Virginia Della Sala per il “Fatto quotidiano”
zuckerberg
"Abbiamo stimato ragionevole": cerca di essere moderato, Facebook, quando comunica di aver deciso di accantonare 3 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2019, in attesa di sapere se la Federal Trade Commission degli Stati Uniti gli comminerà o meno la multa per lo scandalo Cambridge Analytica. L'aver permesso che una società esterna utilizzasse per fini politici i dati degli utenti raccolti senza il loro consenso potrebbe infatti costare a Mark Zuckerberg tra i tre e i cinque miliardi di euro. E l' azienda ha preferito tenerne conto durante la comunicazione dei risultati di bilancio del primo trimestre del 2019.
Cambridge Analytica
Così, i risultati della prima parte dell' anno vedono un utile netto pari a 2,429 miliardi di dollari, in calo del 51% rispetto ai 4,988 miliardi dello stesso periodo dell' anno precedente. Ciò nonostante i ricavi - nella quasi totalità provenienti dalla pubblicità - hanno toccato 15,1 miliardi nel trimestre, con un aumento del 26%. Il numero di utenti attivi quotidianamente sul social network è a quota 1,56 miliardi in media a marzo 2019, con un aumento dell' 8% su base annua.
Zuckerberg quindi dà i numeri e annuncia cambiamenti (mentre in Irlanda si apre l'ennesima indagine, stavolta per la conservazione non crittografata delle password di centinaia di milioni di utenti): si mostra collaborativo, ancora una volta intenzionato ad applicare la massima tutela della privacy per gli utenti, consapevole che nel breve periodo questo possa avere delle ripercussioni negative sul business ma fiducioso che sul lungo periodo possa generare un ritorno di fiducia e quindi anche dei soldi.
MARK ZUCKERBERG OCULUS
Crittografia, maggiore protezione dei messaggi per gli utenti, minore permanenza dei post in memoria. Poi, l'appello ai governi (che rischia di apparire come uno scarica barile): identificare un regolamento sulla privacy che sia più univoco possibile, meglio se sul modello del Gdpr europeo, e affrontare in modo chiaro il problema della propaganda sui social.
Chiede parametri per stabilire "cosa sia la pubblicità politica" e chi possa farla, perché "spesso le minacce di oggi, come le ingerenze straniere sui processi democratici, non sono contemplate dalle leggi attuali e sarebbe meglio che non fossero le aziende a definire queste regole da sole". Stesso discorso per i contenuti: "Ci dovrebbe essere un' azione pubblica per definire cosa sia lecito consentire e come minimizzarne gli effetti - spiega - in maniera tale che le aziende - come la sua - possano adeguarsi".
Cambridge Analytica
L'Italia, intanto, cerca di adeguarsi. Nei giorni scorsi, il Garante della Privacy ha emanato un regolamento che prevede che per l' utilizzo a fini di propaganda politica dei dati degli utenti provenienti dai social network ci sia bisogno dell' esplicito consenso dell' utente, in linea con il regolamento europeo emanato in occasione delle prossime elezioni (con il quale i partiti rischiano multe fino al 4% del loro bilancio).