Fabio Martini per La Stampa
paolo gentiloni
Nelle ultime ore aveva confessato agli amici di essere pronto a tornare nelle retrovie, entrando a malincuore nella "riserva" della Repubblica. Ma la prospettiva di nuove elezioni a brevissima scadenza è destinata a proiettare Paolo Gentiloni in una cruenta prima linea: i notabili del Pd hanno già deciso che sarà lui l' uomo di punta del Pd, al Nazareno qualcuno lo chiama già «San Paolo» e lui lo sa. E infatti nel portare al Capo dello Stato la sua solidarietà, il presidente uscente ha già tratteggiato la sua campagna elettorale: «Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese».
TRUMP GENTILONI
Il programma è già scritto. In quella che si prospetta una campagna sudamericana, Gentiloni e il Pd si proporranno come quelli che vogliono salvare l' Italia dalle avventure. La scommessa è quella di occupare tutto intero il campo anti-sovranista. Il Pd assieme a chi? Su questo Gentiloni, che verrà presto investito del ruolo di "salvatore della patria" dal suo partito, aveva sommariamente riflettuto in tutte le (brevi) circostanze nelle quali la prospettiva di elezioni a breve, sembrava la più probabile.
Per ora siamo ancora ai preliminari, ma in quelle occasioni aveva accarezzato l' idea di se stesso come «federatore» di una grintosa coalizione progressista capace di presentarsi con punte pungenti sia sul fronte "destro" e al Nord (Carlo Calenda) sia nel Mezzogiorno, che su fronte della sinistra.
MATTARELLA GENTILONI
Certo, un cantiere tutto da preparare. Anche perché sul breve ci saranno diversi preliminari da affrontare e risolvere: difendere il Capo dello Stato, decidere come appoggiare il breve governo presieduto da Carlo Cottarelli, valutare come costruire una coalizione anche con gli "scissionisti" di Mdp. E per Gentiloni ci sarà anche il problema di parlare con Matteo Renzi e trovare un accordo sulle rispettive "sfere di influenza". Un problema molto serio, come dimostra la baldanza dell' ex segretario, che non ha perso un attimo per tornare in campo.
Carlo Cottarelli
Prima ha lanciato un tweet in difesa di Mattarella e di attacco alla Lega: «Salvini non voleva governare: ha fatto promesse irrealizzabili. E quindi ha usato l' alibi di un ministro per far saltare tutto: vecchio stile leghista. Ma minacciare #Mattarella è indegno. Sulle Istituzioni non si scherza». Ma Renzi non si è limitato al primo tweet. Ha bissato poco dopo: «Trovo vergognoso che Di Maio, che non ha mai accettato un dibattito in TV in tutta la campagna elettorale, arrivi a fare le telefonate in diretta da Fazio. Senza contraddittorio, come sempre».
Un protagonismo naturale in ore così drammatiche nella storia della Repubblica, ma anche una propensione ad "esserci" che potrebbe creare tensioni tra i notabili del Pd, che si ritrovano, loro malgrado, in un' impresa alla quale avrebbero rinunciato tutti con piacere: rifare le liste elettorali. E invece il segretario reggente Maurizio Martina, dopo una dichiarazione a caldo («Per 80 giorni Lega e Cinque Stelle hanno invece portato in modo irresponsabile l' Italia sull' orlo di una crisi senza precedenti»), davanti al clima da corrida con le proposte di impeachment, ha rincarato la dose: «Lega e Cinque Stelle stanno utilizzando parole inaudite e minacce senza precedenti. Noi siamo pronti alla mobilitazione a difesa della democrazia e delle nostre Istituzioni».
gentiloni calenda
Un atteggiamento che lascia intendere su come si muoverà il Pd nelle prossime settimane: occupare tutto intero, o quasi, il campo della "legalità repubblicana". Ed infatti su questa traccia sono anche le dichiarazioni delle "punte" del Pd, a cominciare dal ministro (ancora per poche ore) dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «E ora tutti in campo per salvare l' Italia. Uniti, determinati e senza paura. L' Italia è più forte di chi la vuole debole».
Per il Pd si apre dunque la prospettiva di una campagna elettorale difficile, ma con qualche chances di riscatto. Quattro giorni fa, salutando i propri collaboratori, Paolo Gentiloni aveva distillato con la consueta nonchalance alcune considerazioni destinate a tornargli utili. Aveva detto, con il suo humour: «Non so se qui ci sia una stanza dei bottoni: se c' è, a me non l' hanno mostrata». Una certa prudente, preveggente ironia l' aveva usata parlando del futuro: «Dovrebbe arrivare un nuovo governo...».
gentiloni e renzi
Funzionari e dipendenti avevano sorriso per il verbo al condizionale. Ma avevano smesso di farlo, quando Gentiloni ha depositato la frase che gli tornerà utile in campagna elettorale: «Dilapidare il lavoro che è stato fatto in questi anni non è semplice. Ma per andare fuori strada non servono cinque anni, bastano pochi mesi, o addirittura settimane».