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    UN VERO FENO-MINO - DAGLI ESORDI CON I BEATLES AD AMBURGO (“MANGIAVAMO WURSTEL E SPAGHETTI”) AGLI INCONTRI CON SINATRA E BATTISTI, FENOMENOLOGIA DI MINO REITANO - MIKE BONGIORNO TESTIMONE DI NOZZE, IN UN’INTERVISTA A “L’UNITÀ” DEL 1992 SI DEFINÌ “UN IGNORANTE CHE SI È FATTO DA SOLO” - DON MAZZI RACCONTO’: “CANTAVA L'AVE MARIA DI SCHUBERT IN MEZZO A TOSSICONI INCANTATI…” - IL VIDEO DI "ITALIA"


     
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    Mino Reitano per “Liberi Tutti - Corriere della Sera”

     

    MINO REITANO MINO REITANO

    Tutto era cominciato con i Beatles: con loro Mino Reitano, partito da Fiumara, in provincia di Reggio Calabria, a 16 anni con uno sgorbio di valigia, aveva fatto amicizia ad Amburgo dove insieme si esibivano nel locale Star Club del quartiere a luci rosse. Lui con il gruppo Benjamin and His Brothers - cioè Mino con i fratelli Antonio, Gegè, Franco e Domenico - , mentre i ragazzi di Liverpool non ancora famosi nel mondo e non ancora baronetti della Regina, si facevano chiamare Silver.

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    «Ero un capellone e cantavo con i futuri Beatles senza nemmeno saperlo! Noi e i Silver eravamo gli ospiti fissi del locale, si stava sul palco dalle 10 di sera alle 5 di mattina suonando anche tre volte al giorno per un' ora ciascuno. Poi si andava tutti assieme a mangiare würstel e spaghetti. Era un rapporto di simpatia reciproca e pacche sulle spalle. Le ragazzine già impazzivano e si strappavano i capelli per i loro look» ha ricordato Mino Reitano in un' intervista al critico musicale del Corriere Mario Luzzatto Fegiz nel 2007.

     

    Mentre i futuri Beatles, soprattutto John, impazzivano per lui e la sua voce, quando cantava la loro Pretty Woman . E quando anni dopo Paul McCartney venne ospite nell' ultima serata di Sanremo 1988, dove Mino arrivò sesto con quel suo inno all' Italia, che sarebbe diventato la nuova colonna sonora degli italiani all' estero, chiese subito dov' è Benjamin?, segno che non aveva dimenticato la comune gavetta amburghese.

     

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    Era fatto così, Mino Reitano, amava la musica e la vita, e i suoi amici erano i cantanti: «Ho un carattere facile, sembro nato con il sorriso». E dopo i Beatles vennero Frank Sinatra che conobbe giovanissimo grazie a un concorso vinto (anche se poi nel 75 quando the Voice lo voleva in America Mino scelse l' Italia); e Lucio Battisti, con cui si ritrovarono agli esordi davanti alla Ricordi a Milano, e ancora Celentano e Morandi e Ranieri e Little Tony e Bobby Solo.

     

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    Tutti al suo funerale, nella chiesa di Agrate Brianza dove Mino aveva creato un villaggio per tutta la famiglia, e dove aveva costruito villette per il padre, i fratelli, i cugini, e dove si era sposato 30 anni prima con Patrizia, ragazza di buona famiglia conosciuta durante una vacanza, quando lei aveva 14 anni e lui 22, comparsa a sorpresa nel suo universo affettivo («Non dimenticare che sono calabrese, e sulle cose importanti noi calabresi non ammettiamo indiscrezioni» aveva raccontato a Renzo Allegri), e diventata compagna di una vita e madre delle due figlie.

     

    mino reitano e ewa aulin mino reitano e ewa aulin

    Tutti in chiesa, quel giorno di gennaio del 2009, commossi sul serio, a ciglio non asciutto: Mike Bongiorno, che era stato testimone alle sue nozze, riassunse il cordoglio a nome di tutti, senza retorica: «Era la persona più buona, più genuina che ho mai conosciuto». E quella sua natura da animale da palcoscenico, quella intemperanza interpretativa che aveva fatto parecchio sorridere i superciliosi di allora, oggi, dieci anni dopo, manca a molti, compresi quelli che magari non erano mai andati pazzi per la qualità delle sue canzoni.

     

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    Anche se è bene ricordare che è sua Una ragione di più , scritta con Franco Califano per Ornella Vanoni. E peccato che i media l'abbiano sopportato, ridicolizzato e alfine ignorato, più che in qualche modo capito. Era musicista appassionato, Reitano. Il padre uomo semplice, ferroviere, era malato di musica, suonava il clarinetto e aveva voluto che nella sua famiglia non certo agiata tutti i figli, 5 dalla prima moglie, morta quando Beniamino era piccolissimo e 5 dalla seconda, sorella della prima, imparassero a suonare uno strumento. A Mino toccò il violino e con il violino andava avanti a suonare come nei suoi tormentoni sul palco quando qualsiasi conduttore non sapeva come congedarlo per restare nei tempi o per lanciare la pubblicità.

     

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    Niente da fare, lui ricominciava sempre con il ritornello Italia, Italia... «Aveva fede, cuore e musica, era tutto bocca e occhi, quando cantava diventava alto, stretto, lungo: la musica lo portava via; e quando a un certo punto della serata tirava fuori il violino lo strapazzava, in comunità i miei ragazzi se li è conquistati tutti, era di una simpatia sconvolgente, non finiva più con violino e cantava l' Ave Maria di Schubert in mezzo a tossiconi incantati» l' ha ricordato così Don Mazzi a Domenica in. In un' intervista all' Unità del '92 Mino si era definito «un ignorante che si è fatto da solo. Mia moglie che ha studiato mi ha dato una mano. Ma ho capito che per riuscire a sopravvivere dovevo studiare. Ho fatto anche un corso di dizione per non far pesare troppo le mie origini calabresi».

     

    little tony rita pavone mino reitano little tony rita pavone mino reitano

    Lui ci soffriva un po' dell'indifferenza dei pochi, anche se si consolava con l' affetto dei molti, di quell' Italia parallela ma verace che quasi viene da rimpiangere in tempi di cattivismo diffuso che non ci rappresenta. La figlia Elena Giuseppina in una chiacchierata con Tv2000 l' ha ricordato «più addolorato che arrabbiato, si chiudeva in se stesso ma fiero, soffriva in silenzio sostenuto dal nostro amore». In casa Reitano papà Beniamino era considerato «esempio di paternità reale». E d'altra parte in una delle ultime interviste nel giugno 2008 al quotidiano cattolico online, Petrus , Mino aveva detto che la famiglia era il suo capolavoro, «uno dei più bei doni che la vita mi ha dato».

     

    mino reitano e i suoi fratelli mino reitano e i suoi fratelli

    Anche lui come molti nell' Italia delle rivalutazioni tardive sarà riconosciuto vero talento al di là degli snobismi e della cultura conformista, entrerà in quella illustre schiera degli italiani prima tanto odiati e poi riabilitati, che va da Totò ai Vanzina? Manca poco, ma ci sta. Noi lo candidiamo, con tutto il suo armamentario vagamente gozzaniano, con i suoi cuori che amavano tanto e le chitarre con cento illusioni e i bucolici tempi delle more.

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    In nome di quei buoni sentimenti che ha invocato anche il presidente Mattarella nel suo discorso di fine 2018. Intanto anche quest' anno il fratello Gegè (Vincenzo) Reitano organizzerà al teatro Cilea di Reggio Calabria il 27 gennaio il Memorial come tutti gli anni. Ma con più enfasi, con i fratelli e tanti amici, compresi gli Abba Celebration, per il decennale.

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