Leonardo Martinelli per “la Stampa”
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Nell' attesa che la Commissione europea si esprima (finalmente) entro il 31 dicembre sulla presa di controllo degli Chantiers de l' Atlantique da parte di Fincantieri, non si può dire che si stiano aspettando gli italiani a braccia aperte a Saint-Nazaire, la sede di quei cantieri navali storici, specializzati nelle navi da crociera, soprattutto maxi, e nel resto del Paese. Tutt' altro.
Solo il Governo francese mantiene un ottimismo di facciata. Detiene all' 84,3% la società e nell' ormai lontano settembre 2017 concluse un accordo con quello italiano per cedere il 50% a Fincantieri, colosso pubblico e numero uno europeo della cantieristica. Che, per avere il controllo effettivo degli Chantiers sulla costa atlantica, otterrà un 1% aggiuntivo «in prestito» dallo Stato francese. Il tutto, però, non si è mai concretizzato. Nell' ottobre 2019 la Commissione europea iniziò un' inchiesta per valutare se il matrimonio non portasse a una posizione dominante nel settore. Di rinvio in rinvio, non è ancora stata presa alcuna decisione. Ormai si teme il peggio, una bocciatura.
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In Francia è quello che praticamente sperano tutti. «Fin dagli inizi mi sono opposto all' operazione, a causa dell' accordo sul trasferimento di tecnologia di Fincantieri con i cinesi della Cssc», spiega Yannick Vaugrenard, senatore socialista, al telefono da Saint-Nazaire, la sua città.
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«Da quando, poco più di un mese fa, i cantieri cinesi hanno ricevuto il primo ordinativo di navi da crociere, sei per la Carnival Costa, da realizzare con la collaborazione tecnologica di Fincantieri - continua Vaugrenard -, è chiaro che gli italiani vogliono far entrare il lupo nell' ovile. Temiamo che anche il know how degli Chantiers migri verso il Paese asiatico». Vaugrenard ha inviato una lettera di protesta al premier Jean Castex, «perché lo Stato prenda le sue responsabilità. Deve restare ben saldo nel capitale, rinunciare a Fincantieri e pensare già a un piano B: ci sono imprenditori francesi disponibili a investire nei cantieri, anche subfornitori presenti in zona».
margrethe vestager
Sull' altro versante della politica, Christelle Morançais, presidente della regione Paesi della Loira (quella di Saint-Nazaire) e vicepresidente dei Repubblicani, il partito della destra, è sulla stessa lunghezza d' onda: «Discutiamo subito di un piano B - propone da Nantes -, tanto è probabile che Bruxelles rigetti l' operazione. Chantiers de l' Atlantique collabora anche alla cantieristica militare. È un' impresa strategica, deve restare in mani francesi.
Se fosse necessario, la Regione è pronta a entrare nel capitale, anche se solo temporaneamente».
A Saint-Nazaire, perfino il sindaco (socialista) David Samzun si è espresso a più riprese contro l' arrivo di Fincantieri e Laurent Castaing, amministratore delegato degli Chantiers dal 2012 (li ha risanati ed è considerato in loco alla stregua di un eroe), ha definito l' operazione un «errore strategico». Quanto ai sindacati, prudenti agli inizi, navigano oggi fra esplicito scetticismo e chiara opposizione, come Force Ouvrière (Fo), particolarmente radicata tra gli operai. Nathalie Durand-Prinborgne dirige la rappresentanza di Fo nei cantieri. Il suo sindacato non vuole solo che lo Stato francese resti ben presente nel capitale ma «deve averne la maggioranza», dichiara alla Stampa.
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E «fuori Fincantieri !», per le note vicendi cinesi e «per evitare eventuali trasferimenti di commesse da Saint-Nazaire verso i cantieri italiani, se la crisi toccherà anche il settore delle crociere». Gli Chantiers hanno ancora ordini fino al 2026 e pure per Fincantieri le prospettive restano buone, «ma dobbiamo essere prudenti in questi tempi di pandemia». Per lei «Bruxelles dirà di no, anche perché l' altro grande gruppo del nostro comparto, il tedesco Meyer Werft, comincia già ad avere difficoltà. A Berlino non accetteranno proprio ora una fusione dei due gruppi.
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Bruxelles si adeguerà». D' altra parte il no europeo potrebbe servire a tutti gli attori di questa triste e surreale storia a non perderci la faccia. «Tutti sperano nel no, forse anche la stessa Fincantieri e i due Governi - sottolinea una fonte vicina alla trattativa -. Così la colpa del naufragio sarà dell' Europa e festa finita».
Giuseppe Bono macron stx