Sofia Gnoli per “il Venerdì - la Repubblica”
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Quarantasette anni, romano, Alessandro Michele dal 2015 è il direttore creativo di Gucci e in poche stagioni ha rivoluzionato i codici della moda contemporanea. Nel 2016 è stato inserito dal settimanale Time nella lista delle cento persone più influenti del mondo.
Anche grazie a Marco Bizzarri, presidente e Ceo della griffe con la doppia G (Michele affettuosamente lo chiama «il mio impresario»), nel giro di cinque anni lo stilista ha più che raddoppiato il fatturato della maison. L'atlante che pubblichiamo è nato dalla sua conversazione con Maria Luisa Frisa, direttrice del corso di laurea in Design moda e arti multimediali dell'Università Iuav di Venezia e curatrice della Gucci Garden Galleria, il museo fiorentino della griffe.
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Il dialogo si è svolto nell'ambito di Ephimera, il ciclo di incontri sulla moda che si tiene all'interno della Curia Iulia al Foro Romano, promosso dal Parco del Colosseo in collaborazione con Electa Mondadori.
ARCHEOLOGIA
Mi sarebbe piaciuto studiare arte, fare l'archeologo, in fondo pur occupandomi di moda è quello che faccio, però sono nel reparto "rianimazione". Sono un animista, e credo che un'anima ce l'abbiano non solo gli animali e le piante, ma anche le cose, gli oggetti, i libri. Non ho mai smesso di fare l'archeologo delle cose, di tutte le cose, dall'iPad ai vasi attici.
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COPIATO
Copiare non significa niente perché si utilizzano le note di cui si sente la necessità, se poi la sinfonia funziona direi che è quasi inutile andare a fare una scansione. Il copiato lo pratico, e lo nomino perché non lo temo. Quella che mi è antipatica è l'ispirazione. Dietro quello che alcuni chiamano "copiato" c'è un'idea che funziona. Prendiamo Lana del Rey, è una manierista pura. Oppure vogliamo sparare ai Preraffaelliti? Grazie ma non mi interessa.
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CREATIVITÀ
Il processo creativo è misterioso, non saprei descriverlo, è una cosa molto personale. È come chiedere a un cantante come intona la voce. Certo la voce si può affinare, si può studiare, ma resta un mistero come queste due corde vocali suonino in un modo o in un altro. La creatività è assemblaggio, è ricomporre, è raccontare, è decidere che una cosa è più importante di un'altra.
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Il linguaggio creativo va trovato dentro di sé. Io sono stato fortunato perché a casa mi hanno spronato a farlo. Tra un succo di frutta, un calcio al pallone, un giro di bicicletta, mio padre mi diceva: «Guarda puoi fare anche delle cose strane, indipendentemente dagli altri bambini». Così a volte cantavamo in autobus, camminavamo a piedi dieci chilometri perché dovevamo passare sotto un cavalcavia. Diciamo che la vita dà mille possibilità. La creatività è uno spazio aperto dove ognuno di noi può comporre la musica che vuole.
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FOTOGRAFIA
Fotografare una collezione è un'ulteriore messa a fuoco di un progetto. Il fotografo è come i tuoi occhi. Quando ho iniziato la collaborazione con Glen Luchford desideravo liberare la fotografia dagli effetti patinati di photoshop. Considero il lavoro del fotografo simile a quello dell'affrescatore, se sbaglia può distruggere un racconto.
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Per la campagna primavera-estate 2020 ho scelto Yorgos Lanthimos (il regista di The lobster e La favorita, ndr.) perché mi piace il suo punto di vista nel guardare le cose. In La favorita, per esempio, anche se gli ambienti sono sontuosi, lui li guarda in una maniera personalissima; sembra di entrare nella stanza della regina Anna, ma dalla porta di servizio. Vedi stanzoni, facce, cibo putrefatto... Lui spia, è grandioso. Io gli ho chiesto di spiare Gucci. Ne è nata un'operazione bellissima, Oviparity. I suoi scatti, ambientati nella Galleria della Leda di Villa Albani Torlonia, sono qualcosa di meraviglioso.
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GRUPPO
In ufficio siamo una squadra. Facciamo tutti lo stesso identico lavoro. Io ci metto la faccia, per il resto siamo uguali. Oggi la moda è una cosa molto più corale di un tempo. Con me lavorano 170 persone, ma il mio piccolo gruppo, quello che io chiamo "famiglia", sta con me veramente da tanti anni. Sono fiero che per creare Gucci di oggi non abbiamo chiamato degli "imbellettatori" esterni, no. E questo progetto ha vinto. Questa è la mia più grande soddisfazione.
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LAVORO
Gli ho dedicato tutta la vita. Ho scelto la moda e ho combattuto in maniera folle. Questo è un lavoro faticoso, per me e per quelli che lavorano con me. Fare la moda non è comprarsi un vestito, è un mestiere durissimo, ci tengo a dirlo, bellissimo ma molto duro.
LIBRI
Pur adorando la tecnologia (non potrei mai fare a meno del mio iPad), i libri sono una cosa bellissima, che va difesa a tutti i costi. Sono qualcosa di magico, di meraviglioso e poi non dormono, non si spengono mai. Anche se sono un regalo del passato sono presenti in maniera molto potente, non sono un tweet che passa e va.
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MASCHERA
Adoravo il Carnevale, per me era splendido, mamma lavorava nel cinema, per cui avevo sempre dei bellissimi costumi: il mio cappello da principe azzurro aveva una vera piuma di struzzo. Però poi mi chiedevo perché arrivasse un giorno in cui quel vestito si dovesse riporre. Avrei voluto andare a scuola con il cappello da principe azzurro anche durante l'anno, in fondo non c'è un divieto.
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Abbiamo tutti il diritto di essere quello che vogliamo essere, di poter rappresentare chi siamo. Non è banale rappresentarsi, è qualcosa che comunica all'esterno chi sei. Essere strani è stupendo. Se da grande, attraverso le mie campagne pubblicitarie, ho aiutato qualcuno di una scuola di periferia a sentirsi a suo agio e mettersi il cappello da principe azzurro tutto l'anno, sono felice.
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(ANNI) NOVANTA
Allora già facevo questo mestiere. A quei tempi era tutto molto chiaro: chi voleva avere un'aria intellettuale andava da Prada, chi amava lo stile lo stile disco da Studio 54 andava da Gucci di Tom Ford. Quando John Galliano arrivò alla direzione creativa di Dior si iniziò a parlare della sovrapposizione tra couture e street-style. Galliano è stato il più grande inventore, uno sciamano, un artista, regista e performer, il padre, insieme ad altri, di tutto quello che facciamo oggi.
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I Novanta sono stati anni meravigliosi. Nel mio lavoro sono partito da lì, poi ci ho messo i miei nerd. Allora la moda comunicava molte cose, ti diceva che c'era uno spazio che avevano cominciato a costruire Gianni Versace, Miuccia Prada, Tom Ford. Oggi quello spazio è diventato un grande network.
PIATTAFORMA
La moda è un contenitore incredibile dove può essere inserito qualunque tipo di luogo, di piattaforma, di pensiero, tutto. Sbaglia chi pensa che sia solo un vestito nuovo. La moda è una cosa istintiva.
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Chi chiede, chi vuole sapere, chi vuole fare l'arbitro, sbaglia a priori e disintegra e toglie alla moda il suo grande potere. Dentro la moda c'è tutto, Raffaella Carrà e Mozart, Lalique e monsieur Saint Laurent.E poi ci sono io che non volevo più stare nella periferia di Roma.
PUNK
Essere punk, secondo me, significa andare contro qualcosa e dimostrarlo attraverso il proprio apparire. Io lo pratico in tanti modi. Mettendo gli zoccoli sanitari o un tailleur molto borghese. In un momento in cui non si poteva dire niente, il grande disturbo era la fisicità. Essere a Trafalgar Square conciati in quel modo accanto ai leoni della fontana significava protestare di fronte ai simboli del conservatorismo.
alessandro michele, lana del rey e jared leto
ROMA
È la mia città, ci sono nato, ci ho studiato. Poi come molti ragazzi, ho fatto le valigie. Ho fatto tanti giri e sono tornato adulto. Per me adesso Roma rappresenta un luogo disgraziato, fuori moda, che però mi dà la possibilità di produrre delle cose diverse, perché in questa città dove c'è tutto e non funziona niente c'è la storia del mondo.
ALESSANDRO MICHELE
Roma è anche folgorazione, è uno spazio grandioso e al tempo stesso intimo, dove si ritrovano cose piccole, dimenticate. Amo Roma perché qui molta gente non sa cosa significhi la parola marketing, si adagia come i capitelli qui fuori, aspetta il sole, un bicchiere di vino, un cappuccino, una buona lettura, una bella risata e un chissenefrega, alla fine ci si sta molto bene. Con questo non banalizzo la città, anzi, dico che ho scelto di stare qui perché quando ero piccolo questo luogo mi ha parlato. Perché è il posto dove è iniziato tutto.
SEXY
ALESSANDRO MICHELE E HARRY STYLES
La parola sexy mi ha fatto sempre sorridere, trovo che sia un termine claustrofobico. Il concetto di sessualità è talmente dilatato che quando uno dice che una cosa è sexy sembra di stare in una gag: «Quello è sexy, quello non è sexy». Ma in fondo questa parola piace a tutti, ha un grande potere.
Tom Ford è stato il primo a sfumare i generi. Nelle sue campagne pubblicitarie c'erano delle donne in piedi tagliate nel punto dove iniziava il perizoma per cui non capivi se erano veramente tali, non capivi se erano amici, se erano amanti o se lui poi l'aveva lasciata e si era messo con un uomo Io mi sono tuffato in questo immaginario e ci ho messo i miei codici.
alessandro michele foto di bacco (3)
SPERIMENTARE
Ognuno di noi dovrebbe sperimentare, quasi tutti i giorni. Percorrere una strada nuova per arrivare alla stessa piazza è una sperimentazione interessante. Io sperimento con le persone che lavorano con me. L'azienda è il nostro laboratorio: è sempre attiva, come la bottega di un fornaio, lavora anche di notte.
harry styles, stevie nicks e alessandro michele
TEMPO
È un grande ispiratore, un grande istigatore. Il passato è un contenitore immenso. È un racconto fatto per strada, è un oggetto che compro, è un libro, è tutto, è parte del nostro oggi. Il grande errore è dire: «Il passato? Guai, che sei matto?». Semmai trovo "antico" chi vuole essere moderno a tutti costi. Io non mi sento così vintage da dire di essere moderno. Semmai lo sono davvero.
alessandro borghi,alessandro michele e marco bizzari harry styles e alessandro michele di gucci versione gender fluid harry styles, stevie nicks e alessandro michele Alessandro Michele -Gucci 2018 alessandro michele e dario argento alessandro michele MILANO FASHION WEEEK gucci Alessandro Michele Alessandro Michele e Marco Bizzarri 1 ALESSANDRO MICHELE PREMIATO DA ELTON JOHN ALESSANDRO MICHELE ALESSANDRO MICHELE E CHARLOTTE CASIRAGHI ALESSANDRO MICHELE 4 ALESSANDRO MICHELE 3 alessandro michele e dario argento