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roberto d agostino pino corrias maria teresa ciabatti
Foto di Luciano di Bacco per Dagospia
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Serata all’Auditorium di Roma in una delle tante sale di Tempo di Libri – bar, aperitivi, librerie, folla di lettori, famiglie - per il nuovo libro di Pino Corrias: “Nostra incantevole Italia”, edizioni Chiarelettere, viaggio nei luoghi che hanno cambiato la nostra storia. Geografia della memoria narrata lungo ventuno tappe, da Portella delle Ginestre al Quirinale, passando per Piazza Fontana, via Fani, Capaci, ma anche il Cinema teatro Ariston di Sanremo, il cavallo morente della Rai di viale Mazzini, i vivi che approdano a Lampedusa, il vento che attraversa il Teatro Cinque di Cinecittà, dove Fellini ha inventato il mondo per raccontarci il cuore, la pancia, i sogni degli italiani.
A presentare il libro con l’autore, Teresa Ciabatti, scrittrice e Roberto D’Agostino.
“Finalmente il romanzo sull’Italia che mancava – ha detto Ciabatti -. Anche se è scritto in forma di saggio e di viaggio. Pieno di personaggi. Pieno di tasselli che a volte combaciano, di paesaggi bellissimi o tremendi, di testimoni, di misteri da svelare, di colpi di scena: la morte di Alfredino Rampi a Vermicino, e l’avventurosa vita di Silvio Berlusconi, mai scritta così bene, mai indagata così a fondo”.
E poi un torrenziale Roberto D’Agostino che ha parlato di americani e “del solo potere che conta, quello che non si vede, e che qui è raccontato benissimo”.
E ancora: “Nulla si capirebbe della nostra storia se ci dimenticassimo di come siamo usciti sconfitti dalla guerra, di che perimetro ci era stato assegnato dagli americani e dagli inglesi, la Cortina di ferro, margine invalicabile. E perciò mai i comunisti al governo. I soldi del piano Marshall per industrializzare il Paese. Il Vaticano per benedirlo. E quando è servito “normalizzarlo”: le bombe, la strategia della tensione, la P2 di Licio Gelli.
Ma anche lo spettacolo, la nuova ricchezza, le vacanze, il consumismo nuova religione: le maniere buone e quelle cattive per far marciare l’Italia e raddrizzarla quando si doveva. Un Paese a sovranità molto limitata. Dove anche un uomo di potere, come Francesco Cossiga, che per anni è stato mio amico e maestro, doveva chinare la testa e abbandonare Moro al suo destino già segnato”.
Infine Corrias: “Il mio libro è una mappa. Le mappe servono a sapere dove siamo e a non perderci. Specialmente quando veniamo da molto lontano e navighiamo a vista verso territori non del tutto sicuri e un tempo presente che ci sfugge”.
Letture di Maria Vittoria Casarotti.
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