piercamillo davigo
Liana Milella per www.repubblica.it
Davigo in bilico al Csm? Da ieri questo file ha assunto consistenza. Dopo giorni in cui il voto a suo favore, e per la sua permanenza in Consiglio nonostante il suo ingresso in pensione dal 20 ottobre, sembrava del tutto maggioritario. Invece ecco materializzarsi, nel giro di 12 ore, insistenti e avverse voci di corridoio: sostengono che contro di Davigo starebbero per schierarsi i vertici della Cassazione, che di diritto fanno parte del Csm.
PIETRO CURZIO
Parliamo del primo presidente Pietro Curzio, fresco di nomina, e del procuratore generale Giovanni Salvi. Per una coincidenza, entrambi con un solido passato dentro Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe.
Che sulla sua rivista Questione giustizia ha visto, appena lunedì, una dura presa di posizione contro Davigo del presidente stesso di Md, il giudice di sorveglianza Riccardo De Vito (la toga del caso Zagaria), che parla della sua permanenza in Consiglio come di “un gravissimo pericolo”.
giovanni salvi foto di bacco (1)
La coincidenza è malandrina: detto fatto diventa sempre più forte il tam tam sul fatto che Curzio e Salvi vedano dei rischi per la vita del Csm qualora Davigo dovesse restare in consiglio. Non solo: trapelano anche con insistenza le voci di un vice presidente del Csm David Ermini, di professione avvocato, in allarme per un Davigo confermato consigliere togato e componente della sezione disciplinare, con il rischio - secondo i giudizi attribuiti ad Ermini - che le decisioni disciplinari possano essere impugnate per il voto di un componente nella veste ormai di ex magistrato.
Ma chi descrive questo scenario e i suoi protagonisti sostiene anche che preoccupazioni e titubanze sul caso Davigo espresse dal comitato di presidenza - Ermini, Curzio e Salvi - potrebbero giungere direttamente dal Qurinale, visto che Sergio Mattarella è anche il presidente del Csm. Un’indiscrezione, quest’ultima, che però non trova assolutamente alcuna conferma sul Colle.
SERGIO MATTARELLA DAVID ERMINI
Bocciatura anche per il titolo di presidente aggiunto
Ma non basta. Perché Davigo subisce anche un’altra sconfitta. Il plenum - tutti a favore, astenuti Stefano Cavanna (laico indicato dalla Lega), Fulvio Gigliotti (laico M5S), Giuseppe Marra e Ilaria Pepe della stessa corrente dell’ex pm e presidente dell’Anm nel 2016-2017 - boccia la sua richiesta di acquisire il titolo di presidente aggiunto della Cassazione, che gli era stato negato preferendogli Mimmo Carcano, ma che invece il Consiglio di Stato gli ha riconosciuto.
fulvio gigliotti
Oggi quel posto, sostengono i colleghi, è ormai attribuito a Margherita Cassano. Quindi Davigo non ottiene il risarcimento da perdita di chance, né tantomeno l'attribuzione del titolo ai fini retributivi. Tuttavia lo stesso plenum ha riconosciuto che, in quella competizione, Davigo aveva più titoli del collega Carcano. Ma tant’è, ormai Davigo, per eventuali indennizzi, potrebbe doversi rivolgere al ministero della Giustizia.
Sulla permanenza si voterà il 19 ottobre
È un fatto che, da ieri, il caso Davigo ha cambiato corso. Si complica. Supera la vicenda singola e impatta sull’intera istituzione già fortemente provata dal caso Palamara. Innanzitutto si allungano i tempi. La giornata decisiva con il voto in plenum avrebbe dovuto essere quella di oggi. Invece se ne parlerà addirittura lunedì prossimo, il 19 ottobre, giusto il giorno prima del compleanno di Davigo.
MARCO MANCINETTI PIERCAMILLO DAVIGO
Di più: non solo il consenso di togati e laici - 25 anziché 26 perché c’è un impasse pure sulla sostituzione del dimissionario Marco Mancinetti (Unicost), coinvolto anche lui nella vicenda Palamara - è convocato per le 15 di lunedì, ma è prevista una convocazione anche per martedì. Quindi si prevede una discussione lunga.
Che potrebbe anche concludersi con un voto segreto. Che certo non gioverebbe a Davigo, da sempre considerato un “cattivo”, un “giudice populista”, un “grillino”. Di recente il suo asse con la sinistra di Area gli ha visto vincere al Csm molte battaglie, ma le sue numerose performance in tv hanno suscitato scontate gelosie. In una parola, il giudice anti-correnti - famosa la sua battuta “uno a me, uno a te, uno a lui” che ha anticipato il caso Palamara - verrebbe battuto proprio dalle correnti.
GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO
I possibili schieramenti
Come stanno messi i voti? Area è con lui, 5 voti perché resti al Csm. Tre dei suoi ovviamente votano per lui, compreso Sebastiano Ardita. Lui, Davigo, non voterà per se stesso. No news su che farà Nino Di Matteo. I soliti maligni dicono che se il voto è palese starà con Davigo, nel segreto dell’urna non si sa. Ma questo che riportano è un brutto pettegolezzo.
Ancora per Davigo due dei tre laici indicati da M5S - Fulvio Gigliotti e Alberto Maria Benedetti - mentre Filippo Donati avrebbe delle perplessità. Siamo a dieci voti a favore. Il fronte contrario è composto da Magistratura indipendente con tre voti, da Unicost con due, dai due laici di Forza Italia Cerabona e Lanzi. Non pervenuta la posizione dei due leghisti Basile e Cavanna. Potrebbero astenersi. Però non è detto.
david ermini
Ma a questo punto è evidente che la posizione dei due vertici della Cassazione può fare la differenza. E non è affatto detto che Ermini voti. Il gioco delle astensioni potrebbe giocare a favore di Davigo, ma c’è già chi sostiene che se Curzio e Salvi dovessero parlare contro Davigo questa verrebbe comunque interpretata come un’indiretta presa di posizione del Colle. Una sorta di indicazione di voto cui attenersi. Ma che, al momento, resta solo un’ipotesi. Chiaramente anti Davigo.
luca palamara marco mancinetti
Per il quale, in verità, la giornata di ieri non è stata affatto favorevole. A partire dal voto nella Commissione per la verifica dei titoli, composta solo da tre componenti, le due consigliere di Magistratura indipendente Loredana Micciché e Paola Maria Braggion, e il laico Alberto Maria Benedetti. Le prime due hanno votato contro la permanenza di Davigo, Benedetti si è astenuto.
Esattamente lo stesso esito del voto quando la Commissione - Miccichè e Braggion contro Benedetti - ha deciso di chiedere un parere all’Avvocatura dello Stato. Che ne ha prodotto uno di tre pagine, controfirmato dall’avvocato generale Gabriella Palmieri Sandulli, cioè dal capo della stessa Avvocatura, che boccia la permanenza di Davigo partendo da una sentenza del Consiglio di Stato del 2011 che, in un passaggio, dà per “scontato” il fatto che un magistrato in pensione non possa restare al Csm.
Lo scontro sulle conseguenza della pensione
In realtà, come dimostra il dibattito in corso da fine luglio, dopo un articolo su Questione Giustizia del suo direttore Nello Rossi che è contro la permanenza di Davigo, la questione non è affatto così scontata.
giovanni maria flick
Certo è semmai che, secondo alcune interpretazioni di componenti del Csm, dopo questo parere, l’Avvocatura non potrebbe più difendere il Csm in un’eventuale controversia avendo anticipato il suo giudizio. Ma in realtà, proprio in quanto Avvocato dello Stato, e per la natura del quesito che gli è stato posto - la situazione legislativa sul pensionamento di un componente del Csm - non è affatto detto che la stessa Avvocatura possa scendere di nuovo in campo qualora il perdente - Davigo o chi dovrebbe subentrargli, e cioè Carmelo Celentano di Unicost - dovesse fare ricorso.
Sul fronte anti Davigo, dopo Rossi, si sono espressi Giovanni Maria Flick, Armando Spataro, Riccardo De Vito, mentre pro Davigo, con motivazioni del tutto opposte, ecco la costituzionalista Maria Agostina Cabiddu. Repubblica, in più articoli, ha dato minuziosamente conto di una questione sulla quale non esiste un preciso articolo di legge, ma solo, come puntello contro Davigo, un casuale passaggio in una sentenza del Consiglio di Stato. Un fatto è certo, al momento della candidatura di Davigo e della verifica dei suoi titoli nessuno ha eccepito che avrebbe compiuto gli anni e quindi sarebbe entrato in pensione a metà del suo mandato. Per la semplice ragione che questa non è prevista come una causa di decadenza, come un’azione disciplinare o la commissione di un reato.
luca palamara giuseppe cascini
La coincidenza con le elezioni per l’Anm
Ma non è su questo che si voterà. Sui tecnicismi. Con una Costituzione dov’è scritto che la durata del Csm, e quindi dei suoi consiglieri, è di 4 anni. Per giunta si voterà nel bel mezzo delle votazioni - da domenico 18 a martedì 20 - per il rinnovo dell’Anm, il sindacato dei giudici. E forse questa coincidenza al Csm avrebbero potuto evitarla.
Tant’è che la voce delle correnti sul caso Davigo si fa sempre più forte. Md dichiaratamente contro, con una polemica all’interno di Area, il cartello elettorale che vede assieme Md e il Movimento per la giustizia, il gruppo di Spataro. Mi contro Davigo, visto che proprio lui nel 2016 ha spaccato la corrente in polemica con la leadership di Cosimo Maria Ferri, divenuto sottosegretario alla Giustizia, rimasto potente factotum tant’è che da via Arenula inviava sms con le indicazioni di voto proprio per i togati del Csm.
LUIGI SPINA
È un fatto che due esponenti di Mi, Micciché e Braggion, abbiano fatto parte della Commissione per la verifica dei titoli. Come è un fatto che al Csm Mi si stia battendo per far entrare Pasquale Grasso, ex presidente dell’Anm che ha dovuto dimettersi per le polemiche sul caso Palamara, primo dei non eletti certo, ma alle suppletive del 2019, e non nelle elezioni principali del 2018.
Ugualmente anche Unicost ha un suo interesse contro Davigo: decimata dal caso Palamara (tre consiglieri dimissionari, Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Marco Mancinetti), e ridotta da cinque a due consiglieri, vedrebbe entrare al posto di Davigo uno dei suoi, Carmelo Celentano. Che certo presenterebbe un ricorso se Davigo invece ottenesse i voti per restare. Sono i ricorsi che teme Ermini. Ricorsi che vengono paventati anche su qualsiasi atto futuro del Csm, ma che potrebbero essere possibili solo nel caso in cui il voto di Davigo dovesse essere determinante. Quanto alla disciplinare Davigo ha già dato la sua piena disponibilità a lasciarla.