Renato Farina per ''Libero Quotidiano''
Una notiziola, sfuggita alle agenzie internazionali e ai grandi giornali italiani, è balzata come un canguro dall' Australia a sconvolgere e a ridicolizzare le carte che avrebbero dovuto seppellire il cardinale Angelo Becciu. Una montagna di denaro è destinata a rovesciare il tavolo delle calunnie, se solo non prevarrà una sacra omertà. Non è una voce, un sospetto, ma un dato certificato dall' Austrac (Australian Transaction Reports and Analysis Centre), l' intelligence finanziaria di quel Paese: dal 2014 in poi sono stati trasferiti dalla Città del vaticano un miliardo e quattrocento milioni di euro attraverso più di 400mila transazioni.
IL CARDINALE GEORGE PELL
Uno sciame di cavallette d' oro, nessuna uguale all' altra, ma in media del valore di 3.500 euro, per passare inosservate al radar ed essere considerate legittime dalle autorità. Non si tratta di rivelazioni trafugate in chissà quali modi, ma di dati forniti in una audizione al Senato di Canberra, e pubblicate nei giorni scorsi su The Australian, il quotidiano più diffuso dell' isola-continente.
Al momento non si sa quale sia stato l' ente erogatore, e non si conosce il nome dei destinatari. A sciogliere la riservatezza possono essere soltanto le autorità vaticane o - se deciderà di rispondere a una interrogazione della senatrice Concetta Fierravanti-Wells - il governo australiano.
Perché tutto questo c' entra con il caso Becciu? All' Australia ci torniamo presto. Fermiamoci intanto a Roma. Già Libero aveva dimostrato, con l' inchiesta firmata da Vittorio Feltri a partire dal 18 novembre, come la defenestrazione del prelato sardo fosse stata orchestrata dall' interno delle mura vaticane in un andirivieni di documenti. L' Espresso si era prestato per mano di Massimiliano Coccia, già sedicente segretario di Bergoglio con il nome fasullo di don Andrea Andreani, a svolgere il ruolo di sicario mediatico, facendo passare il cardinale Angelo Becciu, prima Sostituto alla Segreteria di Stato e quindi Prefetto per le Cause dei Santi, per un malfattore, capace di depredare i denari che il Santo Padre voleva destinare ai poveri per dirottarli ai suoi parenti.
Ci sarebbe voluto pochissimo, come ha fatto Libero, ad appurare che il legittimo beneficiario era stata la Caritas di Ozieri. Ma intanto la torta avvelenata è impastata, informata e cotta. Il malloppo di carte è arrivato all' Espresso. L' articolo è scritto. Il direttore Marco Damilano approva. Una copia del settimanale, con il servizio calunnioso, finisce direttamente dalla tipografia abruzzese sulla scrivania del Papa a Santa Marta. All' orecchio di Bergoglio c' è chi prontamente illustra la faccenda criminosa, aggravata senza ombra di dubbio dal tradimento della buona fede del Pontefice. Al quale non resta che, in flagranza di scandalo, convocare il porporato fedigrafio e imporgli le dimissioni.
Era il 27 settembre. La prova dell' intrigo la produsse l' Espresso scrivendo la notizia delle dimissioni 7 ore e 48 minuti prima che sconvolgessero la vita di un uomo innocente. Troppo zelo.
codice sorgente pagina web 24 settembre espresso becciu
SOLO FRANCESCO
In quel momento non si alzò alcuna voce in difesa del cardinale. L' unica prudenza fu praticata dallo stesso Francesco: il quale non volle "sberrettare" Becciu e lo lasciò cardinale, pur senza più le prerogative di questa carica. Per il resto la pena di morte fu eseguita all' istante: l' identità di un uomo fu frantumata nella sua pietra angolare, dove un prete pronuncia la propria offerta a Dio.
Qualche tremito garantista e magari misericordioso percorse qualche laico, dinanzi a una defenestrazione senza la possibilità di difesa che urta non diciamo contro la bontà divina ma persino contro i banali criteri di giustizia umana. Poi tutto finì quando il 2 ottobre il Corriere della Sera pubblicò una notizia ancora più tremenda. La firma era quella di Fiorenza Sarzanini, introdotta nei luoghi che contano della giustizia romana e vaticana. E qui eccoci di nuovo, e in realtà per la prima volta dall' esplodere del caso Becciu, in Australia.
Una diceria che anche in chi sperava in un errore ebbe l' effetto di una disillusione.
Parlo di tanti vescovi e fratelli cardinali che non ebbero più il coraggio di intervenire a difesa di Becciu. Scrisse Sarzanini: «700 mila euro inviati in Australia attraverso alcuni bonifici frazionati potrebbero essere stati utilizzati per "comprare" gli accusatori nel processo per pedofilia contro il cardinale George Pell. È l' ipotesi degli inquirenti vaticani che rischia di provocare una nuova e clamorosa svolta dell' indagine avviata sugli ammanchi da centinaia di milioni di euro dell' obolo di San Pietro e altre disponibilità della Segreteria di Stato. Le verifiche riguardano le movimentazioni disposte da monsignor Angelo Becciu».
DELITTO PERFETTO
giovanni angelo becciu
La fonte è dichiarata. Qui siamo al delitto perfetto. Se l' Espresso aveva tirato una coltellata alla schiena dando del ladro a Becciu, adesso gli investigatori vaticani mentre il cardinale è prostrato a terra gli danno una mazzata sulla nuca, facendo trapelare un' ipotesi agghiacciante. Becciu avrebbe pagato un ex chierichetto per far fuori il cardinale rivale con l' accusa di cui peggio non esiste: l' abuso di bambinetti nella sacrestia con indosso ancora i paramenti della messa.
Becciu dinanzi a queste accuse - mai formalizzate - rispose subito: calunnie, il Papa sa di quei fondi, e io sono tenuto al segreto. Puerile, pensarono tutti. Certo: c' erano stati dissensi aspri tra i due. Pell voleva visionare e i conti - come ministro dell' Economia appena nominato - anche della Segreteria di Stato, che si opponeva.
Finché Pell dovette tornare in Australia a farsi processare, perdendo quel posto. Qui una stranezza. Chi allora accusò pesantemente Pell furono Espresso, Repubblica e Il Fatto, il Corriere non mosse un ditino di garantismo, forse anche perché Pell passava per cardinale conservatore e avverso alle novità sulla comunione ai divorziati. A difenderlo (insieme soltanto a Giuliano Ferrara su Il Foglio) fu il sottoscritto su Libero. Noi non invertiamo i ruoli.
giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio
Pell era innocente allora e adesso. Così come Becciu. Ma qualcuno gioca in modo strano.
E siamo alla cifra 1.400.000.000. A cosa sono serviti? Cominciamo a sgombrare il campo da qualche scoria: 1) è una cifra inverosimile per corrompere un testimone; 2) una simile provvista di quattrini può provenire solo dallo Ior o dall' Apsa, i due istituti a cui fanno riferimento le finanze e i beni della Santa Sede. La Segreteria di Stato non ha mai avuto simili disponibilità.
Si avanzano ipotesi. La più plausibile è che quella massa di euro sia servita a "ristorare" (anche se è una brutta parola) in via extra-giudiziale le vittime dei 4.400 abusi sessuali di cui era accusato il clero australiano. La Chiesa australiana ha sempre rifiutato di aiutare i singoli sacerdoti. Che sia arrivato - per evitare uno scandalo insopportabile - il nulla osta in altissimis per assegnare risarcimenti da circa 350mila euro ciascuno? L' unica cosa sicura è che qualche risposta dovrebbe darla gli organi ufficiali del Vaticano. Chi ha versato quei soldi? Per quale causa? Come mai "gli inquirenti vaticani", a detta del Corriere, hanno passato un sospetto che si è rivelato un depistaggio? L' Australian Gate minaccia di essere più clamoroso del caso Becciu.
INCONTRO TRA GEORGE PELL E PAPA FRANCESCO SULL OSSERVATORE ROMANO george pell prison journal