IL GOL DI IBRA AL NAC BREDA - VIDEO
Francesco Persili per Dagospia
Un ladro di biciclette, un ragazzo difficile da gestire, il prototipo dello “slavo pazzo”: chiedimi chi era Zlatan, prima di essere Ibra. Rosengard, sobborgo di Malmoe ad alta densità di immigrati. E’ cresciuto in questa periferia di Svezia “lo Zingaro” tra bande di strada, scatti di rabbia, dribbling e spogliatoi troppo stretti per il suo ego.
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Un viaggio alle origini del mito il documentario di Fredrik e Magnus Gertten (“Ibrahimovic: diventare leggenda”, in uscita in Italia il 14 e 15 novembre) che racconta con immagini inedite ed interviste esclusive la vita da film dell’attaccante del Manchester United. Lo “spaccone” che si inchina solo al brasiliano Ronaldo (“Volevo essere come lui”) e non si mette in fila per chiedere l’autografo a Thomas Ravelli, il portiere eroe della Svezia a Usa ’94 ché ai Mondiali americani lui tifava per il Brasile di Bebeto e Romario. Essere Zlatan, contro tutto e tutti. I compagni lo detestano. Ma quel ragazzo dagli occhi di fuoco e dall’abbigliamento lisergico brucia le tappe.
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A 18 anni gioca un pugno di partite nel Malmoe che retrocede in serie B. Ma lui già si sente altro, già si sente altrove. Di fischi, critiche, sermoni se ne sbatte. La sua filosofia è racchiusa in un tatuaggio: “Solo Dio può giudicarmi”. A sferzarlo ci pensa il padre: “Se non arrivi in Europa, non sei nessuno”. E in Europa ci arriverà nel 2001 dopo aver riportato il Malmoe in serie A. Liedholm lo consiglia all’allora presidente della Roma, Franco Sensi ma lo prende l’Ajax che spende 9 milioni di euro per portarlo ad Amsterdam.
Si presenta col capello unto di gel e il solito sorriso strafottente. Il dt dei Lancieri Leo Beenhakker lo fulmina: "Se mi fotti, io fotto te. Vedi se ti conviene". Ibra ci mette un po’ di tempo per entrare in sintonia col mondo Ajax. Gli mancano gli amici, la puzza della strada. Gli manca Rosengard ché “puoi togliere il ragazzo dal ghetto ma non il ghetto dal ragazzo”, come recita la sua stracitata autobiografia scritta con David Lagercrantz.
CAPELLO IBRA
In perenne conflitto col mondo riesce a litigare perfino con uno dei pochi amici che ha all’interno dello spogliatoio dell’Ajax: l’egiziano Mido arriva a tirargli un paio di forbici. Chi ha carattere, ha sempre un cattivo carattere. E si perde il conto di gomitate, espulsioni, provocazioni che fanno infuriare i tifosi e scontri accesi con i compagni di squadra.
Dopo un’entrata killer sul capitano dell’Ajax Van der Vaart durante un’amichevole con la Svezia, Ibra ringhia sul muso del malcapitato olandese: “Ti spezzo le gambe se continui a dire che l’ho fatto apposta”. Poi c’è il campo. E lì non c’è storia. Contro il Nac Breda manda al bar l’intera difesa avversaria e segna un gol da urlo. Zlatan diventa Ibracadabra e spicca il volo verso il gotha del calcio europeo. Arriva alla Juventus.
MOURINHO IBRAHIMOVIC
“Non sapeva calciare”, ricorda Fabio Capello che consiglia a quello svedesone col 46 di piede di studiarsi i video di Van Basten. Il tiro viene perfezionato con sedute supplementari di lavoro. L’orgoglio, l’umiltà e la voglia di diventare il numero uno fanno il resto. Dopo aver vinto il campionato con Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Psg oggi Ibrahimovic tenta l’assalto al titolo con il Manchester United e intanto viene celebrato per il gol numero 25mila nella storia della Premier League.
Per capire come si diventa Ibra non c’è solo il cinema ma anche Instagram dove lo svedese ha pubblicato la foto dei suoi piedi per la gioia soprattutto dei suoi feticisti: “Dopo 20 anni di duro lavoro sono ancora freschi e fanno la differenza”.
IBRA KJAER IBRA RAIOLA
IBRA PIEDI
IBRA MOU