Alberto Mattioli per la Stampa
TANNHAUSER
Ce n’è uno perfino nella regia superintellettuale e iperastratta (e francamente criptica) di Romeo Castellucci nel Tannhäuser a Monaco di Baviera, peraltro epocale grazie a una direzione orgasmica di Kirill Petrenko. Quindi è ufficiale: l’estate 2017 segna il grande ritorno del cavallo sulle scene dell’opera.
Eh, già. Alla Scala, per esempio, dove si sta rivedendo per l’ennesima volta La Bohème kolossal di Franco Zeffirelli. Nel trionfo del più ce n’è e meglio è compare appunto un cavallo, per portare Musetta e Alcindoro a fare shopping in carrozza, e anche un asino, inteso come l’equino, che traina il carretto con i giocattoli di Parpignol (fra parentesi, alla prima c’è stata anche una protesta animalista.
Purtroppo, fuori dal teatro). Sempre la Scala stasera va in trasferta direttamente all’ippodromo, per la precisione quello di Varese, dove Lorenzo Viotti dirige un concerto con l’Orchestra dell’Accademia prima e dopo il Trofeo delle Province lombarde.
NABUCCO CAVALLO
Non parliamo poi dell’Arena di Verona, da sempre il luogo d’elezione per gli animali operistici. Quest’anno spicca la divertente, riuscita produzione di Nabucco, ambientato dal regista Arnaud Bernard durante le Cinque giornate. La cavalleria austriaca caracolla per la scena e Nabucco-Francesco Giuseppe arriva in landò tirato da due cavalli e scortato dai dragoni. Sembra di essere tornati ai tempi gloriosi dell’Ottocento più grandopéristico, quando a Parigi andava di moda l’«Opéra-Franconi», dal nome di un celebre circo: nel 1809 fece sensazione, alla prima del Fernando Cortez di Spontini, una carica di cavalleria.
il nabucco all arena di verona
L’unica controcorrente risulta quindi Emma Dante, che nella sua Cavalleria rusticana di Bologna non ha fatto tirare il tipico carretto siciliano di compar Alfio dal solito quadrupede impennacchiato ma da alcune ragazze-oggetto altrettanto bardate (una donna chiamata cavallo, insomma). Però Robert Carsen, nel suo Falstaff che ha girato mezzo mondo, faceva monologare sir John con un cavallo. Quando lo spettacolo arrivò al Covent Garden, si scoprì che la star della tappa inglese era un vecchio purosangue, già vincitore di alcune classiche. E i giornali, a conferma che gli inglesi quando si tratta di cavalli perdono la trebisonda, in pratica parlarono più di lui che del resto del cast.
BOHEME SCALA
Ma insomma, spettacoli «tradizionali» o innovativi che siano, i cavalli si rimettono all’opera. Fa davvero piacere. Potranno finalmente contendere il primato di presenze ai cani. Intendendo sia quelli a quattro zampe (e allora il Don Carlo di Visconti, dove Filippo II entrava accompagnato da levrieri molto chic, come nei ritratti di Tiziano) sia, molto più numerosi, i cani a due zampe.