Francesco Olivo per “la Stampa”
meloni letta
Su una cosa Enrico Letta e Giorgia Meloni sono d'accordo: «È surreale affermare che gli ucraini si debbano arrendere - dice la presidente di Fratelli d'Italia -. In gioco c'è il ruolo e i valori stessi dell'Occidente. Se l'Ucraina capitolasse, per l'Occidente sarebbe un domino». Letta annuisce. I leader dei primi due partiti italiani, lo dicono i sondaggi, sono tornati a dibattere pubblicamente, una forma di rispetto reciproco che, nei mesi, ha generato sospetti e ironie, «sembriamo Sandra e Raimondo», aveva detto Meloni dopo l'ennesimo incontro.
letta meloni
Stavolta, l'occasione era la presentazione della ricerca Freedoms at risk, ospitata dalla fondazione FareFuturo, il cui presidente, Adolfo Urso, spiega così il punto che unisce i due leader: «Letta nel centrosinistra, e Meloni nel centrodestra, appaiono come coloro che possono garantire la collocazione internazionale del nostro Paese in Europa e nell'Alleanza atlantica, al di là delle divergenze politiche». Meloni ci tiene a sottolineare che non c'è nessuna svolta, «sono 70 anni che la destra italiana è atlantista».
Stretta di mano e sorrisi dietro le mascherina, ma questa volta le divergenze hanno prevalso, sui temi italiani, ma anche sulla guerra, a cominciare dall'ipotesi di fermare l'acquisto di gas dalla Russia, avanzata da Letta e ribadita ieri, «con quei soldi Mosca massacra il popolo ucraino» e bocciata da Meloni, «senza l'energia le nostre industrie rischiano seriamente, sarebbe un suicidio».
MELONI LETTA
Letta, pur senza mai alzare i toni, ha poi attaccato Meloni sull'alleanza di FdI con Viktor Orban, che domenica scorsa ha vinto le elezioni in Ungheria: «Una iattura per l'integrazione europea», notando come i complimenti per la vittoria elettorale siano arrivati «solo da solo tre leader: Putin, Salvini e Meloni». Insomma, rispetto, ma poco feeling.
Nella Lega emergono malumori per la linea di Salvini, considerata da alcuni troppo debole nel condannare Putin: nelle riunioni con i vertici, il leader rivendica la scelta di parlare di pace, ispirandosi alle parole di Papa Francesco, ma la spaccatura tra l'anima chiaramente filo russa e quella atlantica sta venendo alla luce, pur in un dibattito che resta prettamente interno.
GIORGIA MELONI BRUNO VESPA ENRICO LETTA
Più netta la posizione di Forza Italia: «Le immagini orribili delle violenze commesse a Bucha hanno provocato la sacrosanta reazione dell'Occidente e dell'Unione europea», ha detto il vicepresidente Antonio Tajani, durante il suo intervento alla plenaria del parlamento europeo. Proprio a Strasburgo una deputata italiana, Francesca Donato, eletta con la Lega ed espulsa per le sue posizioni No Vax, ha messo in dubbio l'autenticità dei massacri di Bucha (documentati da decine di giornalisti indipendenti) chiedendo una commissione d'inchiesta. La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, Pd, ha risposto: «Quest' aula non è equidistante e non può essere il megafono di posizioni inaccettabili».
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