Emanuele Bigi per www.vanityfair.it
GIOVANNA MEZZOGIORNO
Giovanna Mezzogiorno si sta riaffacciando nel mondo dello spettacolo dopo quasi cinque anni di assenza (si è concessa solo una parentesi nel 2014 con il film di Ivano De Matteo I nostri ragazzi). Causa? Il ruolo di mamma e per di più di due gemelli maschi (Zeno e Leone nati nel 2011). «È stata una lunga pausa, da una parte voluta e dall’altra forzata», racconta l’attrice. «La maternità è una gioia, ma che fatica. Con due gemelli poi è ancora un’altra storia. Dopo il parto non ero in grado di rimettermi subito a lavorare, lo ammetto: la gravidanza mi ha distrutta, ho impiegato tre anni per riprendermi».
L’attrice dell’Ultimo bacio ritorna nelle sale cinematografiche con il film Disney Come diventare grandi nonostante i genitori (nelle sale dal 24 novembre) di Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo), con Margherita Buy, Metthew Modine e i ragazzi della serie tv tanto amata dai giovani Alex & Co. «Mi è piaciuto affrontare un film leggero dopo essere stata lontana dal set così tanto tempo», afferma.
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Giovanna Mezzogiorno interpreta una madre che con il marito (Modine) e la figlia cerca di superare la perdita di un famigliare. «La mia è la parte più malinconica del film anche se il mio personaggio cerca di uscire da un dramma con il sorriso».
Un viaggio nel mondo degli adolescenti «che spesso hanno bisogno di ricevere dei no dai genitori», afferma nel film la rigida preside interpretata da Margherita Buy. «Nella vita ho ricevuto tanti no», racconta Giovanna Mezzogiorno, che ritroveremo anche nel nuovo film di Gianni Amelio La tenerezza, a teatro con Sogno d’autunno e nella prossima stagione di In Treatment dove interpreterà la psicoanalista di Sergio Castellitto.
«Ho avuto una madre tollerante e un padre severo. Andavo molto male a scuola e quindi capisco la sua preoccupazione, ma si creavano forti tensioni in casa e provavo rancore. Questa severità comunque mi ha formato. Anche io ho imparato a dire tanti no, che mi hanno permesso di costruire una carriera duratura. I no in qualche modo ti aiutano a difenderti nella vita».
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Ne dice molti anche ai suoi figli? «Certamente, lo faccio tutti i giorni, se non li dicessi due maschi ci mangerebbero in testa, rischieremmo, io e il padre, di essere travolti . Ovviamente facciamo fatica a dire no, sono più facili i sì, e a volte cediamo. L’importante è non essere severi senza giusta causa: l’autoritarismo fine a se stesso non serve. Dare delle regole è fondamentale, soprattutto con due figli maschi».
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