Anticipazione da Oggi - www.oggi.it
GIORGIA MELONI ENRICO LETTA
L’ex premier Enrico Letta, intervistato da OGGI, in edicola domani, sul suo libro «Molto più di un mercato», frutto di otto mesi di viaggi, 65 città, 31 Paesi, 400 incontri, parla di Europa e Italia: «Hanno gli stessi problemi di incertezza sul futuro e collocazione internazionale. Per questo un Paese come il nostro può avere un ruolo, perché Francia e Germania faticano a perdere il loro status di potenza mondiale. L’Italia lo ha perso da tempo e ha interiorizzato la necessità di essere dentro una dinamica unitaria e cooperativa per poter contare qualcosa nel mondo».
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Secondo Letta «oggi è chiaro a tutti che Brexit è stata una catastrofe: la minaccia esistenziale che gravava sull’Europa non c’è più e si è capito che per governarla bisogna integrarsi e avere tutti un pezzetto di responsabilità».
Quanto all’autonomia differenziata dice che «le forze centrifughe sono una dinamica europea, non solo italiana… le competenze devono andare al livello in cui la risposta è più efficiente; in alcuni casi è locale, in altri centrale… Lo spezzettamento in corso in molti Paesi europei, Italia compresa, non va nella giusta direzione perché abbatte l’efficienza… Ci sono alcuni settori, tra cui finanza e telecomunicazioni, in cui se giochi a livello nazionale puoi solo essere spazzato via»
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Quanto alla transizione energetica «l’Ue dovrà dire come si finanzia… Anche perché dev’esser chiaro che non esiste oggi la possibilità di un’intesa tra i 27 su un nuovo Next Generation Eu. Nei Paesi latini si dà per scontato che l’Europa possa ricorrere a nuovo debito comune per finanziare la transizione verde, ma i Paesi del nord non ci pensano proprio… Da qui il mio ragionamento, pragmatico, su come usare l’integrazione del mercato europeo dei capitali come uno dei traini dei finanziamenti privati, che ovviamente vanno resi convenienti».
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Infine, Letta dà anche il suo giudizio sul Premierato: «Le dinamiche della rappresentanza e del governo non possono essere giocate all’americana, con un voto che ogni quattro anni dà tutto il potere a uno. Peraltro, sta facendo fatica anche il modello americano. E anche quello francese, basato su un presidenzialismo forte».
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