Estratto dell'articolo di Matteo Castellucci per www.corriere.it
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Il primo ministro ormai si è dimesso, e il Portogallo tornerà al voto a marzo dell’anno prossimo, ma non era lui l’«António Costa» di cui parlavano le intercettazioni che hanno travolto i Socialisti al governo. Era un quasi omonimo, raccontano i giornali, cioè António Costa Silva, il ministro dell’Economia.
A segnalare l’errore di trascrizione ai giudici sarebbe stato l’avvocato di Diogo Lacerda Machado, uno dei fedelissimi del premier finiti in manette martedì. Tra gli altri, il capo di gabinetto del primo ministro, Vítor Escária: nel suo ufficio gli agenti hanno scoperto 75 mila euro in contanti, nascosti tra libri e persino nelle casse di vino.
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La procura della Repubblica avrebbe già riconosciuto lo sbaglio. Nella telefonata, di fine agosto 2022, Lacerda Machado menzionava a un dirigente d’azienda l’intercessione di António Costa, appunto, per un data center a Sines, uno dei centri interessati dai progetti green, incluso un hub dell’idrogeno verde, su cui vertono le indagini per corruzione. L’altro filone è quello delle pressioni per le autorizzazioni a esplorare le riserve di Litio nel nord del Paese.
Antonio Costa - primo ministro portogallo
La trascrizione si fermava a «Costa», ma nell’audio si sentirebbe invece il cognome completo. Lacerda Machado, ha detto il suo legale fuori dal tribunale di Lisbona, nell’interrogatorio ha spiegato che, in quell’occasione, si riferiva al titolare dell’Economia. Per raggiungere il premier — suo amico personale, da cui ha ricevuto dossier pesanti in passato — gli sarebbe invece bastata una telefonata o un messaggio. Da qui la formula: «Troverò il modo di parlare con António Costa».
[...] Martedì la Corte suprema aveva confermato l’esistenza di un fascicolo separato, per il presunto traffico d’influenze del primo ministro.
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Questa, sgonfiata, sarebbe però l’unica citazione nelle carte dell’uomo che governa il Paese dal 2015. [...] Se per lui tutto finisse con un’archiviazione — con un doppio danno d’immagine — la reputazione del suo sistema di potere, ormai, è in parte compromessa. Prima delle ultime rivelazioni, il premier dimissionario aveva detto di vergognarsi per il denaro scoperto nell’ufficio di Escária e, sui legami con Lacerda Machado, in precedenza definito «il mio migliore amico», che «un primo ministro non può avere amici». Ieri ha chiesto scusa ai portoghesi.
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Se Costa schivasse gli altri capitoli dell’inchiesta — sulle prove si sa ancora troppo poco — potrebbe soprattutto tornare uno dei papabili alla successione a Charles Michel come presidente del Consiglio europeo. [...]
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