Marco Palombi per Il Fatto
luigi di maio berlusconi salvini meloni
A quanto pare dopo mesi di campagna elettorale, qualche decina di milioni di voti e 51 giorni di lavorio politico siamo ormai vicini al governo Gentiloni. No, magari non proprio con Gentiloni, ché il nobiluomo dalla vita ha avuto già assai, ma Gentiloni in senso antropologico e politico per così dire. Come il lettore saprà, infatti, il Pd ieri ha "aperto" al dialogo coi 5 Stelle dopo aver incontrato il grillino Roberto Fico (il cui tocco, come quello dei re medievali, guarisce dalla scrofola e dall' opposizione).
DALEMA RENZI BERLUSCONI E DI MAIO COME I CUGINI DI CAMPAGNA
Il Movimento, in cambio, ha detto che con la Lega faceva così per parlare, non era amore e ora cancellerà il numero dalla rubrica. Questo dialogo, ci dice il reggente democratico Martina, dovrà partire dai "100 punti del Pd" e in particolare da tre: l' europeismo; "il rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria" (qualunque cosa voglia dire); "le politiche del lavoro e di contrasto alla povertà", ma rispettando "gli equilibri di finanza pubblica".
berlusconi salvini di maio
Di Maio, com' è noto, ha invece il suo bel contrattino buono per tutti i governi e il suo bel programmino che, fatto un altro po' di editing, andrà benissimo alla bisogna: è tutto e niente e quanto all' unica cosa che conta, la politica di bilancio, il capo politico grillino ha già detto "deficit all' 1,5%" (cioè ancora austerità "europeista", così è contento Martina). Certo, era più facile se a Palazzo Chigi candidavano direttamente Cottarelli - col voto del web, per carità - ma quel che è fatto è fatto. Ci resta una sola speranza: che il cupio dissolvi di Renzi impedisca il governo del Pd.