Michela Tamburrino per “la Stampa”
de crescenzo arbore laurito
Senza Napoli? Non sarebbe successo. C'entra e non c'entra niente, forse sarebbe successo lo stesso tra persone d'amore. L'amicizia tra Luciano De Crescenzo, Renzo Arbore e Marisa Laurito, rigorosamente citati in ordine d'apparizione, ha radici partenopee lontane, non antiche, un modernariato da intenditori, proprio come è la storia dei tre.
marisa laurito luciano de crescenzo
Il bello della loro unione, "sempre amici, mai amanti" precisa Arbore, si gioca sul filo del gioco, ironia, sottile sfottò. Correva la metà degli anni Settanta, Laurito faceva provini su provini dopo aver abbandonato il teatro di De Filippo.
luciano de crescenzo renzo arbore
E così tentò anche per La Mazzetta scritta da De Crescenzo. Scritturata. Le prove si svolgevano a casa di Manfredi ed è lì che lei ha conosciuto questo signore dall'aria simpatica. Simpatizzarono subito. Flash back: con Arbore, De Crescenzo era già amico.
LUCIANO DE CRESCENZO
Si erano conosciuti a Roma però le loro gesta erano già leggenda, amplificate da una bella ragazza che concedeva i suoi favori ai due, tanto l'ingegnere abitava a Roma, il giovane musicista a Sorrento e lei si organizzava senza troppi problemi.
laurito arbore
Anche lì, scoperta la coabitazione, colpo di fulmine di simpatia. «Luciano - racconta Arbore - era un incredibile raccontatore. Furono Roma e Capri testimoni delle nostre imprese che grazie a lui assumevano un valore letterario. "I fattarielli", li chiamava, storie affascinanti, in parte inventate e in parte vere.
Ne parlai con Maurizio Costanzo, gli dissi che esisteva un bravissimo ingegnere che sapeva raccontare in modo esilarante. Costanzo aveva fame di questi personaggi che rimpolpavano una intera leva di umoristi preziosi per i suoi show. Figure oggi scomparse, sostituite da professionisti dello stand up. Luciano e io, amici fuori e dentro il set, due film insieme, programmi televisivi, tante risate, mai una lite».
LUCIANO DE CRESCENZO
E siamo a Marisa Laurito che con De Crescenzo presto conosce Arbore. «Fu corrispondenza immediata, diventammo presto un trio - racconta Laurito -, le cene insieme, le canzoni al pianoforte. Avevamo lo stesso modo di giocare. Ovvero, per me era gioco e per Renzo erano i prodromi dell'improvvisazione televisiva. Comunque la nostra modalità di vita e di amicizia.
luciano de crescenzo marisa laurito
Finalmente stavo trovando la mia strada professionale con un enorme riconoscimento, prima donna al Bagaglino, un contratto triennale meraviglioso. Ma Arbore mi propose Quelli della notte e io decisi per il sì, di pancia e non di cervello. Ninni Pingitore fu tanto signore da sciogliermi dal contratto del Bagaglino e io mi infilai nell'avventura televisiva che mai avrei abbandonato. Mi sono fortificata, con gli altri della trasmissione ci muovevamo come un gregge, gran divertimento».
quelli della notte - dago, arbore, leonardo mondadori, bracardi, marisa laurito, simona marchini
E poi i viaggi. «Partire con Renzo, al contrario di quanto avveniva con Luciano, era divertentissimo. Mai visto un uomo adorare i mercatini più di me, curiosare, comprare. Lui si definisce un urban explorer ed esplora anche i quartieri dimenticati. Arbore è uomo dai mille colori, comprende un'infinità di sfaccettature. Se porti Renzo in profumeria, ci resta più di te, prova, annusa, compra. Mi accompagnava a cercare stoffe ed era curiosissimo».
De Crescenzo in viaggio? Un guaio passato. Prosegue Laurito: «Luciano non era allineato nei viaggi, era insopportabile. In Africa cercava i giornali alle 6 del mattino quando non si trovavano neppure nel pomeriggio. Mi chiamava all'alba: "E io che faccio, presto per la colazione, presto per i giornali. Mi annoio", un incubo. Però, che uomo affascinante, e che cultura e che simpatia».
marisa laurito e renzo arbore (3)
Insieme erano innamorati di una Napoli bella, dei mandolini, del Vesuvio, come forse non era di moda essere. Insieme perché fondamentalmente uguali. «Parlavamo lo stesso linguaggio - puntualizza Arbore - che si rifaceva alla tradizione napoletana che tutti cercavano di sconfessare. Parlavamo della "Napoli sì", imbevuta di amicizie, letteratura».
Il peggior difetto di Marisa? «Spesso s' innamora di imprese faticosissime. Il pregio, la spontaneità, il sorriso?». E di Renzo? «S' intestardisce a fare il gateau di patate come dice lui, con il prezzemolo. E non esiste.
il funerale di luciano de crescenzo domenico de masi e marisa laurito
La vera ricetta è la mia ma lui non si dà per vinto. Il pregio è il gran senso dell'amicizia. Una volta in viaggio in Spagna io mi ammalai. Una banale influenza che mi costrinse a letto. Lui prese una sedia e si mise ai piedi del letto con un libro. E non si mosse di lì. Io a pregarlo di uscire, di divertirsi, a giurare di non essere moribonda. Ma nulla, lui rimase lì, sulla sedia vicino a me».
DAGO LUCIANO DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNA
E come fa un foggiano a farsi napoletano? «Renzo ha studiato a Napoli, ha il cuore e lo spirito di Napoli. Ha un suo chic e una sua eleganza napoletana infinita. Quando andammo a cena in casa Agnelli, io e Luciano, più strafottenti e meno attenti alle regole lo facevamo disperare: "Non ci facciamo riconoscere", diceva a tutti noi. E a me specificatamente: "E tu non fare la napoletana!".
Non ho mai capito che volesse dire. Io non faccio la napoletana, io sono napoletana, gli rintuzzavo ridendo».
Allora i tre amici rimasti in due, hanno deciso di imbarcarne un quarto per rendere omaggio al terzo che non c'è più. Con il famoso sociologo Domenico De Masi, Arbore e Laurito stanno scrivendo un libro su De Crescenzo, ognuno raccontando il suo Luciano.
il funerale di luciano de crescenzo marisa laurito
Arbore s' infervora parlando dell'amico scomparso: «De Crescenzo era tanto ma la gente conosce solo l'umorista. Era stato un motonauta vincitore a più riprese della Napoli-Capri di velocità, era il cronometrista di Livio Berruti, era un raffinatissimo divulgatore di filosofia, soprattutto greca. È stato tra i primi conoscitori del computer tanto che spesso ci litigava, per spiegare la confidenza che aveva con la macchina. Era amatissimo dalle donne, bello, biondo, colto, sportivo. A Capri era idolatrato».
luciano de crescenzo lory del santo renzo arbore
E tanta idolatria è tornata, nei giovani. «Sono felice che stia vivendo una riscoperta. Ha venduto milioni di copie di tutti i suoi libri ed è uno degli autori più tradotti nel mondo ma è stato snobbato dalla critica e questo l'ha fatto soffrire. Sono felice che la Mondadori abbia insistito per questo omaggio che sarà, visto che ognuno di noi non sa che cosa scriverà l'altro. Luciano si sarebbe divertito», sostiene Arbore.
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