi agli arresti domiciliari? Ecco entrare in scena un altro legale di fiducia della ditta Grillo&Casaleggio - Lanzalone ha scritto lo Statuto del movimento -, che invece di affrontare le emergenze elettriche e idriche si è trasformato “nell’assessore dello stadio” della Roma. E di tanto altro almeno a leggere il brogliaccio giudiziario.
GRILLO DI MAIO
Ora sarebbe fin troppo facile rievocare a distanza di oltre sessant’anni il titolo dell’Espresso “Capitale corrotta=Nazione infetta”, eppure negli ottanta della crisi, come rivelano le intercettazioni pubblicate e in attesa degli omissis…, il fetore delle malefatte capitoline aveva già raggiunto anche i piani alti dei Palazzi romani.
sergio mattarella giuseppe conte
Allora, senza evocare P2,P3, P4, complotti o ruoli di kingmaker all’immobiliarista Parnasi, e nemmeno il “Grande Fratello” partecipato in tv da Rocco Casalino appena promosso portavoce del governo, occorre interrogarsi sul perché chiamato d’urgenza al Quirinale l’economista Carlo Cottarelli (28 maggio) il giorno dopo i Fratelli&Coltelli Giggino e Matteo archiviavano l’impeachment minacciato al capo dello Stato (caso della mancata scelta di Paolo Savona agli Esteri) e rimettevano sul mercato di palazzo Chigi l’usato sicuro del professore “a contratto” Giuseppe Conte.
RAFFAELE CANTONE
Un premier che al momento di ricevere la fiducia alle Camere prende di petto chi? se non il presidente dell’anticorruzione, Raffaele Cantone, il più inviso ai costruttori. Era tutta farina del suo sacco (vuoto)? Oppure, per dirla con Ennio Flaiano anche “un perfetto sconosciuto può rimanere tale nei secoli mentre un perfetto cretino può aspirare all’immortalità”.