1. ALTRA GAFFE DI DI MAIO
Ilario Lombardo per la Stampa
di maio silvia virgulti 1
«L' unico finora che ci ha confermato la sua disponibilità è il nostro futuro ministro dell' Interno, il pm...». Prima casella certa del possibile governo a 5 Stelle: il magistrato a cui si riferisce la fonte del M5S che ha parlato con la Stampa è Nino Di Matteo, toga Antimafia molto apprezzata dai 5 Stelle, che dunque non andrà al ministero della Giustizia come si è ipotizzato in un primo momento, ma al Viminale.
Anche perché a vestire i panni del Guardasigilli dovrebbe essere non un magistrato, ma un avvocato, il deputato Alfonso Bonafede, braccio destro di Luigi Di Maio che proprio ieri ha avuto l' onore di presentare il programma giustizia sul blog di Beppe Grillo. Fu sempre Bonafede, tra l' altro, a organizzare, a fine maggio, il convegno in cui Di Matteo, generoso di elogi per i grillini, si espose in maniera inequivocabile su un suo possibile impegno in politica.
Uno spiraglio che ha spalancato una porta. La lotta alla mafia, alla corruzione, la sfida della sicurezza di fronte al grande esodo africano: Di Matteo sa quali sono gli obiettivi e sta già pregustando il sogno inconfessato di essere lui il ministro dell' Interno che annuncerà la cattura del superboss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
NINO DI MATTEO CON LA SCORTA
A saldare la vicinanza al M5S sarà un cerimoniale istituzionale, la consegna al pm, per mano della sindaca grillina Virginia Raggi, della cittadinanza onoraria di Roma, prevista il 25 luglio. Nella simbologia pentastellata un altro rito di iniziazione. Come lo sono stati i convegni, sul lavoro, sulla giustizia, sull' economia organizzati nel corso degli ultimi due mesi. Una vetrina per accreditare il volto governativo del M5S, incarnato da Di Maio, prossimo candidato premier, e un modo per prendere contatto con le diverse galassie di esperti.
FRANCO MODIGLIANI
Sono giorni di intensa ricerca nel M5S: la squadra che Di Maio presenterà a settembre, quando, salvo sorprese, verrà incoronato da Grillo, sarà un mix di tecnici e politici. Con i primi che andranno a coprire i ministeri più strategici, Economia, Sviluppo economico, Difesa, Lavoro. Il mese di luglio sarà centrale per i colloqui con cui i grillini stanno sondando la disponibilità dei profili individuati.
La fonte del M5S che ci svela la destinazione di Di Matteo lascia filtrare anche due indizi utili a individuare su chi stanno puntando i grillini per il Tesoro e il Mise. «Voglio vedere se diranno che siamo incompetenti e non abbiamo una squadra all' altezza di fronte a un Nobel per l' Economia e a una collaboratrice del governo inglese». Un Nobel per l' economia italiano?
Giovanni Dosi
L' ultimo e l' unico a vincerlo è stato nel lontano 1985 Franco Modigliani, morto nel 2003. Il riferimento invece è a Giovanni Dosi, direttore dell' Istituto di Economia della Scuola Sant' Anna di Pisa: il primo europeo a vincere nel 2016 il Tim Wiley distinguished scholar award, definito il "Nobel del management".
A lavorare come consulente del governo inglese è stata invece Mariana Mazzucato, economista dell' Università del Sussex e autrice del libro «Lo Stato innovatore», titolo del convegno organizzato a maggio dal M5S . Ospiti d' onore in quell' occasione erano entrambi gli studiosi, tra l' emozione della deputata in commissione Bilancio Laura Castelli e di Massimiliano Gambardella, economista in forza all' ufficio legislativo dopo essere stato trombato alle elezioni del 2013. Castelli e Gambardella si stanno occupando del fronte economico della ricerca di ministri e tecnici del futuro governo.
Mariana Mazzucato
Dosi sarebbe destinato al Tesoro («per ora non ho ricevuto offerte» spiega alla Stampa ), Mazzucato al Mise. Il motto è «più industria e meno finanza», una ricetta innaffiata di maggiore statalismo che porterebbe anche al nome di Leonardo Becchetti, professore di Tor Vergata e altro economista nel ventaglio di possibilità sondate. Sembrano chiudersi invece le porte per Marcello Minenna, ex assessore al Bilancio di Raggi. Su di lui, sospettato di essere in fase di autoaccreditamento, pesa ancora troppo la lacerante vicenda romana.
2. IN POLITICA PER PROSEGUIRE IL LAVORO FATTO CON LA TOGA
Riccardo Arena per la Stampa
Scende in campo o no?
«Né sì né no». Sibillino, abituato alla sottigliezza del diritto, Nino Di Matteo ribadisce di essere favorevole all' impegno di un magistrato in politica, a condizione che gli tocchi fare qualcosa di consono al suo lavoro in toga. Già dato per candidato dei Cinque Stelle alla presidenza della Regione Sicilia e ora che quell' ipotesi è svanita risponde alle domande sulle ultime indiscrezioni, ribadendo la posizione espressa durante convegno alla Camera il 31 maggio.
NINO DI MATTEO
«Quelle cose le confermo anche adesso». Il pm, recentemente trasferito da Palermo alla Direzione nazionale antimafia, costretto a vivere sotto scorta per i progetti di morte ai suoi danni esternati dalla mafia, sta per ricevere la cittadinanza onoraria di Roma, un Comune ad amministrazione pentastellata.
Vero o falso, dottore Di Matteo? Farà il ministro con il Movimento di Grillo?
«Le cose che ho affermato a fine maggio le ho dette perché le penso e a prescindere da ogni eventuale, ipotetica proposta».
Perfetta non-risposta. Da politico consumato.
«Non ho cambiato idea. Mi sembra di essere chiaro».
Lei cioè ritiene che?
«Non sono pregiudizialmente contrario all' impegno di un magistrato in politica, soprattutto se questo significasse la naturale prosecuzione del lavoro svolto con la toga addosso».
IL PM NINO DI MATTEO
Che tradotto dal politichese-giudiziario significa?
«Significa che una cosa sarebbe fare il ministro o il sottosegretario alla Sanità, altro invece svolgere un ruolo politico, da tecnico, che abbia a che fare con la macchina della giustizia o con la lotta alla criminalità».
Detto in parole povere, significa ministro della Giustizia o degli Interni. Conferma o smentisce?
«Preferisco dire un' altra cosa».
Ancora?
DAVIGO TRAVAGLIO
«Alla Camera, presenti Davigo, Cantone e Travaglio, aggiunsi che l' unica condizione per l' ingresso in politica era che, dopo l' esaurimento dell' incarico o del mandato, si stabilisse l' impossibilità di tornare a svolgere il ruolo di magistrato. Al di là del modo del singolo di essere imparziale, c' è un' immagine di terzietà che viene meno, nella pubblica opinione».
Però lei parlava di giustizia, corruzione e mafia: sembrava il suo programma e Marco Travaglio le chiese se volesse fare il guardasigilli.
«E io non ho detto che non farò il ministro della Giustizia, né che lo farò: a parte che nessuno me lo propone».
Sicuro?
RAFFAELE CANTONE
«Davigo e Cantone, che parlarono prima di me, bollarono negativamente il nostro eventuale impegno in politica. Io risposi che, a determinate condizioni, un magistrato può contribuire in maniera positiva all' elaborazione di linee politiche che rappresentino la prosecuzione dell' impegno in toga».
Le priorità di un ministro-magistrato?
«La lotta al sistema mafioso e corruttivo, e questo quale che sia il colore del governo. Finora i governi non hanno mai dimostrato di considerare una priorità assoluta la lotta al sistema criminale integrato. I dati relativi al numero dei detenuti condannati per corruzione conferma che la lotta alla criminalità è a due velocità».
Lei sarebbe un ministro giustizialista?
NINO DI MATTEO
«La mia sortita del 31 maggio provocò un editoriale di Cerasa sul Foglio. Non se la prese con i magistrati giustizialisti ma, con grande acume, elogiò la magistratura cosiddetta moderata, che reagisce ai giustizialisti».
Che sarebbero?
«Io e Davigo».