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    PRIMA TI DEVASTANO E POI TI DANNO LE BRICIOLE - FACEBOOK INVESTE 52 MILIONI DI DOLLARI PER RISARCIRE I MODERATORI DI CONTENUTI (A CUI HA ROVINATO LA VITA) – SI TRATTA DI QUELLE PERSONE CHE HANNO SVILUPPATO SINDROMI PSICHICHE DOPO AVER PASSATO MESI A GUARDARE POST, VIDEO E CONTENUTI DI STUPRI, OMICIDI, SUICIDI – TUTTO È PARTITO DALLA DENUNCIA DI SELENA SCOLA NEL 2018, A CUI NE SONO SEGUITE MOLTE ALTRE. E ORA…


     
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    Albachiara Re per www.wired.it

     

    facebook facebook

    Nel 2016 le elezioni presidenziali americane hanno evidenziato l’inadeguatezza di Facebook nella gestione dei contenuti pubblicati dai propri utenti: fake news, messaggi d’odio, post incitanti al razzismo e alla violenza hanno spinto il social network a impegnarsi, molto più che in passato, per evitare che questo tipo di post si diffondesse in maniera capillare in tutto il mondo. Con questo obiettivo, all’epoca, l’azienda ha deciso di assumere migliaia di moderatori per verificare se quanto presente sul social network rispettasse gli standard della community di Facebook.

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    Un lavoro che tuttavia, in molti casi (come documentato ampiamente dai media), ha provocato problemi di salute mentale a chi lo svolge: tra le altre conseguenze, si sono registrati casi di sindrome da stress post-traumatico (Ptsd) o depressione. Oggi, con una svolta che ha dello storico, Facebook ha approvato un accordo preliminare per far partire un programma con cui risarcire i moderatori di contenuti, investendo 52 milioni di dollari e dando compensazioni economiche variabili a chi, a causa della propria attività di moderazione, ha sviluppato patologie di tipo psicologico.

     

    Dalla class action al risarcimento danni

    SELENA SCOLA SELENA SCOLA

    Facebook ha circa 15mila moderatori di contenuti soltanto negli Stati Uniti: sono persone fisiche che passano in rassegna post che gli utenti o l’algoritmo stesso di Facebook ha contrassegnato come non in linea con gli standard della comunità. Si tratta spesso di contenuti molto violenti, di pedofilia o comunque generalmente disturbanti. Molte altre migliaia di queste figure si trovano all’estero, specie in paesi del cosiddetto Terzo mondo, e si tratta quasi sempre di dipendenti di compagnie a cui Facebook subappalta la moderazione dei contenuti.

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    La svolta legale è iniziata, secondo quanto rivelato da The Verge, nel settembre del 2018 quando un’ex moderatrice, Selena Scola, ha fatto causa a Facebook sostenendo di aver sviluppato la sindrome da stress post-traumatico dopo aver ricoperto per 9 mesi il ruolo di moderatrice su post che contenevano anche foto e video di stupri, omicidi e suicidi. Una denuncia a cui hanno fatto seguito quelle di altri moderatori che riportavano disturbi psicologici simili. Il social network è stato accusato di non aver assicurato un ambiente di lavoro sicuro per i propri dipendenti: non solo l’esposizione continua a contenuti molto forti, ma anche orari massacranti e paga molto bassa.

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    SELENA SCOLA SELENA SCOLA

    La corte superiore di San Mateo in California, dopo aver ascoltato le testimonianze degli 11250 moderatori, in accordo con Facebook, ha stabilito che a ognuno di loro spetti un risarcimento di almeno mille dollari, a cui potranno essere aggiunti da 1500 a 6mila dollari, qualora venga diagnostica più di una patologia. Il denaro servirà a coprire le cure mediche.

     

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    Facebook ha, inoltre, approvato una serie di strumenti che dovrebbero aiutare i moderatori nel loro lavoro: le immagini e i video dannosi saranno, per impostazione predefinita, riprodotti in bianco e nero e senza audio. Inoltre ogni moderatore, se lo ritiene necessario, potrà partecipare a sedute di psicoterapia individuali o di gruppo e rivolgersi, in qualunque momento, a un terapeuta.

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