Estrato dell’articolo di Renato Franco per “Sette – Corriere della Sera”
antonio ricci
Fedele Confalonieri l’ha definita «l’imperatore dei rompicoglioni».
«Io sono democratico, quindi mi stanno sui maroni le figure apicali, me compreso».
Va orgoglioso di essere un rompiscatole?
«È nel Dna. Ho apprezzato la promozione, prima mi ha definito re, poi imperatore. Ha ragione, io nasco così fin da bambino, con un’inclinazione che ha avuto anche effetti paradossali: per farmi studiare i miei genitori mi dicevano di non studiare. Ho sempre avuto quest’animo bastian contrario, sempre a fare e a rigirare frittate. Non lo sento come un merito, ma con il tempo gli ho dato delle coperture ideologiche e professionali. Mi ha procurato centinaia e centinaia di cause legali, ma non riesco a smettere. Mi hanno denunciato tutti: da Craxi che voleva 5 miliardi di lire, a esponenti di Forza Italia fino a Fratoianni».
antonio ricci - 40 anni da drive in
Antonio Ricci ha un pizzetto imbiancato che gli conferisce una certa aura da guru, ma anche da paraguru, perché lo sberleffo è la cifra della tv che oltre 40 anni porta in scena. […]
Quando se l’è vista brutta?
«Forse quando mi è arrivata una bomba sulla scrivania, credo fosse per una storia di truffe legata alle slot machine, ma è solo un sospetto. Eravamo ancora a Milano 2 e una segretaria mi portò un pacco, ma siccome sono un radicaletto scicchettino mi ha fatto schifo la carta in cui era confezionato —una roba da sfigatelli, violettina con dei fiorellini— così mi sono insospettito. Fecero brillare la bomba oltre il lago dei Cigni, tremarono tutti i vetri. Certo se fosse stata una confezione di dolci (l’unica cosa a cui non resiste, ndr) esplodevo di sicuro».
antonio ricci e fedele confalonieri premio guido carli 2023
È vendicativo
«No. È una perdita di tempo. Ma ho una memoria lunghissima; metto tutto in un cassetto del cervello e quando succede qualcosa mi viene in mente il pregresso. Divento fantasioso. Ricordo tutti i torti che hanno fatto: non ame, ma alla Verità, quella che una volta si definiva rivoluzionaria».
[…]
Non ha mai preso casa a Milano e vive in un residence.
«Sì, nel triste residence dove non vivo, svengo».
Forse è per questo che ha spesso il dente avvelenato?
«Con quel che mangio nel residence di avvelenato non ho solo il dente».
Per chi vota?
«Ho votato a gauche. Ho fatto anche lo scrutatore per il Psiup, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, ribattezzato da quel giorno il “Partito Sciolto In Un Pomeriggio”. Nel settembre del ’97 non a caso proprio a Livorno, fondammo il PdG (Partito del Gabibbo). Il simbolo del partito rappresentava il Gabibbo nascente, il Gabibbo dell’avvenire. Dopo alcuni comizi tenuti in Toscana (erano le suppletive del Mugello) la candidatura venne ritirata quando, dopo il terremoto in Umbria e nelle Marche, il Gabibbo fu chiamato dalle popolazioni colpite dal sisma per aiutarle. Damolto-molto tempo non voto più. Ho una naturale e sana intolleranza per i partiti carismatici. Non ho mai creduto ai Pupazzi della Provvidenza».
antonio ricci 3
Beppe Grillo l’ha votato?
«Non mi permetterei mai. Prima di lui nel 2006 avevo fondato il movimento delle 5S. Si può essere di Sinistra Senza Sembrare Stronzi. Adesioni nella base, ma non ho sfondato. Eppure, non chiedevo di non essere stronzi, solo di non sembrarlo».
Il 4 ottobre 1983 su Italia 1 andò in onda la prima puntata di Drive In: successo incredibile, punte di otto/dieci milioni di spettatori, un programma di culto, entrato nella storia della tv. Nel tempo molti hanno accusato lei—di sinistra—di essere l’alfiere del berlusconismo televisivo. Come si è sentito?
«Mi sono sentito in dovere di ringraziare. Una macchinetta del fango. Una strumentale boffata, ormai nettamente scemata, che ha prodotto sul pubblico maggiore affetto per una trasmissione già amatissima. Non puoi prenderti le lodi di Beniamino Placido, Umberto Eco, Raboni, Fellini, Angelo Guglielmi e poi 20 anni dopo arrivano dei personaggetti rampanti—dei quali non sono giunte però ancora le opere—e dicono che non è vero, che era un abbaglio di una sinistra ottusa e succube».
pippo baudo antonio ricci foto di bacco
Drive In era di sinistra?
«Era alternativa, rivoluzionaria. Gli autori tutti di sinistra. Satira politica come non se ne era mai vista e sentita. Era un programma contro l’establishment di Pippo Baudo che era l’uomo più potente d’Italia, vero e malvagio segretario occulto della Dc; a un certo punto doveva diventare anche Presidente della Repubblica. Tutto quello che all’epoca era un’evidente parodia, un’esagerazione, visto con occhi di adesso può sembrare neorealismo».
I testi di Elle Kappa erano recitati dalle ragazze fast food...
«Era la prima volta che le ballerine prendevano parola in una trasmissione, anche questo un fatto rivoluzionario; prima ballavano e basta».
antonio ricci. premio guido carli 2023
Tra le tante, di cosa va orgoglioso?
«L’idea che il capo dei truffatori poi saliva sul palco a fare la morale a tutti. E siamo stati i primi a portare a recitare in scena un politico: Pannella. Il vero Pannella, si scontrava con il finto Spadolini interpretato da Gianfranco D’Angelo. Anni dopo ci siamo ritrovati i politici in ogni programma possibile ».
Fu un successo travolgente.
«Non per tirarmela, ma ero abituato, venivo dai tre anni di Fantastico su Rai1; gli altri invece non erano abituati, sembravano degli scappati di casa, ma con energia e tanta bravura. Andavamo in onda su una rete sconosciuta; mia moglie stava ad Alassio e non ci vedeva, non sapeva nemmeno cosa stessimo facendo».
ezio greggio antonio ricci
Gianfranco D’Angelo in un lampo?
«Una faccia di bronzo e un talento a livelli disumani».
Più di Greggio?
«Messi insieme erano una macchina da guerra, i maghi delle truffe, dentro e fuori dal Drive In; ho assistito a una continuità tra scena e fuori scena che non è paragonabile con nient’altro che abbia fatto»
Giorgio Faletti?
«Lo conoscevo dai tempi del Derby: io, lui e Francesco Salvi lavoravamo lì e abbiamo fatto subito comunella, perché eravamo quelli che venivano da fuori; i milanesi non ci calcolavano, finivano lo spettacolo e andavano a casa. Così noi rimanevamo lì come tre piccioni alle tre di notte e andavamo a mangiare in posti terrificanti dove ti ritrovavi a fianco la malavita milanese, Francis Turatello e i suoi amici. Va detto che anche noi avevamo certe facce... Io e Francesco avevamo i capelli lunghi, il più ordinato era il signorino Giorgio, che alla fine non voleva più girare con noi perché la polizia ci fermava sempre».
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antonio ricci
Al Drive In c’erano le ragazze fast food, a Striscia ci sono le Veline: non è che vengono fuori dei vecchi fuorionda e anche lei fa la fine di Giambruno?
«Sarebbero già stati tirati fuori. Poi non frequento la Grande Meretrice: la tv. Non vado nei talk per dimostrarmi la mia esistenza. Mai stato oggetto di gossip».
Mai una sbandata per una delle «sue» ragazze?
«“Sue” non lo accetto neppure tra virgolette. Non son tipo da brividini e ho un forte senso del ridicolo. Il rispetto viene prima di tutto. No, mi sarebbe sembrata una cosa troppo esibita. Del resto non ho mai fatto un’avance in vita mia, perché le facevano a me. Ero il classico fighetto, che suonava la chitarra e giocava a calcio, un poliatleta; quindi non ho mai avuto problemi di rivalsa a differenza di certa gente allupata che si ritrova ad avere un “poterino”».
antonio ricci serena grandi
E le ragazze non le hanno mai fatto nessuna avance?
«Ogni tanto leggo di qualcuna di loro che dice che era innamorata di me, ma sono contento che non sia successo niente. Soprattutto per loro...».
La cosa più cattiva che ha fatto?
«Berlusconi diceva: “Alla fine il bene trionfa sempre sul male. Tranne nel caso di Antonio Ricci”. Umberto Eco sosteneva che ho una mente criminale. Io mi considero buono, ma non riesco a far passare questo concetto. Sono un incompreso. Siamo sempre dalla parte dei più deboli, abbiamo sventato truffe, risolto un sacco di problemi. Cos’è la colpa? Fare da 35 anni servizio pubblico su una tv commerciale, mentre in Rai trasmettono il gioco d’azzardo?».
antonio ricci beppe grillo
Alla pensione ci pensa?
«A 50 anni volevo smettere. Pensavo: ho più Telegatti di Mike Bongiorno, mi osannano e mi maledicono, la parte che preferisco, perché se mi fanno dei complimenti sono in imbarazzo e non so cosa rispondere. Dall’idea mi ha dissuaso il buon geometra Renzo Piano: tu sei matto, noi dobbiamo morire in cantiere»
Si è detto misantropo, misogino, omofobo.
«Le ho tutte».
Odia il genere umano?
«Certo, me stesso per primo».
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Chi le sta sulle scatole nel mondo tv?
«Nessuno. Abbiamo difeso anche Pippo Baudo quando è stato necessario. Necessario per proteggere la nostra fonte di cibo, non puoi avvelenarti il pozzo fino a seccarlo».
Non odia nessuno, ma punge spesso Fabio Fazio.
«Siamo di un’altra pasta, appartiene al mellifluo tipo pretesco e curiale che io contrasto. Però quest’anno ha compiuto un gesto laico. Ha lasciato l’ecclesia della Rai ed è stato giustamente premiato».
Anche Bruno Vespa la infastidisce, è lui il vero «mostro» che ha ispirato Striscia (che il 7 novembre ha festeggiato i 35 anni).
«Volevamo battere la sua comicità ma non ci siamo riusciti... Striscia fa il controcanto ai Bruni Vespa da quando è nata. L’idea mi venne quando Vespa diede al tg la notizia che il mostro di Piazza Fontana era Valpreda. Pensavo che forse non potesse essere lui. E pensai che mi sarebbe piaciuto che una volta finito il tg ci fosse una trasmissione che con un occhio diverso leggesse le notizie che il tg aveva dato inmodo così assertivo».
ANTONIO RICCI
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Chi detesta?
«I piangina».
Andrà all’Inferno o in Paradiso?
«Essendo ateo devo sfogarmi adesso in questo terreno Inferno-Paradiso. E poi lo dico sempre... Son già morto da almeno 5 anni. Quello che vedete è un deepfake».
i funerali di giorgio faletti ad asti antonio ricci luca e paolo con antonio ricci giass BEPPE GRILLO CON ANTONIO RICCI NEL SETTANTANOVE antonio ricci fedele confalonieri premio guido carli