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    MAR ROSSO SANGUE - DOPO SHARM, ANCHE A HURGADA UN ATTENTATO JIHADISTA: FERITA UNA COPPIA DI ANZIANI AUSTRIACI E UN GIOVANE SVEDESE - LE AUTORITÀ EGIZIANE SMINUISCONO: ''SOLO UN TENTATIVO DI RAPINA''. MA I DUE HANNO GRIDATO 'ALLAH AKBAR', AVEVANO UNA BANDIERA ISIS E UNA CINTURA ESPLOSIVA


     
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    1.ATTACCO HURGHADA: FERITI SONO COPPIA DI ANZIANI E UN GIOVANE

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    (ANSA-AP) - Sono una coppia di anziani austriaci e un giovane svedese i tre feriti dell'attacco all'arma bianca ieri di due jihadisti in un hotel di Hurghada, in Egitto. Come riferisce un responsabile dell'ospedale dove sono ricoverati, si conferma che le loro ferite sono leggere e le condizioni stabili.

     

    Gli austriaci, di 72 anni, si chiamano Renata and Wilhelm Weisslein mentre lo svedese (27) è Sammie Olovsson e hanno riportato ferite solo "superficiali", ha precisato il responsabile chiedendo l'anonimato. Le forze di sicurezza avevano sparato contro gli assalitori uccidendone uno e ferendo il secondo. Secondo testimoni citati anche da un autorevole media, i due durante l'attacco hanno gridato "Allah è grande" e avevano una bandiera dell'Isis.

     

     

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    2.ALL' ATTACCO CON LA BANDIERA DELL' ISIS TRE TURISTI FERITI SUL MAR ROSSO

    Francesco Battistini per il ''Corriere della Sera''

     

    Un coltello, una cintura esplosiva, una pistola.

    Sono comparsi in due, vestiti di blu come fosse una divisa.

    All' Hotel Bella Vista di Hurghada ci si stava preparando alla serata, qualche turista stava ancora rientrando dal mare, qualcuno s' era già cambiato e passeggiava tra le palme illuminate. I due hanno minacciato con la lama i clienti, riferisce il ministero dell' Interno, non è chiaro se abbiano anche sparato. Poi hanno provato a fuggire. Qualcuno dice d' avere sentito il grido del brivido, «Allah u Akbar!», Allah è grande, e poi gli spari. Tanti.

     

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    I due che correvano per il resort sul Mar Rosso, le forze di sicurezza egiziana che li tenevano sotto il fuoco. Uno, s' è riusciti ad ammazzarlo prima che si facesse esplodere dentro l' albergo, anche se tre turisti sono rimasti feriti: una coppia d' austriaci, la donna in modo grave, e uno svedese. Non s' esclude che nella concitazione siano stati colpiti anche un tedesco e un danese, non si sa se a colpi d' arma da fuoco o di coltello.

    Un assalto alla disperata.

     

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    Quasi all' arma bianca. I terroristi sono arrivati passando per il ristorante esterno del Bella Vista: quello ucciso si chiamava Mohammed Hasan Mahfouz, 21 anni, ed era uno studente di Giza, la cittadella delle piramidi alle porte del Cairo che raggruppa molti estremisti salafiti. Lo stesso luogo dove giovedì un pullman di 48 turisti arabo-israeliani è stato assalito da un gruppo di venti persone davanti all' hotel Tre Piramidi - il governo egiziano sostiene si trattasse di manifestanti della Fratellanza musulmana, l' Isis ha invece rivendicato l' azione - e solo per un caso non c' è scappato il morto.

    A Hurghada, alcuni testimoni parlano d' una bandiera nera dello Stato islamico fatta sventolare durante l' azione.

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    Ma come spesso accade, le autorità cairote sminuiscono molto e il ministro del Turismo esclude l' atto terroristico, preferendo liquidare il tutto come «una tentata rapina».

    L' intenzione del governo di al-Sisi è fin troppo evidente: da molti mesi, i jihadisti del Sinai che hanno giurato fedeltà al califfo al Baghdadi stanno puntando a colpire le due principali fonti di guadagno dell' Egitto, il turismo e il gas.

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    L' altro giorno, un attentato ha lasciato a secco per varie ore il gasdotto nell' area di Al Arish.

     

    E dopo la bomba fatta esplodere in ottobre sull' aereo russo che sorvolava la penisola, 224 morti, si sta rivelando un disastro la decisione di Vladimir Putin di vietare ai suoi connazionali le vacanze in Egitto: il rublo, con l' euro dei tedeschi, è sempre stato la principale entrata turistica del Paese.

     

    Le lacune nella sicurezza, apparse evidenti all' aeroporto di Sharm el-Sheikh dov' era stata caricata la bomba, non tranquillizzano: la polizia egiziana ha sventato in questi mesi altri attacchi a Luxor, nella Valle dei Templi, e alle piramidi. Ma ci sono diversi segnali che questo gennaio, in coincidenza col quinto anniversario (il 25) della caduta di Mubarak, qualcosa di pesante si stia preparando. L' Egitto è un fronte pronto a esplodere.

     

     

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    3.VESSILLI E VILLAGGI BLINDATI VICINO ALLE SPIAGGE D' EGITTO CRESCE IL POTERE DEL CALIFFO

    Davide Frattini per il ''Corriere della Sera''

     

    Prima di essere assassinato nel 1981, Anwar Sadat pianificava di innestare cinque milioni di egiziani nel Sinai, l' acqua del Nilo sarebbe stata deviata, il deserto sarebbe diventato campi coltivati, nuove città avrebbero sostituito i vecchi villaggi. È quello che ha realizzato il suo successore Hosni Mubarak con i piccoli borghi di pescatori: solo che lo sviluppo turistico di Sharm el-Sheikh (diventata la residenza estiva del Faraone abbattuto dalla rivoluzione di cinque anni fa) o di Hurghada, che ormai si allunga per quaranta chilometri lungo la costa, non hanno beneficiato i beduini della penisola.

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    Anzi l' espansione della Riviera sul Mar Rosso è stata percepita come un' invasione dalla capitale, ha tolto il (poco) lavoro agli abitanti che sono stati costretti a lasciare la costa meridionale per rifugiarsi sulle montagne dell' interno. Da dove sono ridiscesi con le auto imbottite di tritolo: tra il 2004 e il 2006 gli attentati hanno devastato Taba, Ras al-Shaitan, Nuweiba, Sharm el-Sheikh, Dahab. Una vendetta da 130 morti contro il turismo egiziano.

     

    Anche Mohammed Morsi prometteva di aiutare «i figli del Sinai». I suoi due viaggi presidenziali volevano simboleggiare la riconciliazione ma hanno solo preceduto le minacce militari: Morsi ha ordinato il dispiegamento dell' esercito e per la prima volta dal conflitto contro Israele del 1973 gli elicotteri d' attacco egiziani hanno sparato missili nel Sinai.

     

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    Tra i capi dei Fratelli Musulmani, ha però evitato il confronto militare diretto con i clan locali e i cavalieri del deserto hanno continuato a spadroneggiare sui loro cammelli d' acciaio, i fuoristrada che sono il simbolo di potere dei trafficanti di donne-uomini-armi-droga e il mezzo d' attacco preferito dai fondamentalisti locali che alla fine del 2013 hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico.

     

    Così la guerra che Morsi non ha dichiarato è adesso quella che Abdel Fattah al Sissi, il generale diventato presidente dopo averlo imprigionato, deve combattere. Il Sinai è rimasto troppo a lungo fuori dal controllo e dall' attenzione del governo centrale. I 300 mila beduini rappresentano il 70 per cento della popolazione e appartengono a una ventina di tribù.

     

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    Che hanno le loro leggi e le loro usanze: i clan negli anni hanno cominciato a rispettare sempre di più le norme predicate dagli sceicchi attraverso gli altoparlanti durante la preghiera. «Sono diventati profondamente religiosi - ha scritto sulla rivista Jerusalem Report l' analista israeliano Avi Issacharoff - le moschee sono finite sotto il dominio di gruppi fondamentalisti arrivati da fuori. Gli abitanti hanno aiutato i terroristi ad acclimatarsi».

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    Ansar Bayt al Maqdis, organizzazione cresciuta nella penisola, vuole dimostrare che in Sinai c' è un nuovo potere: si oppone a quello del Cairo ed emana da Abu Bakr al Baghdadi. Del Califfo i boss locali cercano di emulare la strategia: i posti di blocco lungo le strade che attraversano lo «scatolone di sabbia» - come lo chiamano gli storici egiziani - vogliono sostituirsi alla polizia dello Stato, i vessilli neri issati sulle caserme militari conquistate vogliono far credere che stia nascendo uno Stato (Islamico) nello Stato. Del Califfo proclamano di eseguire gli ordini: l' attentato di giovedì contro un autobus di turisti israeliani al Cairo è stato rivendicato come la risposta all' appello del leader di «uccidere gli ebrei».

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    L' estate scorsa al Sissi ha firmato i cinquantaquattro articoli della legge antiterrorismo.

    Da militare assicura di poter riportare la calma nel Sinai, di poter fermare gli estremisti che da lì colpiscono nella capitale.

     

    Il turismo è fondamentale per un Paese che non riesce a uscire dalla crisi economica, la sicurezza nei villaggi sul Mar Rosso è stata rafforzata, l' esercito fa da cordone protettivo verso le montagne sotto il dominio delle tribù. Israele coopera nella lotta contro i fondamentalisti, offre l' appoggio dei suoi droni, gli aerei senza pilota guidati a distanza: i 61 mila chilometri quadrati che collegano due continenti sono tanti da sorvegliare e il premier Benjamin Netanyahu li considera «il far west sul nostro confine sud».

     

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