Spin Doctor per Dagospia
SANTORO BERLU bersani e montiC'è voluto qualche giorno, ma finalmente Culatello Bersani e TriMonti sono arrivati a capire che era una strategia assurda rubarsi gli elettori a vicenda e che il vero nemico (e il vero bacino elettorale da drenare) è il centro-destra berlusconiano. E con uno spin degno di nota girano i cannoni e sparano alzo zero verso il Cavalier pompetta. D'altra parte è nel suo campo che si registra la maggior la crescita di consensi (anche grazie alle brillanti apparizioni televisive del Cavaliere) ed anche la maggior percentuale di incerti al voto, il bacino più interessante da cogliere.
Nello sparare ognuno ha il suo stile, ma sia dalle parti del PD che da quelle di Scelta Cinica si fa ricorso a un argomento comune: quello della credibilità internazionale, che mancherebbe al Pompetta. È un argomento che irrita Berlusconi, ma interessa davvero agli italiani?
In generale, in questo avvio di campagna elettorale si nota disorientamento in tutti gli schieramenti. È come se gli uffici comunicazione dei partiti avessero in testa ancora il sistema bipolare, semplice ed efficace, delle scorse elezioni. Uno contro uno e tutti a concorrere con argomenti verso il proprio candidato premier. Questa volta non è così. Si è tornati al multipolarismo della prima Repubblica e ciò richiede una strategia comunicativa più articolata e complessa. Chi è il nemico? Potrà essere un alleato dopo le elezioni? E così le dichiarazioni appaiono frenate, misurate, e dunque inevitabilmente meno efficaci. Chissà che effetto avrà questa campagna sugli italiani.
Di certo questa incertezza non aiuta il PD, i cui spin doctor da qualche giorno hanno iniziato a battere qualche colpo a vuoto. Lo vediamo proprio su Repubblica, giornale teoricamente amico da cui vengono però lasciati partire segnali contraddittori. Ieri il prematuro dibattito sulla leadership con Monti, oggi il tentato accordo di desistenza con Ingroia. Uno spin da perdenti, che non porta neanche un voto in più.
Intanto, le prime due settimane di campagna non sembrano aver rovesciato i pronostici. La fotografia dell'oggi (come correttamente precisa Mannheimer) è più o meno quella di prima di Natale. Nessuno dei protagonisti ha assestato il colpo risolutivo. Ed anche il Cavaliere, pur in crescita di consensi, sa che si tratta di un fuoco di paglia post ‘'Servizio pubblico''.
Chissà che il colpo decisivo possa venire proprio dallo strumento più trascurato finora dagli strateghi delle campagne: la piazza. Casini ha detto che il freddo scoraggia i comizi. Berlusconi l'ha buttata sul tragico con la scusa del rischio attentati. Monti ha chiarito fin dall'inizio che le grandi folle non sono nelle sue corde (salvo poi approfittare dell'inaugurazione di Porta Susa). Insomma, per ora la piazza è rimasta ai margini della competizione, anche perché i tempi della campagna sono brevi, e impediscono i grandi tour per la penisola.
Sarà così, ma attenzione. Tutti paiono avere la memoria cortissima, e si dimenticano un episodio fondamentale: Grillo in Sicilia non ha vinto grazie a internet, ma girando piazza per piazza, paesino per paesino. Va bene la tv, va bene internet, ma in politica il contatto reale con la gente resta determinante. Meglio allora inforcare il cappotto e impugnare il megafono.
PS - Lo società che sta curando la comunicazione di Monti ha pensato di materializzare "la salita in politica" del suo cliente: il premier registrerà un spot per la tv sabato a Bergamo, salendo su una sedia.