CESARE BATTISTI
Emiliano Guanella per La Stampa
Tutto rimandato a data da definirsi. L' iter dell' estradizione di Cesare Battisti si blocca nelle sabbie mobili della giustizia e dei delicati rapporti tra il Giudiziario e l' Esecutivo brasiliano. Ieri il ministro del Supremo Tribunal Federal (Stf) Luis Fux, chiamato a rispondere al ricorso dei legali dell' ex terrorista, ha deciso di cambiarne la tipologia, da «habeas corpus» a «reclamo formale» presso la Corte, il che significa che si deve aprire una nuova istruttoria chiamando tutte le parti in causa.
In pratica, un nuovo processo, che può durare anche settimane per una decisione che sta diventando, di nuovo, una patata bollente per il massimo tribunale brasiliano. Rispetto al 2010, quando la Corte decise per l' estradizione, ma fu poi l' allora presidente Lula da Silva a bloccarla, tutto è mutato; i ruoli, se non completamente rovesciati, appaiono perlomeno invertiti. La politica, oggi, vuole spedire Battisti in Italia.
CESARE BATTISTI A RIO DE JANEIRO
Il lavoro certosino dell' Italia ha convinto il governo Temer ha prendere la decisione. «Battisti - ha detto il ministro della giustizia Jardim - deve rispondere alla giustizia italiana dei delitti per cui è stato condannato, il Brasile non può mettersi in mezzo».
Se tutto fosse finito lì, in questo momento Battisti sarebbe già in una galera patria, ma vuoi per abilità dei suoi avvocati, vuoi per il corto circuito perenne che esiste tra il governo e la Corte, la faccenda si è arenata in un terreno ora pericolosamente incerto. Tre le incognite principali. La prima riguarda chi dovrà giudicare il caso. Il Stf è composto da dieci giudici più la presidente Carmen Lucia, ma la richiesta inizialmente è caduta solo sulla prima sezione; sono cinque giudici, di cui 4 tendenzialmente contrari all' estradizione e solo uno, Alexandre de Morais, nominato recentemente da Temer, sicuramente a favore. Se la decisione fosse plenaria, le quotazioni di Battisti scenderebbero invece notevolmente.
CESARE BATTISTI
Il secondo interrogativo è sull' oggetto del contendere. I giudici, cinque o undici che siano, devono considerare esclusivamente se è giusto o meno estradare Battisti o definire se rimane valida la prerogativa presidenziale nel decidere sull' estradizione. Se si confermasse, come avvenne nel 2010, la facoltà dell' Esecutivo di avere l' ultima parola, allora Battisti finirà su un aereo per Roma.
Ma se al Stf decidessero di bocciare tout court l' estradizione, Temer se la sentirebbe di compiere un gesto unilaterale, firmando un decreto d' espulsione? Quest' ultima questione è ancor più delicata; Temer è un presidente debole, invischiato in scandali di corruzione e impegnato quotidianamente nel disperato tentativo di mettere tutti gli alleati d' accordo per resistere fino alla fine del suo mandato, non gli converrebbe proprio aprire un nuovo fronte interno.
CESARE BATTISTI BRINDISI PRIMA DI TORNARE A SAN PAOLO
Senza contare il fatto che Battisti ha un figlio di 4 anni in Brasile. La madre del piccolo, sua ex compagna, ha recentemente scritto una lettera a mano al Stf per spiegare che l' estradizione provocherebbe un grave dolore per il bambino, oltre che un danno economico alla famiglia, visto che Battisti aiuta a pagare i conti a casa.
Mentre si cucinano tutti questi elementi, Cesare Battisti rimane a piede libero, ma vigilato dalla giustizia. Ieri un giudice della corte d' appello di San Paolo ha confermato che può attendere in libertà il caso per i dollari ed euro di troppo che voleva portare con sé in Bolivia. Battisti non può uscire dal comune di Cananeias e deve portare con sé una cavigliera, l' equivalente brasiliano del braccialetto elettronico. Poca cosa rispetto alle sbarre, ma comunque un fastidio per uno che da sei anni girava con tutta la libertà nel suo Paese d' adozione.
CESARE BATTISTI A CORUMBA' CESARE BATTISTI A CORUMBA