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    FEDERER MOMENTS - LO SVIZZERO DOMA DJOKOVIC E MANDA IN ESTASI LONDRA - CLERICI: “UN ROGER FRESCHISSIMO, CHE PAREVA SORVOLARE IL CAMPO COME SU UN INVISIBILE SURF” - ALTRA SCONFITTA PER BOLELLI-FOGNINI: FUORI DAL MASTERS


     
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    Gianni Clerici per “la Repubblica”

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    Non mi era parso possibile, da quel cinico esperto di tennis che sono ritenuto, che l’amore di una donna bella, e anche specificamente esperta, potesse d’un tratto trasformare il fortunato Fabio Fognini in un doppista.

     

    Flavia Pennetta ha conservato infatti un atteggiamento che appariva deluso, e solo a tratti ravvivato da qualche tocco – parlo di colpi – dell’amato. Infatti, nel sentirmi definire da qualcuno dei miei nipotini un po’ superato, perché credevo che il doppio consistesse ancora nella conquista della rete, ero stato invano indotto a sperare in un successo dei nostri eroi, grandi slammer nei campionati d’Australia.

     

    Mi dicevo che, quest’anno, i gemelli Bryan non avevano vinto nemmeno uno degli Slam, e qualcuno mi aveva anche informato che, negli ultimi tornei, avevano subito continue sconfitte al primo turno, o al meglio nel secondo.

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    Ma, ubbidendo a vecchi schemi dei miei tempi, i due ultratrentenni avrebbero preso a raggiungere la rete prima dei nostri, mentre cercavo invano in tribuna chi mi aveva spiegato che il doppio era ormai un’altra cosa.

     

    La vicenda, che ha definitivamente eliminato i nostri eroi dal Masters, è stata relativamente breve, e non ha sollevato troppi entusiasmi in alcuni dei 400mila italiani, la cui presenza aiuta Cameron a negare gli aiuti del welfare ai futuri migranti dallo stivale.

     

    Simile match mi è parso insomma simile a un qualunque, banale 1° turno, sia per la durata – 55 minuti – sia per il punteggio. Che i Bryan abbiano realizzato, sulla prima palla, addirittura il 90% dei punti, non è meno sorprendente del fatto che i nostri mai abbiano avuto una palla break.

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    E temo non ci sia altro da aggiungere, quanto piuttosto dirigermi, da vecchio aficionado, verso il nuovo classico match contemporaneo, il 43° tra quei due fenomeni di Djokovic e Federer.

     

    Dopo le nefandezze del nostro povero doppio avremmo assistito ad una straordinaria esibizione di Federer, che ha trovato certo nella folla degli adoratori qualcosa di addirittura più galvanizzante che nell’amore del paese natio, il villaggio presso Basilea.

     

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    Credo di aver scritto più volte che il Roger di oggi è in grado di superare Djokovic soprattutto, se non soltanto, in una partita di 2 set su 3. Se n’è avuta conferma questa sera, per la terza volta nella stagione. Di fronte ad un Roger freschissimo, che pareva sorvolare il campo come su un invisibile surf, ho visto un Djokovic insolitamente passivo, e soprattutto irregolare.

     

    Nel suo splendido politichese Djokovic non si lamenterà certo, in conferenza stampa, per esser stato disturbato dall’intensità vocale dei fans di Roger, dai ripetutissimi ‘Lets go Roger lets go’, ma la sua psiche ne è stata certo ferita.

     

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    Per quel che mi consente, di fretta, un accenno tecnico, devo osservare che stasera Nole ha perduto un paio di metri di campo nei riguardi di un Federer in grado di colpire spesso in mezza volata, i piedi infitti nella linea di fondo.

     

    Tutto ciò non pregiudica certo le possibilità di vittoria finale di Djoko anche se, ripeto, la distanza breve consente a Roger di dimenticare, per un’ora, i suoi 34 anni, di fronte ai 28 del suo principale avversario.

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