Da La Stampa
FILLON
Sembrava l’ultima giornata da candidato per il conservatore François Fillon, in corsa per le presidenziali francesi di aprile. Per tutta la mattina si sono rincorse voci: prima di un arresto della moglie, poi di un ritiro dello stesso Fillon, che nel frattempo è stato convocato in Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’assunzione fittizia di Penelope Fillon e dei figli quali assistenti parlamentari. Poi, però, l’annuncio: «Non mi ritiro, credo nella giustizia».
LA FAMIGLIA FILLON DAVANTI AL LORO CHATEAU
La procura francese specializzata nei casi di abusi finanziari nei giorni scorsi aveva aperto formalmente l’indagine. Il fermo della donna è stato smentito dopo alcune ore: «Penelope è casa sua, sta benissimo» dice a Le Figaro una fonte vicina al candidato gollista. Perdi i pezzi l’entourage del candidato: il direttore della campagna Patrick Stefanini si sarebbe dimesso.
FRANCOIS FILLON CON LA MOGLIE PENELOPE
Fillon quindi non lascia e contrattacca: «Non cederò, non mi arrenderò, non mi ritirerò. Perché al di là della mia persona viene sfidata la democrazia. Non si tratta di me e della presunzione di innocenza, ma di voi», ha detto rivolgendosi ai cittadini francesi. «Sarò all’appuntamento della democrazia», ha detto ancora, dopo avere riferito che «il mio avvocato mi ha informato che sarò convocato il 15 marzo per essere indagato» e questa indagine è un «assassinio politico».
SARKOZY JUPPE FILLON
Fin qui il lato giudiziario. Poi c’è quello politico, per certi versi più pesante: Fillon ha parlato in queste ultime ore con i principali esponenti dei Républicains, tra cui Alain Juppé, il secondo classificato alle primarie della Destra di novembre, e Nicolas Sarkozy. Juppé, che molti indicavano come potenziale piano B nel caso di un ritiro di Fillon dalla corsa all’Eliseo, ha confermato il colloquio, ma ha detto che «in questo momento della giornata» non intende esprimersi.