Filippo Facci per “Libero quotidiano”
filippo facci selfie
Il pragmatismo non -politico di Mario Draghi ricorda le inesperienze e ingenuità dei primi governi Berlusconi, quando pensavano davvero che per cambiare una legge bastasse cambiare la legge.
L'apparente soddisfazione di Marta Cartabia, invece, ricorda una certa auto -convinzione piddina di poter davvero «concertare» una riforma con una controparte chiamata Magistratura, trattata come se fosse una parte sociale: l'obiettivo era non farla scendere in piazza.
MARTA CARTABIA 1
Ma per dirla male: solo nel giorno in cui la corporazione scendesse davvero in strada ci sarebbe l'indizio (ma non ancora la prova) che qualcosa starebbe cambiando davvero. Questo per anticipare che no, questa riforma della giustizia non pare credibile. Non basta cambiare delle leggi: soprattutto se sono dirette a chi, le stesse leggi, dovrà interpretare e dovrà trasformare in prassi giurisprudenziale.
GIUSEPPE SANTALUCIA
I magistrati rappresentano i decreti attuativi viventi di ciò che li riguarda: è così che sono state annullate tutte le velleità di riforma tentate negli ultimi decenni. Già il Codice di procedura penale (1989) in teoria conteneva gli anticorpi che dovevano difendere dalle patologie degenerate in seguito: lo strapotere dei pm, la mancata terzietà del giudice, il segreto istruttorio divenuto inesistente, la centralità del processo rispetto alle indagini preliminari e molto altro. È tutto scritto: chi l'ha ribaltato, poi? Non delle leggi, ma delle sentenze. Non delle riforme, ma delle Corti e delle consuetudini.
filippo facci
È impossibile riformare assieme ai magistrati, oggi: in questa fase storica si può solo riformare contro di loro. Alcuni esponenti di Italia Viva hanno detto già molto: che non si può mediare con chi non voleva cambiare assolutamente niente, perché ogni esito ne uscirà annacquato; e non si può cedere posizioni alle ali giustizialiste del Pd o addirittura dei grillini.
DEGENERAZIONI
Nel frattempo, persino l'Associazione magistrati tutto sommato se n'è restata buona, avendo capito che si conserverà l'esistente; persino la corrente di Magistratura democratica ha capito che la stessa Amn è stata «incapace di proposte idonee a dimostrare l'assunzione di responsabilità per la crisi».
luca palamara foto di bacco
Non vogliamo dire che la commissione Cartabia non abbia lavorato: vogliamo dire che l'ha fatto per niente. Restando alla parte che riguarda il Csm, si è lasciato che il Csm autogovernasse persino la propria riforma. Le doppie indennità per i magistrati dei Ministeri sono ancora lì, il carrierismo pure.
LA MINISTRA MARTA CARTABIA
Non si è chiarita neppure la differenza con la riforma dell'ordinamento giudiziario voluta nel 2006 dal guardasigilli leghista Roberto Castelli, che voleva introdurre elementi di meritocrazia in una corporazione dove ogni carriera è soggetta a scatti automatici: ma nei fatti le normative non fecero che accrescere i poteri dei dirigenti degli uffici e sottodimensionare i requisiti dell'anzianità di servizio, il che spianò il terreno ancora di più ai carrierismi, alle spartizioni interne alle correnti, ai privilegi e alle pratiche lottizzatorie poi esplose col caso di Luca Palamara.
MAGISTRATI
Le varie degenerazioni in seno al Csm si sono consolidate a partire da lì, mentre i pochi principi innovativi introdotti ora sulle cosiddette «porte girevoli» (i magistrati fuori ruolo che vanno e vengono) sono poche macchie maculate su una pelliccia spessa come la precedente.
Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia ha detto che «si sta cambiando l'assetto della Costituzione», il che naturalmente non è vero, ma perlomeno Santalucia ha fatto capire che il cuore del problema è quello, l'assetto della Costituzione. Senza cambiarlo, non cambi niente: puoi solo diversificare le gerarchie, accentrare poteri, far controllare meglio i magistrati da altri magistrati, renderli degli impiegati ai servizio della Corporazione: ma resta una partita di giro.
la rissa tra filippo facci e luca di carlo a domenica live 6
Il Csm è un meccanismo para-parlamentare che attribuisce i vertici degli uffici sulla base di criteri politici o correntizi, consente incarichi extra-giudiziari e permetterà che molti giudici svolgano compiti da «fuori ruolo» al Ministero e nelle ambasciate, che pure fanno parte dell'esecutivo. Domanda: nella riforma c'è traccia di un qualche cambiamento in questa direzione? Il Csm resterà proprietario della funzione giudiziaria e non riuscirà a valutare i magistrati se non quando avranno fatto i peggiori danni.
toghe
Il Csm continuerà a non eccepire circa l'affollamento nelle carceri di cittadini in attesa di giudizio. Il Csm resterà dominato dalle correnti e questo non cambierà, paradossalmente, perché le correnti non sono d'accordo su come farlo. Il Csm da organo che difendeva l'indipendenza della magistratura è divenuto il vertice organizzativo della magistratura, l'ente esponenziale della medesima: sul rischio che potesse diventarlo potete trovare discussioni risalenti ad ancor prima dell'insediamento del primo Consiglio, nel 1956.
CERCASI RINNOVAMENTO
GIUSEPPE SANTALUCIA
Domanda: ora, nella riforma, pensate che vi sia un qualche serio cambiamento in questa direzione? L'articolo 104 della Costituzione dispone che «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere», e nella discussione all'Assemblea Costituente fu osservato che riconoscere un autogoverno del genere avrebbe significato creare uno Stato nello Stato, una casta chiusa e intangibile: non è forse quello che è successo?
E potete credere che la riforma Cartabia, ora, possa invertire la degenerazione che ne è conseguita, e che peraltro è sotto gli occhi di tutti? Ancora, e infine: l'articolo 105 della Costituzione dispone che «spettano al Csm le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati». Questo era, e questo è. E questo sarà, sinché la Costituzione non verrà cambiata.