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    “ERO SOLO QUANDO MIO FRATELLO È MORTO” - REINHOLD MESSNER RICORDA LA TRAGEDIA DI GÜNTHER, SCOMPARSO DURANTE UNA SPEDIZIONE, E LE ACCUSE DI AVERLO ABBANDONATO IN VETTA: “AVREI DOVUTO STARE ZITTO GIÀ ALLORA. AVEVO RAGIONE, ERANO TUTTE INVENZIONI. HANNO SFRUTTATO LA MIA PERSONA PER FARSI UN NOME, BUTTANDO FANGO, HANNO VENDUTO PERSINO FILM” - IL MATRIMONIO CON DIANE, DI 30 ANNI PIÙ GIOVANE: "SONO VECCHIO. L’AMORE ALLA MIA ETA’ E UN COLPO DI FORTUNA" - VIDEO


     
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    Massimo Nava per il "Corriere della Sera"

     

    Un proverbio tibetano dice che il tempo e il destino raggiungono ogni essere. Reinhold Messner, settantasei anni, continua a spostare in avanti l' orologio della vita e a sfidare il destino.

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    Per decenni, lo ha fatto sulle vette del mondo, oggi contro il tempo, la rassegnazione, forse contro la vecchiaia.

    Qualche giorno fa, nella sua Val Venosta, si è sposato - per la terza volta - con Diane Schumacher, origini lussemburghesi, di trent' anni più giovane. «Abbiamo celebrato le nozze, con pochi amici, proprio quando l' emergenza Covid sta per finire. È solo una coincidenza, ma vorrei che fosse un messaggio di speranza. Diane ed io cominciamo un nuovo viaggio nel futuro, pieno di gioia e ottimismo, e mi piace l' idea di condividere questa fiducia nel tempo che verrà».

     

    Che cos' è l' amore alla sua età?

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    «Innanzi tutto un colpo di fortuna. È la condivisione di un progetto. Alla mia età è dolce e confortevole ritrovarsi in due. Ho fatto centinaia di scalate in solitaria, ora posso condividere con una persona stesse passioni, interessi, stile di vita, la differenza è che mia moglie è più veloce.

     

    Nella nostra valle, nel nostro maso, riusciamo a vivere con poco, in modo autosufficiente, dimostrando che anche così, in piccolo, si può salvare il mondo. Non mi piacciono i giovani che dicono che noi anziani abbiamo distrutto il mondo, senza che abbiano loro la forza di cambiare stile di vita».

     

    Uno che ha scalato diciotto cime dell' Himalaya (quattro delle quali per due volte) e che ha al suo attivo quasi 4.000 ascensioni («Ho ormai perso il conto») si sente un pensionato della montagna?

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    «Assolutamente no. Non smetterò di vivere la montagna, ma accetto il fatto che sono diventato vecchio, che non potrei più scalare il K2 senza ossigeno. È difficile accettare la legge biologica, ma è importante porsi nuovi obiettivi. Prima della pandemia, ho viaggiato in Africa, per fare uno studio sui popoli della montagna in Etiopia. Con Diane abbiamo scalato una delle vette più alte dell' Africa, ma il percorso era abbastanza semplice. Adesso lavoro alla Final Expédition, un progetto che mi porterà in molte parti del mondo...».

     

    Un' altra «spedizione»?

    «Assolutamente no. Questa sarà la mia eredità di alpinista. Un viaggio in tante capitali per raccontare il vero alpinismo, il senso autentico di un' ascensione ad alta quota. Organizzerò conferenze, proiezioni, incontri con grandi alpinisti. L' intento è di raccontare le spedizioni del passato a confronto con quelle che si organizzano oggi. Ormai, sull' Himalaya ci può andare chiunque. Pareti già tracciate, elicotteri, sherpa tuttofare, insomma autostrade per la vetta. Ci si mette in coda, si sale e si mandano fotografie sul web.

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    È un grande business del nostro tempo. Peraltro, negli ultimi tempi, con grande spreco di ossigeno. Che senso ha andare sull' Everest come in una gita domenicale? Per raccontarla agli amici? Tutto ruota intorno agli affari: chi paga di più per un letto nel lodge, per un volo in elicottero o per il trasporto di un carico vince il biglietto per l' ascensore. I souvenir sono spacciati per "antichità" e la "pizza Yeti" per specialità locale».

     

    In questi giorni, esce un libro di memorie e lettere, da quelle spedite da Messner a famigliari ed amici, a quelle di grandi alpinisti del passato. Il libro, «Lettere dall' Himalaya», si apre con una lettera della madre. Sono parole semplici e chiare, scritte con la consapevolezza di una conoscenza profonda del proprio figlio.

    «Casa, 27 giugno 1980. Caro Reinhold! Scrivo questa lettera al tuo indirizzo in Tibet, anche se non so se ti raggiungerà mai. Tu vivi in un mondo completamente diverso da quello dei tuoi fratelli, e non mi riferisco soltanto alle montagne. So che per te è una necessità, ma fai attenzione!

    reinhold messner e la compagna diane reinhold messner e la compagna diane

     

    Dieci anni fa eri sul Nanga Parbat con Günther. Speravo che saresti rimasto con noi. Invece sei partito di nuovo, e io, nonostante tutto, non ti ho trattenuto. Non lo farò nemmeno ora. Nel frattempo qui in Europa sono cambiate tante cose, l' orizzonte è diventato sempre più limitato. Ho imparato a capire sempre di più il tuo modo di vivere. Rimani in Tibet se da noi c' è la guerra o la rivoluzione, e sii prudente. Abbi cura di te! Tua madre».

     

    Nel suo libro, scrive: «Se in passato le spedizioni avevano come scopo principale la ricerca, l' esplorazione e la scoperta, quindi la scienza, per cui si era pronti ad affrontare l' ignoto, oggi si cerca l' avventura fine a se stessa. Un impulso primordiale che probabilmente si nasconde in ogni essere umano».

    «Ho passato tutta la vita a mettermi nei panni dei miei predecessori, i grandi pionieri, per potermi ispirare alle loro imprese. Ho avuto la fortuna di sopravvivere a oltre cinquanta spedizioni sull' Himalaya. E nel farlo, la mia visione sui processi di cambiamento che hanno investito l' alpinismo d' alta quota è diventata sempre più nitida. Con queste lettere intendo trasmettere questa storia, in modo che non appartenga più soltanto alle persone a me care».

     

    Nel libro c' è, fra le tante, la testimonianza di uno dei più grandi alpinisti, Albert Frederick Mummery, che appunto racconta una spedizione d' altri tempi. Siamo nel 1895!

    reinhold messner e diane schumacher reinhold messner e diane schumacher

    «Il viaggio da Rawalpindi a Baramula è stato una rara delizia. Ci siamo spostati con le tonghe, strane carrozze basse a due ruote dotate di ottime sospensioni. Per le prime 50 miglia i cavalli vengono cambiati ogni 3 o 4 miglia, e si procede a un ritmo fantastico.

     

    Scendendo da Murree alla valle di Jhelum, abbiamo coperto una o due miglia in tre minuti poiché i cavalli si sono lanciati al galoppo sfrenato. Tuttavia abbiamo accumulato un ritardo significativo perché il monsone è scoppiato proprio quando siamo arrivati a Murree. La pioggia veniva giù a fiotti, la strada era coperta di terra e fango ed è crollato un ponte...».

     

    In alcune lettere, rievoca anche la tragedia di suo fratello Günther, scomparso durante una spedizione nel 1970. Da allora, è stato investito da pesanti insinuazioni sul suo comportamento. Qualcuno l' accusò di avere abbandonato il fratello in vetta. C' è una lettera, scritta ai genitori, che chiarisce più cose di spiegazioni postume.

    reinhold messner con diane schumacher reinhold messner con diane schumacher

    «Non preoccupatevi. Non sono un incosciente totale e non mi interessano i percorsi oggettivamente pericolosi. Sono un alpinista, esattamente come potrei essere un contadino o un ingegnere. Cerco la via con il mio istinto, con la mia esperienza; la percorro con la mia forza, con le mie passioni, con la mia volontà. Ma credo che in montagna, così come in molte altre zone della Terra, occorra immergersi nell' ignoto come farebbe un avventuriero, e osare».

     

    In un' altra lettera scrive: «I "bravi compagni" del 1970 e sedicenti storici dell' alpinismo hanno dipinto ogni sorta di scenario (...) Finalmente, con il ritrovamento dei suoi resti, avrei avuto la certezza che la memoria non mi aveva ingannato, che non esistevano altre cause di morte se non la slavina che lo aveva travolto (...) Solo ora posso dare l' estremo saluto a Günther (...)

     

    reinhold messner si sposa con diane schumacher reinhold messner si sposa con diane schumacher

    Purtroppo nel frattempo i nostri genitori sono morti. Quanto sarebbe stata liberatoria anche per loro la certezza rappresentata dal rinvenimento dei resti... Naturalmente l' accusa - forse la peggiore che si possa muovere a uno scalatore - mi ferì profondamente. Ma mi ha anche insegnato fino a che livello di meschinità possono arrivare le persone per vendetta, invidia e prepotenza».

     

    Che cosa ricorda di quei momenti così dolorosi?

    «Ero solo quando mio fratello è morto. Loro non c' erano, non potevano sapere. Non risponderò mai più a qualsiasi polemica... Avrei dovuto stare zitto già allora. Avevo ragione, erano tutte invenzioni. È stato terribile, anche per la mia famiglia. I miei erano ancora al mondo e leggevano queste cattiverie. Ma ho ricevuto nel mio cuore l' energia di mio fratello e sono andato avanti. Ero diventato troppo famoso, hanno sfruttato la mia persona per farsi un nome, buttando fango, hanno venduto persino film».

    reinhold messner e diane schumacher reinhold messner e diane schumacher

     

    Reinhold Messner, nato a Bressanone/Brixen, altoatesino doc. Che cosa significa per lei la pagina del Corriere dedicata agli «italiani»?

    «Mi sento molto fortunato. Parlo italiano, tedesco, inglese e un po' di altre lingue. Sono europeo, sono nato in Italia, sono felice di vivere in questo mondo multiculturale come il Sud Tirolo. Da Silvius Magnago in poi, qui è stata costruita la strada della convivenza, che è la chiave della vita, del futuro di ogni società».

     

    Accompagnerà anche quest' anno Angela Merkel in passeggiata?

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    «Non credo possa venire in Val Venosta nella situazione attuale. Vent' anni fa, ci siamo arrampicati insieme. In futuro faremo passeggiate, io sono più vecchio di lei... Spero di accompagnarla dopo il suo ritiro. Anche lei deve sopportare polemiche, invidia, ma è una donna fortissima».

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