Marco Ansaldo per “la Repubblica”
putin erdogan
«Ehi, Netanyahu. Sei un terrorista! E Israele è uno Stato terrorista». La voce, stentorea e potente, arriva ovunque ormai. Apri la radio al mattino, e c'è una sua dichiarazione. Prendi il giornale, tanto sono quasi tutti allineati, e affondi nelle sue fotografie. Entri in un caffè, e il televisore trasmette il suo ultimo sermone. Sali su un taxi, e imprigionato per un'ora nel traffico di Ankara o Istanbul, l’autista ha l'apparecchio sintonizzato sulle parole del presidente. La voce del padrone in Turchia è quella di Recep Tayyip Erdogan.
putin erdogan rouhani
Tre discorsi al giorno, due soltanto nel fine settimana, il Sultano ha fatto della retorica e dell'attacco agli avversari uno stile. Vincente, in patria. Le accuse recenti al premier israeliano per la strage dei palestinesi a Gaza, o al ministro degli Esteri tedesco («qual è la tua storia in politica? quanti anni hai?»), oppure al capo di Stato francese Emmanuel Macron («come puoi darci tu lezioni di civiltà, guarda alla tua propria Storia»), o persino agli alleati a proposito dei guerriglieri curdi («Ehi, Occidente, ehi America, quante volte te l'ho detto? Stai con noi o stai con i terroristi?»), mandano in visibilio la sua base nell'elettorato anatolico.
ERDOGAN ASSAD
C'è da ammettere che l'oratoria del leader turco funziona. Erdogan sa sollecitare le corde degli ammiratori: la classe media turca, conservatrice e pia, che sta vivendo una fase di rivalsa su quella laica e vicina ai militari il cui potere adesso è solo un ricordo del passato.
Discorsi a volte infarciti di riferimenti religiosi («la vittoria viene da Allah», ha detto dopo la conquista dell' enclave curda di Afrin), però depurati da quei tratti insistiti che nel 1997 lo portarono per alcuni mesi addirittura in prigione quando era sindaco della metropoli sul Bosforo. E comunque era un' altra Turchia rispetto a quella che il suo partito governa, in solitudine ormai, da 15 ininterrotti anni.
papa erdogan
L'abilità politica di Erdogan, una dote quasi ferina, è fuori discussione. Il Sultano piace al turco comune perché gli si rivolge direttamente, anzi parla come lui. Famiglia originaria di Rize, sul Mar Nero, dove i maschi hanno caratteri notoriamente fermi, il giovane Tayyip è cresciuto a Kasimpasa, quartiere alla periferia di Istanbul, dove giocava (bene, bisogna dirlo, al limite del professionismo) a pallone. E dalla strada Erdogan ha imparato molto. Perciò i suoi dileggi verso gli intellettuali o gli avversari politici diventano materia di discussione nelle case e negli uffici. E se lo stile divide la società e aumenta la tensione, poco male.
erdogan macron
Il mix di populismo, nazionalismo e autoritarismo gli assegna oltre il 40 per cento delle preferenze. Gli oppositori invocano il silenzio. La signora Meral Aksener, leader del nuovo "Partito Buono", e pronta a sfidare il leader alle prossime presidenziali, twitta: "Non puoi sempre puntare il dito contro tutti. Siediti un po' a casa e riposati. Fai un respiro. E soprattutto, facci respirare. A noi e alla Turchia".