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    ORA CHE E' ARRIVATO IL SUCCESSO PERCHE' CONTINUARE A NASCONDERSI? - E INFATTI ERIN DOOM, LA MISTERIOSA AUTRICE ITALIANA DIETRO AI ROMANZI PER RAGAZZINI PRIMI IN CLASSIFICA, HA DECISO DI RIVELARE LA SUA IDENTITÀ A "CHE TEMPO CHE FA" E AL "CORRIERE": SI CHIAMA MATILDE, MA VUOLE MANTENERE IL SUO PUBBLICO SULLE SPINE PER ALTRI DETTAGLI – “AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO NON SONO RIUSCITA A ENTRARE A UN EVENTO DOVE SI PARLAVA DI ME. HO DECISO DI RIVELARE LA MIA IDENTITÀ PERCHÉ…” - VIDEO


     
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    Estratto dell'articolo di Elena Bressanelli per www.corriere.it

     

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    […] Erin Doom […] Fino a ieri la scrittrice più letta del 2022 era invisibile. Settecento mila copie vendute con i primi due libri, Fabbricante di lacrime (2021) e Nel modo in cui cade la neve (2022), ma nessuno sapeva chi fosse.

     

    Ora […]Ha deciso di svelare la sua identità e mostrarsi, domenica sera in diretta tv su RaiTre con Fabio Fazio a «Che tempo che fa» e in questa intervista. Il tutto alla vigilia dell’uscita del suo terzo romanzo (edito da Magazzini Salani come i precedenti): Stigma . Un romance come i primi due libri amatissimi da lettori, e soprattutto lettrici, tra i 12 e i 25 anni.

     

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    Quindi d’ora in poi come la dobbiamo chiamare?

    «Al momento mi viene naturale presentarmi con il mio vero nome, Matilde. Ma sono anche Erin Doom e così continuerò a firmare i miei libri».

     

    Ha sempre detto che prima o poi avrebbe rivelato la sua identità. Perché ha deciso di farlo ora?

    «Sono sempre stata timida e introversa. Fin dall’inizio, quando ho pubblicato i primi libri a capitoli sulla piattaforma Wattpad e poi con il self publishing (su Amazon, ndr), ho scelto uno pseudonimo per vivere tutto questo nel modo più confacente alla mia indole. L’anonimato è stata una scelta consapevole, ma anche un compromesso. Sentivo però che mi mancava la possibilità di incontrare i lettori. Ho vissuto tutto attraverso uno schermo e quasi non me ne rendevo conto. La scelta di svelarmi è stata graduale: ora sono pronta».

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    Le sue lettrici e i suoi lettori sapevano già il suo vero nome. Su Instagram, dove interagisce con loro, la chiamano «Mati». Svela anche il suo cognome?

    «Per ora no».

     

    Ma chi è quindi Erin Doom? Vuole dirci qualcosa in più sulla sua biografia?

    «Un passo alla volta, per il momento preferisco non dare dettagli. Per ora ripeto quanto ho già rivelato: sono emiliana, ma da poco mi sono trasferita in un’altra regione. Ho meno di trent’anni. Aggiungo che sono nata a maggio. E martedì, il 16, è anche il mio compleanno».

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    […] C’è anche la paura che, tolto il mistero, qualcosa si rompa?

    «No, in realtà è più il timore di deludere le aspettative di queste giovanissime».

    […]

     

    I suoi genitori hanno sempre saputo che lei è Erin Doom?

    «All’inizio non lo sapeva nessuno. Ho iniziato a dirlo quando Fabbricante di lacrime è uscito per Salani: prima a due migliori amiche, poi a mia mamma, a un’altra amica e a mio papà».

     

    L’anonimato era il suo mantello dell’invisibilità, come in «Harry Potter».

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    «Mi proteggeva. E in alcuni casi è stato molto bello. Come l’anno scorso quando al Salone del Libro ho potuto assaporare questo mondo senza paura. Ora senza mantello non so come sarà».

     

    Non potrà più girare indisturbata.

    «A Torino non sono riuscita neppure a entrare in un evento in cui si parlava di me. La sala era piena e mi hanno mandata via. Giravo con Carrie Leighton, autrice di Better, e un’altra amica scrittrice e le ragazzine le fermavano con gli occhi illuminati. Loro firmavano i libri e io scattavo foto. A un certo punto una ragazza mi ha detto: “Scusa tu. Mi tieni la penna?”. Nessuno mi calcolava. È stato incredibile».

     

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    Martedì in libreria arriva «Stigma», il suo primo «inedito», senza passaggi su piattaforme. Il titolo è una sola parola.

    «È coerente con il libro che è. Fabbricante era una fiaba, filtrata dagli occhi di una ragazza che vede tutto come una magia. Qui, invece, il punto di vista è quello di Mireya, che è più dura. Come il titolo».

     

    […] «Stigma» è il primo volume di una saga. Da quanti romanzi sarà composta?

    «Due o tre, non l’ho ancora capito. Preferisco i romanzi autoconclusivi ma ho sempre saputo che a questa storia sarebbe servito più di un libro. Il seguito si concentrerà più su Andras».

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    Ha già iniziato a scrivere il seguito?

    «Sì. Quando inizio un libro devo sempre sapere dove andrà a finire: per Stigma ho annotato tutto su un quadernino iniziato anni fa».

     

    «Fabbricante di lacrime», in corso di traduzione in 18 Paesi, diventerà un film. Che cosa ci può dire della produzione?

    «Purtroppo ancora nulla. Ma procede. E lo vedremo presto. Sono stata anche sul set, ma per farlo mi sono dovuta fingere una stagista della casa editrice».

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    Alla fine di «Stigma» ringrazia lettori e lettrici, «la scintilla che dà vita a ogni singolo romanzo».

    «Senza di loro non sarei qui. Stigma è un nuovo inizio, una rinascita. Ed è bellissimo che l’uscita del libro e il primo incontro con loro a Milano coincidano con il giorno del mio compleanno».

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