Estratto dell’articolo di Luigi Mascheroni per “Il Giornale”
EMMANUEL CARRERE IN SARDEGNA
Emmanuel Carrère, che ieri a Porto Cervo ha ricevuto il Premio Internazionale Costa Smeralda 2023, è considerato uno dei grandi scrittori dell’oggi. Eppure, 65 anni, parigino, amato in Italia quanto e forse più che in Francia […] ha scritto libri di diversa natura, raramente catalogabili con la sola parola «romanzo». Il più recente dei quali, V13, uscito da poco anche in Italia, da Adelphi, è – come da sottotitolo – una «Cronaca giudiziaria».
Raccoglie gli articoli che tra il 2021 e il 2022 pubblicò su alcuni quotidiani europei in cui raccontava, con scrupolo da reporter e scrittura alla Carrère, le udienze del processo sugli attentati terroristici jihadisti avvenuti a Parigi nel novembre 2015 - un venerdì 13 (V13) - al Bataclan, allo Stade de France e in diversi bistrot. Una strage che causò 130 morti e 350 feriti.
EMMANUEL CARRERE IN SARDEGNA
[…] Quegli attentati risalgono al 2015. Lei crede che dopo otto anni le cose siano cambiate? O potrebbe esserci un altro Bataclan?
«Sarebbe un’illusione pensare che non possa succedere ancora. Gli studiosi dicono che lo jihadismo, come tutti i terrorismi, ha dei cicli: ci sono periodi con delle esplosioni, poi periodi di calma; ma è sbagliato pensare che non possa ricominciare. Ora è finita una certa fase, quella del Califfato, ma chi ci dice che non potrebbe essercene un’altra? E poi, attenzione: dico che simmetricamente esiste il pericolo di attentati da parte dei suprematisti bianchi».
Lei ha seguito tutto il processo, ha provato a entrare nei meccanismi mentali degli jihadisti. La domanda è: dove comincia la follia quando c’è di mezzo Dio? Cosa ha in testa quella gente?
EMMANUEL CARRERE IN SARDEGNA
«Nulla. Sono di una ignoranza religiosa radicale. Si crede che nella loro testa si annidi un grande mistero. In realtà non hanno niente. Sono ignorantissimi. È solo fanatismo. Più che il dato religioso, quello che interessa loro è il discorso politico e quello di appartenenza. Almeno, questo è ciò che è emerso dal processo».
[…] L’altro grande fronte, oggi, è la guerra: Lei con altri intellettuali ha firmato un appello per la liberazione di Alexey Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin, detenuto in carcere in Russia dal 2021.
«Ho un’ammirazione totale per Alexey Navalny. Ha mostrato un coraggio straordinario: dopo essere stato avvelenato ha deciso di tornare nel suo Paese sapendo che sarebbe stato arrestato, rischiando la vita».
Navalny può essere un altro Limonov, per Lei? Il soggetto di un libro?
EMMANUEL CARRERE IN SARDEGNA
«Perché no? È come Limonov: una persona fuori dall’ordinario. Ma rieccoci alla questione di prima: cosa posso farmene io di un personaggio del genere? Voglio dire: cosa posso farci io, proprio io, e non un altro scrittore? Per Limonov avevo meno ammirazione di quanta ne abbia oggi per Alexey Navalny, ma avevo sentito che io ero la persona giusta per raccontarlo. La gente mi diceva: “Vuoi scrivere di questo piccolo fascista russo, ma sei pazzo?”. Ma l’ho fatto, perché capivo che potevo tirarne fuori qualcosa di buono. […]».
Perché tutte le grandi opere letterarie - e spesso anche le sue, da L’Avversario a V13 - arrivano da personaggi o eventi malvagi? Solo le vite segnate dalla sofferenza o dalla cattiveria possono generale la Bellezza?
EMMANUEL CARRERE IN SARDEGNA
«Non credo che l’argomento dei miei libri sia l’effetto di una particolare fascinazione morbosa che io ho per il Male. Ma sono sicuro che per restituire una visione ricca e complessa dell’esistenza umana bisogna per forza passare dalla sofferenza e dall’infelicità».
Come è arrivato alla scrittura?
«Ovviamente dalla lettura. Ero un ragazzino timido, con gli occhiali, che leggeva tantissimo. Ed è abbastanza naturale che se leggi tanto, prima o poi ti venga la voglia di imitare gli scrittori che ammiri. Nel mio caso erano gli autori di storie horror e fantastiche. E così molto presto mi sono messo a scrivere anch’io...».
[…] Di cosa vorrebbe scrivere ora?
emmanuele carrere a mosca
«Il mondo oggi ci offre argomenti enormi. I disastri ecologi, o l’Intelligenza Artificiale, per citarne due. Mi piacerebbe, certo, occuparmene come scrittore. Di più: sento che dovrei occuparmene. Leggo, mi informo, rifletto... Ma mi sento disarmato. Lo dico senza ironia: di fronte alle grandi cose del mondo preferirei scrivere qualcosa di più piccolo, sarebbe meglio che scrivessi ad esempio la storia di mio padre». […]