1. TRENTENNI SULL'ORLO DEL BURRONE: BOSCHI E DI MAIO GIÀ AZZOPPATI
Fabrizio Boschi per ''il Giornale''
Maria Elena Boschi in Aula
Lei, 35 anni, la cocca di Renzi, da fresca avvocatina di provincia e membro del cda di una partecipata del Comune di Firenze che fornisce acqua, ha scalato i vertici dello Stato in meno di due anni.
Lui, non ancora trentenne, da Avellino con un misero diploma classico in tasca, eterno studente universitario ma senza laurea, è entrato nelle grazie di Grillo con il giochino casaleggiano delle «parlamentarie» e da lì non si è più fermato, fino a farsi eleggere vicepresidente della Camera a 26 anni, il più giovane ad aver ricoperto questo ruolo nella storia. Con loro due la massima andreottiana «il potere logora chi non ce l'ha» va completamente riscritta, in quanto la parabola di Maria Elena Boschi e di Luigi Di Maio dimostra che il potere, a volte, logora anche chi ce l'ha.
maria elena boschi i grillini chiedono la sfiducia
Due carriere fulminee, anche se estremamente chiacchierate, tanto da essere considerate immeritate da molti, che hanno visto Maria Elena indossare sia i panni di influentissimo ministro delle Riforme sia quelli di donna ombra del premier e possibile suo successore, mentre Luigi venire investito del pesante ruolo di «capo spirituale» del pensiero grillino, tanto che lo stesso Beppe ha più volte dichiarato di vederlo bene come candidato a Palazzo Chigi.
fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 4
Ma si sa, la politica corre veloce, e soprattutto in Italia cambia insieme alle stagioni. Per questo nel giro di un mese sia l'uno che l'altra si sono ritrovati sull'orlo del burrone, entrambi azzoppati da scandali interni che li hanno investiti come treni in corsa. La Boschi si è ridotta al quasi-silenzio, ed è sparita dai radar della politica. Clone di Renzi, ospite fisso in ogni trasmissione televisiva, dal pronunciamento dell'Antitrust sulla banca del padre del 23 dicembre, non si è più fatta sentire, niente interviste e ha pure smesso, miracolosamente, di twittare.
Eppure Renzi e il Pd di Renzi puntavano tutto su di lei. Fino a un mese fa rappresentava il Verbo renziano, incarnava quel #cambioverso col quale hanno rincitrullito gli italiani. Della secchiona dal volto soave del governo destinata un giorno, chissà, magari anche a fare il premier, è rimasto solo un tailleur blu elettrico e un paio di décolleté maculati. Dopo la bomba Etruria, la banca di cui papà Pierluigi era vicepresidente, le cose per lei sono precipitate e forse non torneranno mai più come prima.
QUARTO CAPUOZZO ROSA DI MAIO FICO
Per giunta ieri sono scattate le indagini per bancarotta e le perquisizioni nelle sedi delle quindici società che hanno ricevuto finanziamenti dalla banca . Magari lei non c'entra nulla, ma la puzza di bruciato la sentono tutti. #BoschiDoveSei è l'hashtag lanciato ieri da Beppe Grillo su Twitter . Una guerra tra poveri visto che proprio il suo Di Maio è sprofondato nel fango forse più della Boschi.
luigi di maio
La vicenda di Quarto, retto dai grillini, e dei voti dei camorristi al Movimento Cinque Stelle, le intercettazioni del boss che spinge a votare M5S, il consigliere comunale grillino che ricatta il suo stesso sindaco Rosa Capuozzo (ieri in lacrime davanti al consiglio comunale) per favorire soggetti vicini a un clan, hanno azzoppato anche lui .
Di Maio e «soci», che fecero campagna elettorale proprio a Quarto, non hanno mai preso le distanze da questi avvenimenti e anche per lui il vento del successo ha cambiato bruscamente rotta.Un giorno, entrambi, avrebbero potuto provare l'ebbrezza di raccogliere voti veri dalla gente. Forse questa occasione l'hanno ormai persa per sempre.
2. L' INNOCENZA PERDUTA DEI 5 STELLE CADUTI NELLA RETE DEI BOSS DI QUARTO
Francesco Merlo per ''la Repubblica''
luigi di maio
SI sporca in società il Movimento 5 stelle, entra definitivamente nella Storia d' Italia, che è storia di briganti politici e di politici briganti, con un ballo delle debuttanti dove c' è, nientemeno, il grillino camorrista, Giovanni De Robbio, il più votato in città, uguale uguale a Nick Cosentino, o' mericano. E balla anche il grillino garantista (peloso) Roberto Fico, parlando, pensate!, come un Cicchitto imbarazzato: «Aspetteremo la fine dell' inchiesta».
LUIGI DI MAIO
Balla la grillina sindaca contigua, Rosa Capuozzo, che era sì ricattata, ma «a sua insaputa» come Scajola al Colosseo. E Beppe Grillo balla come Martelli, quando fu eletto in Sicilia, e conta i voti che non contano: «Sono voti camorristi, ma non determinanti». A questa sceneggiata alla Zalone manca solo il luogo, il "quo vado?".
LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO
Ebbene il "quo vado" è Quarto, che somiglia alla Palermo di Ciancimino, un cancro edilizio inarrestabile, da 10 mila a 40 mila abitanti negli ultimi anni, due volte commissariata per mafia, un feudo del clan Polverino, al quale era affiliato anche il boss di riferimento del grillino De Robbio, il malacarne Alfonso Cesarano, che gestisce pure i prezzi e le tangenti di quel triste affare sporco che si chiama il caro estinto, la malavita organizzata nella versione della malavita eterna. Sceneggiò infatti anche il famoso funerale Casamonica.
LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO
Insomma questa Quarto non è la scogliera di Garibaldi, ma una specie di Corleone tra Napoli e Caserta, dove tutti conoscono il male di tutti ( asinus asinum fricat), tranne la sindaca grillina, che non fricat perché è "a sua insaputa". Quarto è uno di quei terribili Comuni dove il vecchio Pci, come ha raccontato Isaia Sales sul Mattino di ieri, mandava solo i campioni di ferro e di purga, il senatore Eugenio Donise, il partigiano Mario Palermo, la testa d' uovo Pietro Valenza, e nei capoluoghi Giorgio Napolitano a Caserta, Bassolino ad Avellino, Chiaromonte a Napoli.
ROSA CAPUOZZO SINDACO DI QUARTO
Con una classe dirigente più vessata ma meno controllata di quella comunista, il Movimento 5 stelle, grazie anche alla partecipazione straordinaria in campagna elettorale di Fico e Di Maio, vinse le elezioni con il 70,7 per cento dei voti e con lo slogan "liberiamo Quarto dalla camorra" appoggiato, ovviamente, dalla camorra. Lo provano le intercettazioni appunto di Cesarano che promette di portare a votare per la candidata sindaca «chiunque, anche le vecchie di 80 anni. Si devono portare là sopra, e devono mettere la X sul Movimento 5 Stelle». Ma la novità qui non è la camorra-anticamorra che fu inaugurata dal mafioso Totò Cuffaro nel lontano 2005 con lo slogan "la mafia fa schifo".
fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 5
La novità è il grillino camorrista, che Grillo rivendica di avere cacciato un po' prima che l' inchiesta della magistratura diventasse stringente, ma che a Quarto, ovviamente, tutti conoscevano già, e proprio per questo aveva preso 972 preferenze: il più votato. Il consenso infatti è controllo del territorio e ai grillini non è stata messa a disposizione solo la camorra ma anche le parrocchie perché si sa che le preghiere, i ceri, i te deum e le devozioni sono lautamente finanziate dai peccatori sanguinari e dagli estortori che hanno fatto della Chiesa meridionale il loro covo, la banca dei loro sentimenti.
E anche qui non stupisce che i vecchi codici mafiosi siano tornati ad affermarsi sotto nuove vesti, ma amaramente diverte l' impaccio di Grillo e Fico, che pure hanno usato il web, il post e la rete, per epurare i dissidenti, premiare la delazione e eccitarsi nelle accuse agli avversari che sono tutti ladri, tutti maiali, tutti venduti, tutti mafiosi, tutti camorristi, tutti complici… E ora stanno invece difendendo, come farebbe l' Ncd di Alfano, la loro sindaca Rosa Capuozzo che non sapeva, non aveva capito, non si era accorta. Eppure era stata minacciata, addirittura con un dossier, dal suo compagno grillino camorrista che pretendeva il solito appalto di comodo.
rosa capuozzo con roberto fico
Ma Rosa Capuozzo non lo denunziò. Anzi, interrogata dal pm, prima negò e dopo, dinanzi all' evidenza, ammise solo un alterco ma non il tentativo di estorsione.
E mentre arriva il superpoliziotto Raffaele Cantone perché quel Comune grillino i mafiosi li ha pure aiutati davvero, chi conosce il Sud, che da sempre si definisce in rapporto al crimine, può capire facilmente lo spavento di Rosa Capuozzo che ha pianto in aula e anziché dimettersi si è rifugiata nel politichese e ha annunziato il rimpasto: «Dobbiamo creare un fronte unito contro la malavita organizzata che vuole infiltrare le istituzioni».
ROSA CAPUOZZO - ROBERTO FICO
Il coraggio se l' è dato solo adesso: tiene famiglia anche se è grillina. Anche lei aveva quella voglia di vivere in pace che, prima che di Don Abbondio, è un impossibile pensiero meridiano tipicamente mediterraneo che si perde nella notte dei tempi, come spiegava il grande Braudel. Altre intercettazioni sono in arrivo. Altri consiglieri sono sospetti. Il Comune antimafia potrebbe essere sciolto per mafia.
A noi rimane l' amaro compito di registrare il debutto di quest' altra purezza politica nell' impurità della storia, perché come scriveva Turati già nel 1882: «È nel delitto, è in questa sciagurata materia che l' Italia ha un Primato che non è quello del Gioberti». Ognuno ha avuto il suo ballo delle debuttanti. Senza correre troppo indietro, per il Pci il debutto avvenne con Greganti e i miglioristi di Milano, per i socialisti il ballo si aprì al Pio Trivulzio di Mario Chiesa, per la Lega di Bossi ballò il cerchio magico e fu crapula di famiglia: soldi pubblici finiti in comodato, diamanti, appartamenti, finte lauree… Ovviamente più pura è la purezza sbandierata e più sgargiante è la piccola macchia che sporca la bandiera.
grillo casaleggio
Dispiace che la neoimpurità grillina diventi ora l' alibi degli impresentabili e dei peggiori, ecciti le vendette eccessive e un po' sguaiate del Pd, legittimi tutti i mammasantissima del voto, come Vincenzo De Luca. I grillini non sono certo diventati delinquenti, anche se perdono qui la loro famosa alterità rispetto al sistema.
grillo casaleggio
Entra infatti a Quarto nel gioco italiano di guardie e ladri quella classe dirigente reclutata da Grillo e Casaleggio con i metodi bizzarri e sempliciotti che abbiamo imparato a conoscere: i video di autopromozione, il cartellino penale, mail, post, graticole, finte votazioni, un mondo virtuale inconoscibile e incontrollabile. Ci è parso che ogni tanto vi si fosse infilato - senza offesa - pure qualche minchione. Ora sappiamo che ci sono anche i diavoli. Torna a risuonare a Quarto l' eterno dilemma dell' Italia politica: meglio i diavoli o i minchioni?