GILET GIALLI, OFFESE ANTISEMITE A FINKIELKRAUT: "HO SENTITO ODIO ASSOLUTO"
Da www.ansa.it
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"Non sono né una vittima, né un eroe", ha detto il filosofo Alain Finkielkraut a proposito degli antisemiti insulti ricevuti ieri in strada a Parigi da alcuni gilet gialli, anche se si è reso conto che molti di quelli che lo offendevano erano pronti a picchiarlo. "Ho sentito l'odio assoluto - ha detto l'intellettuale a Le Journal du Dimanche - e purtroppo non è la prima volta. Avrei avuto paura se non ci fosse stata la polizia, per fortuna erano là".
La procura di Parigi ha annunciato oggi di aver aperto un'inchiesta sulle offese antisemite di ieri al filosofo Alain Finkielkraut, a margine della manifestazione dei gilet gialli a Parigi, anche se il diretto interessato ha dichiarato oggi alla tv di non voler sporgere denuncia. L'inchiesta è stata aperta per "offesa pubblica per origine, etnia, nazione, razza o religione".
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"Sporco ebreo", "sporco sionista", "la Francia è dei francesi", "Palestina" e "il popolo ti punirà": queste le grida che si odono in un video postato su Twitter in cui si vede un gruppo di gilet gialli che incrocia nelle strade di Parigi il filosofo e accademico Alain Finkielkraut e prende a insultarlo. Le grida sono estremamente aggressive, il gruppo si infoltisce e si fa più minaccioso fino a quando Finkielkraut viene preso per un braccio da una persona che lo invita ad allontanarsi. Il gruppo lo insegue per qualche metro, alcuni con il volto coperto da un passamontagna nero mentre le grida si fanno più forti e numerose.
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Durissima condanna di Bernard-Henri Levy dopo l'aggressione antisemita subita oggi a Parigi da parte del filosofo Alain Finkielkraut da parte di un folto gruppo di gilet gialli. "In Francia, nel 2019 - scrive BHL in un tweet - dei nazistelli aggrediscono uno scrittore francese al grido di 'torna a Tel Aviv' e di 'noi siamo il popolo. Possa questa scena allucinante polverizzare gli ultimi rimasugli dell'impunità mediatica di cui godevano i gilet gialli. Totale sostegno ad Alain Finkielkraut".
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"Le offese antisemite di cui è stato bersaglio" oggi da parte dei gilet gialli il filosofo Alain Finkielkraut a Parigi "sono la negazione assoluta di quello che siamo e di quello che fa di noi una grande nazione": lo ha scritto in un tweet questa sera il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. "Noi non le tollereremo", conclude Macron.
GLI INSULTI ANTISEMITI AL FILOSOFO FINKIELKRAUT «SPORCO SIONISTA IL POPOLO TI PUNIRÀ»
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
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Il filosofo Alain Finkielkraut è nato a Parigi 69 anni fa da Daniel e Janka, ebrei polacchi rifugiati in Francia dopo avere conosciuto Auschwitz e lo sterminio delle proprie famiglie. Accademico di Francia noto anche al grande pubblico per le frequenti e talvolta polemiche apparizioni televisive e per le idee conservatrici, ieri pomeriggio Finkielkraut si trovava in boulevard de Montparnasse quando un gruppo di gilet gialli lo ha riconosciuto.
Nella valanga di urla, fischi e gestacci che in pochi minuti gli sono stati rovesciati addosso, si possono riconoscere queste frasi: - «Vattene, sporco sionista di merda».
- «Bastardo».
- «Sporco razzista».
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-«È venuto apposta per provocarci».
- «La Francia è nostra».
- «Torna a casa tua».
- «Torna a Tel Aviv».
- «Il popolo siamo noi».
- «Il popolo ti punirà».
I gilet gialli che aggrediscono Finkielkraut, due dei quali indossano la kefiah palestinese, non gli perdonano il sostegno allo Stato di Israele e il fatto di avere osato denunciare in passato, alla radio, in tv e sui giornali, la deriva islamista e integralista di una parte dei musulmani di Francia, soprattutto nelle periferie.
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L' altra colpa del filosofo, secondo chi lo insulta, è di non essere un vero francese, di non fare parte del popolo francese, perché è ebreo. I violenti che si autoproclamano «il popolo di Francia» gli gridano di tornare a casa sua, e siccome è ebreo casa sua non può essere Parigi, dove è nato e dove ha vissuto per 69 anni, ma Tel Aviv, in Israele. È lì che secondo gli antisemiti Finkielkraut deve tornare.
All' epoca del movimento Nuit Debout, nella primavera 2016, il filosofo reagì agli insulti di alcuni militanti. Ieri invece è rimasto pietrificato, prima di venire allontanato e protetto dalla polizia. «Ho sentito contro di me un odio assoluto - ha detto poi al giornale JDD -, e purtroppo non è la prima volta».
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Prima dell' aggressione verbale di ieri pomeriggio l' antisemitismo in Francia - e nel movimento dei gilet gialli - era già diventato una questione centrale. Martedì è in programma a Parigi una grande manifestazione patrocinata da quasi tutti i partiti politici - tranne il Rassemblement National di Marine Le Pen, non invitato - per reagire ai numerosi casi di antisemitismo degli ultimi giorni: per esempio la scritta gialla «Juden» (ebrei in tedesco) sulla vetrina del ristorante Bagelstein nel Marais, le svastiche sul murales di Simone Veil, gli insulti a Macron definito «prostituta degli ebrei» e «servo degli ebrei Rothschild» durante le manifestazioni dei gilet gialli.
Proprio alla vigilia dell' aggressione, Finkielkraut aveva rilasciato al Figaro un' intervista molto interessante. Ricordava di avere guardato con rispetto al movimento dei gilet gialli, all' inizio, e di avere preso poi le distanze quando le violenze sono diventate ripetute e non episodiche.
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«Gli atti antisemiti sono aumentati del 74% nel 2018», aveva sottolineato Finkielkraut, denunciando ancora l' antisemitismo di stampo arabo-musulmano ma anche quello innegabilmente presente, a suo dire, tra i gilet gialli. «Dieudonné e Soral (antisemiti pluri-condannati, ndr ) hanno un sogno: riunire una Francia black-blanc-beur (nera, bianca e araba) attorno all' odio per gli ebrei».
L' aggressione di ieri sembra dargli ragione. L' emozione in Francia è enorme. Tra le moltissime dichiarazioni di solidarietà, quella del presidente Macron: «Gli insulti antisemiti di cui è vittima Alain Finkielkraut sono la negazione assoluta di quel che noi siamo e di quello che fa di noi una grande nazione. Non li tolleriamo».
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