Fulvio Bufi per il ''Corriere della Sera''
ANTONIO ESPOSITO 1
Nelle estati a cavallo tra il 2007 e il 2010 l'albergo Villa Svizzera di Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, era frequentato da un signor Esposito - Antonio Esposito - che in hotel tutti sapevano fosse un importante magistrato.
Lo era. Il dottor Esposito era giudice di Cassazione, e visse un momento di grande notorietà perché nell'agosto del 2013 presiedeva la seconda sezione penale della Suprema Corte che confermò, rendendola definitiva, la condanna a quattro anni di reclusione nei confronti di Silvio Berlusconi nel cosiddetto processo Mediaset.
Una sentenza che provocò anche l'espulsione di Berlusconi dal Senato. Quelle vacanze estive dell'alto magistrato, oggi in pensione, tornano d'attualità perché su alcune frasi a lui attribuite da tre dipendenti dell'albergo ischitano si basa in parte il ricorso che l'avvocato napoletano di Berlusconi, Bruno Larosa, ha depositato alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
berlu in tribunale
Nell'ambito di proprie indagini difensive, Larosa, il 3 aprile del 2014, ha ascoltato e fatto videoregistrare le deposizioni di due camerieri di sala e di un bagnino del Villa Svizzera.
I tre concordano nel riferire che Esposito all'epoca era solito esprimere pesanti apprezzamenti nei confronti del fondatore di Forza Italia. In conseguenza di questa indagine, il magistrato ha presentato a sua volta un esposto alla Procura di Napoli, segnalando che i tre dipendenti dell'albergo avrebbero riferito cose non vere e commesso quindi il reato di false dichiarazioni al difensore.
È stato aperto un fascicolo, destinato però a non andare lontano perché dopo sei anni l'eventuale reato sarebbe già prescritto, ma proprio ieri mattina Esposito è tornato in Procura per integrare la sua denuncia, quindi il pm dovrà valutare il nuovo materiale.
antonio esposito
La ricostruzione di quanto raccolto dall'avvocato Larosa da un lato e dell'esposto del magistrato dall'altro non può però non tener conto di un dato certo: l'hotel Villa Svizzera è di proprietà del senatore di Forza Italia Domenico De Siano, e quindi i camerieri Michele D'Ambrosio e Giovanni Fiorentino, e il bagnino Domenico Morgera - ossia le tre persone informate dei fatti ascoltate durante le indagini difensive - sono stipendiati da uno degli uomini più vicini a Berlusconi.
Che cosa hanno riferito i tre? Frasi che certamente lascerebbero intendere una scarsa stima (per usare un eufemismo) da parte del magistrato verso l'ex premier.
Ma soprattutto, secondo la difesa di Berlusconi, metterebbero in discussione la serenità di giudizio di chi fu chiamato a dire la parola definitiva sul processo Mediaset e sul destino giudiziario e di conseguenza politico di chi ne era il principale imputato.
«Un giorno (Esposito, ndr ) mi chiese del mio datore di lavoro, all'epoca sindaco di Lacco Ameno», mette a verbale D'Ambrosio. «Quando gli dissi il nome - aggiunge- mi chiese se fosse di Forza Italia e alla mia risposta affermativa il dottor Esposito esclamava "Sta con quella chiavica di Berlusconi"». Il cameriere sostiene che in un'altra circostanza, invece, Esposito avrebbe detto: «A Berlusconi, se mi capita l'occasione, gli devo fare il mazzo così».
Domenico De Siano
Quasi in fotocopia la deposizione di Fiorentino: «Il dottor Esposito spesso chiedeva di chi fosse la struttura alberghiera e io rispondevo di De Siano, esponente politico di Forza Italia. La sua risposta in napoletano era "Ah, sta con quella chiavica di Berlusconi"».
Fiorentino attribuisce a Esposito anche un'altra frase: «Affermava che prima o poi avrebbero arrestato sia il mio datore di lavoro che il Berlusconi. Ciò è avvenuto più volte. Era un continuo». Infine Morgera. Pure lui riferisce che una volta il giudice «riguardo a Berlusconi disse: "Che bella chiavica"».
DOMENICO DE SIANO E FRANCESCA PASCALE