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    1. ESISTE UN SOLO AGGETTIVO PER DESCRIVERE IL FASCINO DI LAUREN BACALL: INCANTEVOLE 2. LA SUA VOCE PROFONDA ASSIEME ALLA SUA PRESENZA, UN TAGLIO DI OCCHI STREPITOSO, DIVENTAVA UN COCKTAIL ULTRASEXY CHE MANDAVA FUORI DI TESTA IL PUBBLICO MASCHILE 3. C’È ANCORA LA GUERRA E LA BACALL OFFRE AI SOLDATI E AL PUBBLICO AMERICANO UNA MISCELA ESPLOSIVA CHE SI RICORDERANNO PER TUTTA LA VITA. PIÙ DI RITA HAYWORTH 4. SI ESPONE ASSIEME A BOGART COME ANTI-COMUNISTA DURANTE LA CACCIA ALLE STREGHE 5. INCANTEVOLE, ANCHE DA ANZIANA. LAUREN BACALL, UN PO’ COME KATHERINE HEPBURN, HA ATTRAVERSATO LO SHOW BUSINESS CON GRANDE ELEGANZA E UMANITÀ, NON ACCETTANDO TROPPI COMPROMESSI CON HOLLYWOOD, CONCENTRANDOSI PIUTTOSTO SUL TEATRO 6. QUALCHE ATTRICE HA CERCATO DI RIPETERE IL SUO PERSONAGGIO E IL SUO MAGICO SGUARDO, DA CHARLOTTE RAMPLING A KATHLEEN TURNER, MA LAUREN BACALL HA SEMPRE AVUTO QUALCOSA IN PIÙ SIA NEGLI OCCHI CHE NEL CAMMINARE CHE ERANO QUASI IRRIPETIBILI


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Hollywood perde un’altra star. Lauren Bacall, 89 anni, se ne va nella sua New York che l’aveva vista nascere e crescere. Non deve mai essersi molto adattata alla vita di Los Angeles, malgrado l’amore per il suo primo marito, Humphrey Bogart, e per il secondo, Jason Robards, i tre figli e i contratti prestigiosi con la Warner Bros e con la Fox negli anni d’oro.

     

    Anche al cinema ha sempre preferito il teatro, che le ha dato forse più soddisfazione, a parte i suoi grandi film iniziali come “Acque del sud”, “Il grande sonno”, “La fuga”, “Key Largo”, l’amicizia e la stima di registi come Howard Hawks, Vincente Minnelli o Douglas Sirk.

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    Nata come Betty Joan Perske, figlia di una mamma ebrea rumena e di un padre ebreo polacco, perfino cugina di primo grado di Simon Peres, Betty, già bellissima, con un taglio d’occhi strepitoso, già Miss Greenwich Village, finisce sulla copertina di “Harper’s Bazaar” non ancora ventenne.

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    La nota la moglie di Howard Hawks, Nancy Gross, detta “Slim”, e la propone al marito per il cinema. Anche se la leggenda vuole che Hawks l’avesse vista camminare a New York sulla 44esima Strada e l’avesse scritturata subito, in realtà Lauren Bacall fa un provino, viene rifiutata perché ha una voce troppo nasale, si ripresenta due settimane dopo con una voce un po’ rieducata e Hawks la prende.

     

    “Con chi vuoi recitare, con Cary Grant o con Humphrey Bogart?”, le chiede il regista. Betty, che ha ormai cambiato il suo nome in Lauren Bacall (Bacal con una elle sola era il nome della cameriera della madre), si ritrova così a 19 anni sul set di “To Have and To Have Not”, cioè “Acque del sud”, accanto a Humphrey Bogart.

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    La paga è di 125 dollari a settimana. Il suo personaggio è modellato proprio su Slim, la moglie di Hawks. E’ lì che le pronuncia la celebre frase “Tu sai come si fischia, no, Steve? Si uniscono così le labbra e si soffia”. Bogart si innamora pazzamente di lei. Lei giura nella sua autobiografia che fu davvero il suo primo uomo. Lui divorzia da una moglie, ovviamente tremenda, e si sposano nel 1945.

     

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    Allora si disse che il matrimonio Bogart-Bacall mise in secondo piano anche le notizie sulla guerra. La Warner le fa un contratto di sei anni e la Bacall fece film meravigliosi, soprattutto i noir accanto a Bogart, come “Il grande sonno”, sempre di Hawks, “Dark Passage” di Delmer Daves, “Key Largo” di John Huston, dove assieme a loro recitano anche Edawrd G. Robinson e Lionel Barrymore.

     

    La sua voce profonda assieme alla sua presenza diventava un cocktail ultrasexy che mandava fuori di testa il pubblico maschile. Nel meraviglioso cartoon di Robert Clampett alla Warner, chiamato appunto “Bacall To Arms”, 1944, col doppio senso be-call, cioè richiamato alle armi, e ba-call, vediamo lo spettatore medio dei suoi film al cinema, un Lupo ovviamente, che appena la vede in “To Have and To Have Not” strabuzza gli occhi e inghiotte la sigaretta che aveva appena acceso.

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    E’ allupato come tutti noi, Bogart compreso. C’è ancora la guerra e la Bacall offre ai soldati e al pubblico americano una miscela esplosiva che si ricorderanno per tutta la vita. Più di Virginia Mayo o di Rita Hayworth. La Warner la obbliga anche a film diversi. Con Gary Cooper girerà un moscio “Le foglie d’oro” di Michael Curtiz sulle avventure di un coltivatore di tabacco, ma anche il notevole “Chimere” con Kirk Douglas trombettista jazz.

     

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    Con Charles Boyer gira “L’agente confindenziale” di Herman Schumlin tratto da Graham Greene. La Bacall, che è giovane ma ha già un caratterino alla Katherine Hepburn, rifiuta ben sei film e la Warner non glielo perdona. Nel 1954 passa il contratto si scioglie e passa alla Fox. Basta col bianco e nero e i noir e avanti col technicolor e la commedia.

     

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    Eccola con Marilyn Monroe e Betty Grable in “Come sposare un milionario” o in “Il mondo è delle donne”. Si espone assieme a Bogart come anti-comunista durante la caccia alle streghe, lei che sarà sempre una sincera liberale e democratica, e guadagna un film piuttosto infamello, “Oceano rosso”, diretto da William Wellman, sul pericolo giallo che viene dalla Cina comunista, “Blood Alley”.

     

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    E’ bellissimo però il suo unico mélo con Douglas Sirk, “Come le foglie al vento”, dove la troviamo a recitare con Rock Hudson e Robert Stack. Vincente Minnelli intuisce in lei la forza dell’attrice di classe e oltre a farle interpretare un complesso film psicanalitico, “La tela del ragno”, le affida un ruolo magistrale a fianco di Gregory Peck, suo vecchio amico, nel capolavoro comico “La donna del destino”, dove lei è una raffinata esperta di moda e lui un rozzo giornalista sportivo. Sono incantevoli.

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    Il suo personaggio è totalmente modificato negli anni ’50, col colore, e, soprattutto, con la malattia e poi la morte di Bogart, per cancro, nel 1957. Prima di chiudere la bara, Betty gli lancerà il suo celebre fischio di “To Have and Not To Have”. Il film del suo rilancio da star, “Dono d’amore” di Jean Negulesco con Robert Stack nel 1958 è un flop e Lauren Bacall capisce che si deve fermare.

     

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    Non si tratta solo della morte di Bogart, che la fissa per sempre come la vedova giovane di una grande star, è anche il complesso sistema del Cinemascope del tempo che non la valorizza a pieno. E’ troppo alta per lo schermo panoramico, ha pure dei piedi enormi. Era più adatta al vecchio bianco e nero e a un cinema più contenuto.

     

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    Si butta nel teatro, che le darà grandi premi e soddisfazioni e la riporterà a Manhattan. Reciterà il ruolo di Margo Channing in “Applause”, versione musicale di “Eva contro Eva”, assieme a Walter Matthau. Al cinema tornerà sporadicamente negli anni ’60. Nel quasi sperimentale “Elettroshock” di Denis Sanders, nel 1964, nel divertente “Donne vi insegno come si seduce un uomo” di Richard Quine dove recita con Henry Fonda o in “Detective Story” con Paul Newman, quasi un ritorno ai temi del cinema noir della Warner.

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    Intanto si è risposata nel 1961 con un altro bravo attore diviso tra cinema e teatro, Jason Robards, che non sarà mai una star popolare come Bogart, malgrado i ruoli che gli vengono offerti da meastri come Sam Peckinpah e Sergio Leone  e gli eccessi alcolici.

     

    Pure il matrimonio con Robards non andrà a finire benissimo e durerà solo fino al 1969, malgrado la nascita di un terzo figlio, Sam, anche lui attore. Quasi tutto il suo cinema successivo la vede in qualche modo come icona di un cinema che fu. La ritroviamo un po’ sporadicamente tra Hollywwod e l’Europa in film molto diversi fin dagli anni ’70.

     

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    In “Assassinio sull’Orient Express” di Sidney Lumet a fianco di Katherine Hepburn, o ne “Il pistolero” di Don Siegel, accanto a un John Wayne molto malato al suo ultimo film. Negli anni ’90 la troviamo in “Fuga dalla Casa Bianca” assieme a Jack Lemmon e in “The Mirror Has Two Faces” di Barbra Streisand, che le frutta una nomination all’Oscar. Robert Altman la vuole nel suo film sulla moda “Prét-a-porter”, dove interpreterà Slim, in onore della sua cara amica e scopritrice Slim Nancy Gross, la moglie di Hawks.

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    Si innamora di lei Lars Von Trier, che la vuole come “mamma” a inizio 2000 sia in “Dogville” che in “Manderlay”. Con la sua voce sempre più roca, doppia molti cartoni animati, dalla strega di “Il castello incantato di Howl” al personaggio Evelyn dei Griffin a “Family Guy”. Ma quasi tutti i ruoli di vecchia strega sono suoi.

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    Incantevole, anche da molto anziana, Lauren Bacall, un po’ come Katherine Hepburn, ha attraversato il mondo dello spettacolo con grande eleganza e umanità, non accettando troppi compromessi con Hollywood concentrandosi piuttosto sul teatro.

     

    Qualche attrice negli anni ha cercato di ripetere il suo personaggio e il suo magico sguardo, da Charlotte Rampling a Kathleen Turner, ma Lauren Bacall ha sempre avuto qualcosa in più sia negli occhi che nel camminare che erano quasi irripetibili. Deve ancora uscire un suo ultimo film, piccolo piccolo, “Trouble Isn’t Business” di certo Tom Konkle. Ovviamente un noir.   

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