VITTORIO FELTRI
Novembre è un brutto mese per i contribuenti. Devono sborsare l'anticipo delle tasse sul loro reddito del prossimo anno. Il che è assurdo. Le imposte su quello che il cittadino incassa è ovvio che debbano esse versate. Lo Stato senza riscuotere i nostri tributi non ha la facoltà di provvedere a tutti i suoi impegni.
Questo è ovvio, quindi nessuno osa contestare il fatto che il popolo sia obbligato, in base alle proprie risorse, a dare una parte equa di quanto intascato all'Ufficio delle entrate. Ciò non è neppure in discussione e coloro che evadono il fisco danneggiano la collettività, ovvero tutti noi che rispettiamo i codici. Il problema è un altro.
Da vari anni esiste una norma bizzarra. Tra giugno e luglio ogni italiano è tenuto a compilare la denuncia dei redditi nel modo più fedele possibile e a saldare il proprio debito, cioè la differenza tra ciò che ha pagato durante l'anno sui suoi introiti e quanto dovuto complessivamente. Io per esempio in estate ho devoluto a lorsignori circa 60 mila euro.
GIUSEPPE CONTE SI DISINFETTA LE MANI
Ora siamo in novembre e mi tocca anticipare una somma ingente quale acconto sui soldi che eventualmente riceverò l'anno venturo. Mi domando: come posso pronosticare quanto incamererò nel 2021? Forse mille euro, forse centomila, non sono in grado di immaginarlo. Invece lo Stato sostiene che debba valutare quanti soldi introiterò in futuro, che secondo gli esattori sarà un totale non inferiore a quella del 2020.
Vi appare un ragionamento accettabile? Nessuno è capace di supporre a quanto ammonterà il proprio utile prima di averlo ottenuto. Ciononostante si chiede a una persona di indovinare quanto intascherà domani. Una norma più scema non è concepibile. Cosicché questo mese chiunque svolga una attività dovrà sganciare quattrini in tasse misurate sulla base di quanto prodotto nel 2019. Ma coloro che sono stati costretti a chiudere bottega a causa del Covid non sono in condizione di valutare la cifra che percepiranno, forse, nel 2021.
VITTORIO FELTRI
Tuttavia Giuseppe Conte non sente ragione e pretende che gli imprenditori e i professionisti siano all'altezza di prevedere i loro profitti un anno prima di averli messi in tasca. Per fortuna che ha concesso almeno una grazia alle aziende attualmente in zona rossa e a quelle che hanno perso un terzo del fatturato. Questa legge che impone un anticipo di imposta era idiota in tempi normali, adesso che siamo afflitti dal virus e dalle chiusure di molte attività è addirittura criminale.
Come farà un ristoratore che ha abbassato le saracinesche per un lungo periodo a ipotizzare quanto ricaverà dal suo incerto lavoro? E come può il governo non capire di essere fuori da qualsiasi logica? Le imposizioni fiscali vanno regolate sul reddito realizzato non su quello presunto. Lo sanno tutti meno che i nostri esecutivi sbronzi.
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