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    EUGENIO CEFIS AVEVA PREVISTO TUTTO - L'UOMO DI MOLTI MISTERI ITALIANI GIA' NEL 1972 PONEVA IL PROBLEMA DELL'AVVENTO DELLE MULTINAZIONALI E DEL RISCHIO PER LE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI, CON LO SVUOTAMENTO DEL POTERE DEGLI STATI E DEI PARTITI - L'ELOGIO DI MIRELLA SERRI: "IL NOME DELL'IMPRENDITORE OGGI TORNA ALLA RIBALTA ANCHE PER LA RINNOVATA RICHIESTA DI PRESENZA PUBBLICA NELL'ECONOMIA DI CUI NEL DOPOGUERRA FU IL GRANDE ALFIERE" - I FONDI NERI E LE TANGENTI, LA MORTE DI ENRICO MATTEI, MAURO DE MAURO E QUELLA DI PASOLINI, I RAPPORTI CON LICIO GELLI E LA P2


     
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    Mirella Serri per "la Stampa"

     

    EUGENIO CEFIS EUGENIO CEFIS

    Il più rispettato dei partigiani della divisione Valtoce fu il comandante Alfredo Di Dio che il 12 settembre 1944 cadde in un' imboscata dei tedeschi. A prendere il suo posto fu l' amico e braccio destro Eugenio Cefis. Circa 25 anni dopo l' ex repubblichino Giorgio Pisanò scrisse sul Candido che su Cefis aleggiava il sospetto che non avesse approntato soccorsi adeguati allo scopo di diventare lui stesso il capo della formazione cattolica.

    URAGANO CEFIS - IL LIBRO SU EUGENIO CEFIS URAGANO CEFIS - IL LIBRO SU EUGENIO CEFIS

     

    Quest' ombra accompagnò per tutta la vita il presidente di Eni e di Montedison, il quale nell' armadio collezionava anche altri scheletri: come il fatto di non aver mai raccontato la feroce repressione antipartigiana di cui fu protagonista con il Regio esercito in Slovenia durante la Seconda guerra mondiale, il suo ambiguo ruolo di agente del Sim, il servizio di informazioni militare, l' arresto a Milano alla fine del conflitto da parte dei partigiani comunisti per aver favorito l' esodo verso la Svizzera di truppe tedesche in ritirata.

     

    eugenio cefis 4 eugenio cefis 4

    Insomma, la vita pubblica di Cefis, di cui il 21 luglio ricorrono cento anni dalla nascita, prende avvio con tanti oscuri episodi, a cui poi anche molti altri se ne aggiunsero: è il giornalista Paolo Morando a svelarci con dovizia di documenti inediti la vicenda di Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e di misteri (Laterza, pp. 375, 20).

     

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    Il nome dell' imprenditore di Cividale del Friuli, scomparso nel 2004, oggi torna alla ribalta anche per la rinnovata richiesta di presenza pubblica nell' economia di cui nel dopoguerra fu il grande alfiere. Tornano d' attualità il pensiero e l' operato di questo «esponente della borghesia di Stato», come lo appellò l' allora governatore della Banca d' Italia Guido Carli?

    paolo morando il libro su eugenio cefis paolo morando il libro su eugenio cefis

     

    «Non c' è dubbio. Come visione e come spirito oggi più che mai Cefis è molto moderno», commenta l' economista Innocenzo Cipolletta, presidente di Assonime. «Come Enrico Mattei ed Enrico Cuccia, anche lui coltivava e metteva in atto le sue idee sul ruolo industriale dello Stato senza essere il mero portavoce delle esigenze dei partiti politici. Il suo progetto fallì? Certo, ma perché mancarono gli imprenditori e i capitali e il mercato poté riempire i vuoti e conquistare gli spazi lasciati liberi».

     

    Evocare oggi Cefis suona come la richiesta di nuovo equilibrio tra pubblico e privato? Non a caso quest' anno il Festival dell' Economia di Trento (dal 3 al 6 giugno) avrà come titolo «Il ritorno dello Stato» e si parlerà anche dell' imprenditore friulano.

     

    eugenio cefis eugenio cefis

    «Nel 1972, in un discorso all' Accademia militare di Modena, Cefis poneva il problema dell' avvento prepotente delle multinazionali e del rischio che si delineava per le democrazie occidentali, con lo svuotamento del potere degli Stati e dei partiti», spiega Morando. «Cefis prefigurava un futuro in cui alcune centinaia d' imprese multinazionali avrebbero fatto il bello e il cattivo tempo.

     

    Ora l' economia internazionale è governata da player meno numerosi ma assai pervasivi: Google, Amazon, Facebook, Microsoft. Non vagheggiamo, oggi, il modello delle Partecipazioni statali e le sue storture, un modello economico che i partiti della Prima repubblica hanno fagocitato per propri fini, ma la parabola di Cefis e della Montedison può insegnarci parecchio».

     

    eugenio cefis 5 eugenio cefis 5

    Per tornare alle singolari e assolutamente uniche vicissitudini politiche ed esistenziali del «corsaro all' arrembaggio dei galeoni di Stato», come lo definì Eugenio Scalfari nel celebre Razza padrona (scritto con Giuseppe Turani), ad alimentare l' aura di segreti e di rimozioni che sempre circondò il manager friulano furono varie morti e incidenti associati alla sua persona. Dopo la drammatica fine di Enrico Mattei, il cui aereo precipitò nel 1962 a seguito di un attentato, vi fu chi sostenne che il mandante dell' omicidio fosse Cefis il quale lo sostituì alla testa dell' Eni.

     

    Trame e indiscrezioni accompagnarono anche la successiva escalation del finanziere, il quale nel 1968, con fondi pubblici e con l' aiuto del banchiere Cuccia, conquistò Montedison, la maggiore industria privata italiana. Nel 1970 scomparve nel nulla Mauro De Mauro, poco prima che consegnasse al regista Francesco Rosi i materiali per il film Il caso Mattei. Venne individuata dietro al delitto la longa manus dell' imprenditore-corazziere, soprannominato così per la stazza imponente. Sospetti analoghi maturarono intorno alla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, assassinato quando era al lavoro su Petrolio, romanzo-inchiesta dedicato a Cefis e a Mattei.

    eugenio cefis eugenio cefis

     

    Il saggio di Morando segue pure le piste di tangenti e fondi neri per finanziare partiti e movimenti sovversivi di estrema destra e ripercorre le diramazioni dello sterminato potere della «razza padrona» sostenuta dalla Dc di Amintore Fanfani. La leggenda nera del finanziere-imprenditore, che ebbe anche un convinto e instancabile avversario nell' Avvocato Gianni Agnelli, proseguì a ridosso del suo inaspettato abbandono di Montedison e dell' Italia.

     

    eugenio cefis e gianni agnelli eugenio cefis e gianni agnelli

    Quando nel 1977 annunciò a Cuccia l' improvvisa decisione di ritirarsi, sembra che il banchiere di Mediobanca abbia detto: «Questo da lei non me lo aspettavo. Credevo che lei avrebbe fatto il colpo di Stato». Morando mette in dubbio l' autenticità delle parole di Cuccia. Ma il fatto stesso che queste parole siano state considerate fino a oggi assai plausibili testimonia il pericoloso clima d' illegalità e di delitti irrisolti che ha dominato l' Italia all' epoca del «corsaro» ricco di idee e di visioni su uno Stato imprenditore.

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