Comunicato stampa
QUEL TERRIBILE 92 - AARON PETTINARI
Di tutti gli anni della nostra storia recente, uno di quelli che resterà per sempre impresso nella mente degli italiani è sicuramente il 1992.
Un anno a metà tra la speranza di un cambiamento possibile e il tragico dolore. Tutto ha inizio il 17 febbraio 1992, quando scoppia il caso Tangentopoli con l'arresto dell'ingegnere Mario Chiesa. Quella “mazzetta” da 7 milioni, ricevuta dall'imprenditore Luca Magni, dà il via all'inchiesta Mani Pulite. Basta scorrere ancora il calendario fino al 23 maggio per precipitare dallo scandalo alla guerra fra il potere criminale e lo Stato quando, alle 17.56, i killer di Cosa nostra innescano con un radiocomando a distanza mille chilogrammi di esplosivo, nascosti in un tombino dell'autostrada Palermo-Trapani, all'altezza dell'uscita per Capaci. Muoiono così Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Appena 57 giorni dopo, alle 16.58, Palermo, e con essa l'Italia intera, sobbalza allo scoppio di una nuova bomba, stavolta in via D'Amelio. Una nuova strage in cui a perdere la vita sono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. È il secondo colpo al cuore dello Stato da parte di Cosa nostra.
FALCONE BORSELLINO
Grazie ai ricordi di 25 voci il libro attraversa quella stagione di rivoluzione e cambiamenti, ripercorrendo anche altri fatti ed episodi che hanno caratterizzato i primi anni Novanta, dallo scoppio della guerra in Bosnia alla nascita dell’Unione Europea, fino a giungere ai giorni nostri. Un modo per fare memoria, 25 anni dopo.
Dal Libro di Aaron Pettinari "Quel terribile '92"
Manuel Agnelli
da sinistra antonino caponnetto con falcone e borsellino piccola
«Da una parte, l’inizio di una storia stabile che mi ha cambiato la vita. Dall’altra, l’affermazione musicale del rock, del punk e del post punk, con la consacrazione dei Nirvana in tutto il mondo. Sono questi i motivi, a livello personale, per cui il ‘92 mi è entrato nella pelle». È al suono della musica che Manuel Agnelli, leader storico degli Afterhours, associa una stagione di grandi cambiamenti. Nevermind, l’album con la discussa copertina del bambino che insegue una banconota da un dollaro attaccata ad un amo, è la pietra miliare di una nuova epoca. «Dalla sua uscita ci sono voluti un po’ di mesi prima che quel fenomeno diventasse parte del costume, segno di una nuova tendenza musicale. Quello non era il primo exploit del nuovo rock, perché erano già usciti i Red Hot Chili Peppers con Blood Sugar Sex Magic, ma con l’ascesa dei Nirvana si è affermato il grunge vero e proprio. Un cambiamento globale che ho avvertito durante un viaggio low cost in Messico, assieme alla mia neo fidanzata, ascoltando alla radio Smells Like Teen Spirit. Ciò che prima era mainstream stava diventando roba nostra. Come musicista ho capito di essere centrale, non periferico o superato». Cambia la musica, cambia la cultura.
FALCONE BORSELLINO
Gli anni Ottanta erano stati interessanti a livello di underground, di pensiero e di contro-cultura ma nella società ufficiale erano anni imbalsamati. C’era una sorta di nichilismo diffuso tra i ragazzi e si pensava che lo status quo non sarebbe mai cambiato. Poi però, nel giro di pochi anni, sono arrivati la caduta del Muro di Berlino, la fine della dittatura rumena di Ceausescu, il crollo dell’Unione Sovietica con l’apertura della frontiera dell’est. E l’elezione di Bill Clinton, a mio parere uno dei migliori presidenti americani capace di rinsaldare l’economia interna e mostrare una politica estera che fosse per il mondo e non per i soli Stati Uniti. È stato proprio davanti ai suoi occhi, che nel 1993, è avvenuta la storica stretta di mano fra Yitzhak Rabin, premier israeliano, e Yasser Arafat, presidente dell’Olp». Un’altra promessa mancata in un mondo che corre veloce verso nuovi equilibri.
FALCONE E BORSELLINO
Nel giro di poco tempo lo spirito “rivoluzionario” arriva anche in Italia: «Ciò che è accaduto non sarebbe mai potuto avvenire cinque anni prima. Era il ‘92 l’anno in cui si erano create le condizioni favorevoli per un rinnovamento che prima era considerato utopia. E in questo contesto si è inserita Tangentopoli, con un lavoro pazzesco dei magistrati ma anche un’idea nuova che si respirava a livello popolare. Lo paragono al clima vissuto dai figli dei fiori tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta. Un sogno fatto di tanta concretezza. Io stesso, forse illudendomi, per due o tre anni ho sognato di vivere un cambiamento epocale».
fiorella mannoia
«Per tanti ragazzi abituati al confronto becero e superficiale tra “paninari” e “dark”, occuparsi di politica in maniera cosciente diventava un enorme passo avanti. Grazie a Mani Pulite vennero a galla le con traddizioni di un sistema, e la gente smise di far finta di niente. I centri sociali si trasformarono in culturali dando il via a una denuncia che andava oltre le lotte ideologiche o di partito.
Uno spirito che è proseguito anche dopo con la nascita dei primi movimenti No Logo che portavano a galla i problemi dell’ambiente, dell’inquinamento e del buco dell’ozono. Tutto avveniva senza prendere in mano i forconi o mettere in piedi un colpo di Stato. Era tornata la partecipazione attiva, in contrapposizione ad un lungo periodo fatto di lassismo, discoteche e cocaina».
manuel agnelli skyarte hd 3
In quel clima di trasformazione non mancano gli eccessi. «Eravamo con alcuni amici a manifestare di fronte al Palazzo di giustizia di Milano in segno di supporto ai magistrati che erano presi d’assalto da una delle tante campagne di delegittimazione. A un certo punto qualcuno tra la folla iniziò a gridare “scemi, scemi” in direzione dell’ingresso del Tribunale. Replicando i fatti di Roma, all’hotel Raphael, iniziò uno sfrenato lancio di monetine. Era il caos. Anche i miei amici presero i soldi dalle tasche partecipando a quel gesto collettivo, senza sapere contro chi o cosa venissero scagliate le monete. Rimasi sconvolto e urlai verso di loro, ragazzi tra i venticinque e i trent’anni, di smetterla. Non capivo quel gesto immotivato di persone che ritenevo capaci di analisi distaccate. In quel momento mi accorsi che il confine tra la voglia di cambiamento ed il rancore grossolano contro il potere era molto sottile. Ciò che stava accadendo, sul piano della consapevolezza e della capacità di analisi, veniva affrontato in maniera approssimativa»….
CARESSA
falcone e borsellino PIETRO GRASSO CON FALCONE E BORSELLINO