1 – M5S, OK FLAT TAX, ANCHE TRIA D'ACCORDO
luigi di maio matteo salvini
(ANSA) - "La proposta della Lega di finanziare in deficit la flat tax ci trova favorevoli. A maggior ragione se, come apprendiamo, Tria già condivide questa idea: ben venga il regime fiscale al 15% per i redditi fino ai 65.000 euro". Così autorevoli fonti parlamentari del Movimento 5 Stelle.
2 - IL TENTATIVO DI RIPARTIRE: ORA GOVERNINO LORO, NOI NON FAREMO SCONTI
Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”
Sulla testa la spada di Damocle del voto di fiducia, spazzata via in serata con percentuali bulgare (80% dei consensi a favore della conferma). In mente, invece, la doppia strategia per cambiare il Movimento e cercare di rilanciare l' esecutivo. Luigi Di Maio trascorre la giornata più delicata degli ultimi venti mesi per la sua carriera politica sommerso da una girandola di incontri: vede i suoi fedelissimi, quasi uno ad uno, e anche gli eletti a Bruxelles.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO
Il vicepremier si concentra soprattutto sulle questioni legate all' esecutivo. «Deve governare la Lega: è giusto che ora si assuma più responsabilità», dice Di Maio ai suoi. «Non abbiamo fretta e se hanno provvedimenti che vogliono varare con urgenza come flat tax e autonomia ci portino i testi e dopo averli valutati li possiamo varare».
luigi di maio
Ma l' impressione è che i pentastellati non vogliano fare sconti. E il leader e i vertici fissano alcuni paletti. «Per fare la flat tax non devono passare condoni. Altrimenti è come risolvere il sovraffollamento delle carceri facendo evadere i detenuti». Più morbida la posizione in caso di addio agli 80 euro renziani, ma - dicono i Cinque Stelle - «sarà la Lega a doverlo spiegare agli italiani».
Il capo politico M5S lascia intendere e che è pronto a un mini rimpasto. Certo, è infastidito dalle critiche di Matteo Salvini ai ministri pentastellati, in particolare a Elisabetta Trenta e Sergio Costa, ma preferisce non entrare nella polemica. I vertici M5S sono convinti che la Lega stia cercando un casus belli per far cadere il governo e il Movimento non vuole offrire la sponda. Trenta e Costa vengono considerati intoccabili.
ELISABETTA TRENTA
E lo dimostra anche il caso Tofalo, da cui il Movimento ha preso le distanze per un attacco contro la ministra della Difesa. Proprio Tofalo potrebbe lasciare l' esecutivo, anche se Di Maio - in una dichiarazione all' Adnkronos ripresa sul web - ha precisato che «le dimissioni non sono formali» e che «in ogni caso decide Conte». Sul fronte dei ministri e delle trattative con la Lega si potrebbe aprire un ragionamento per le deleghe sulla Salute e sugli Affari europei.
Appare certo anche che la scelta («e la responsabilità», precisano i big del Movimento) del commissario Ue sarà appannaggio del Carroccio e nei prossimi giorni Di Maio chiederà agli alleati di governo quali nomi abbiano in mente. La votazione su Rousseau, invece, è stata vista dal leader come un punto di partenza per la nuova fase. E l' alleggerimento dei ruoli governativi servirà a Di Maio e ai Cinque Stelle proprio per rilanciare l' organizzazione interna. «Adesso ripartiamo insieme ricordando che la maggioranza in Parlamento è sempre del Movimento», commenta a caldo il vicepremier.
ANGELO TOFALO GIUSEPPE CONTE
Il comitato dei saggi è pronto per essere varato. Si cerca maggiore coesione. E lo stesso Di Maio in assemblea ha sottolineato di essersi sentito solo. In realtà le frange dei ribelli non hanno apprezzato l' esito (molti non hanno votato) e qualcuno sottolinea come «questa scelta ci ha ulteriormente diviso, ora ci sarà chi va per la propria strada». Ma l' ala governista è sicura che gli equilibri terranno. «Per qualche mese saremo un cantiere per i cambiamenti», dice uno degli esponenti del gotha pentastellato. La prima tappa per i cinque saggi (Appendino, Di Battista, Di Maio, Fico e Taverna) sarà quella di mettere mano ai territori. Un ritorno ai meet-up che vuole suonare come una nuova partenza.
3 - IL RILANCIO SU TAV E RIMPASTO
Alberto Gentili per “il Messaggero”
luigi di maio matteo salvini giuseppe conte
«Comunque vada a finire a noi andrà alla grande. Se i 5Stelle si piegano e accettano le nostre proposte perché sono terrorizzati dalle elezioni, benissimo. Finalmente si ricomincia a lavorare. Se invece tornano a risponde solo no, si va alle elezioni e raddoppiamo i parlamentari. Ma devono essere loro a rompere. Non noi».
All' ora del caffé, mentre a palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte riunisce un Consiglio dei ministri lampo (10 minuti), Matteo Salvini arringa un drappello dei suoi senatori. Spiega tattica e strategia. E a chi gli chiede perché non vada a palazzo Chigi, risponde secco: «Vado a prendermi un buon gelato al pistacchio».
giuseppe conte agli anelli nella installazione di maupal a roma 2
Con i 5Stelle paralizzati dal voto web sulla leadership di Luigi Di Maio e ancora sotto choc per il tracollo elettorale, Salvini si prende la scena. Fa valere e vedere, plasticamente, che ora comanda lui. Che lui è il premier di fatto. Un atteggiamento che allarma e infastidisce Conte: «Serve al più presto un vertice a tre per mettere a posto le cose, non possono continuare a subire invasioni di campo, qui davvero finisco commissariato...», confida in serata. Del resto, Salvini anche al premier Salvini ne fa ingoiare tante.
Dalle dimissioni del viceministro leghista, Edoardo Rixi, incassate personalmente senza farle transitare direttamente sulla scrivania di Conte. Alla spedizione, di buon mattino con una pattuglia di economisti ad occupare manu militare il ministero dell' Economia.
«Ma per la verità è venuto ad ascoltare come il giorno prima Tria e Conte hanno deciso di rispondere a Bruxelles», precisano al Mef.
IL TARGET LEGHISTA
Il vero bersaglio di Salvini però sono i 5Stelle, «quelli che ci hanno accusato e infamato in campagna elettorale senza alcun scrupolo». Così ora dopo ora il vicepremier, forte del suo 34% e del fatto che alcune simulazioni gli accreditano la possibilità di vincere da solo le elezioni con il 40%, alza l' asticella a un' altezza impossibile per Di Maio & C.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Certo, il capo del Carroccio è costretto a far dimettere Rixi per evitare che la crisi venga aperta sulla questione morale. Cosa sconsigliabile. Subito dopo però martella i ministri grillini Danilo Toninelli (Infrastrutture), Elisabetta Trenta (Difesa), Sergio Costa (Ambiente), etichettandoli di fatto come degli incapaci. E rivendica per la Lega il nuovo commissario europeo e il dicastero alle Politiche europee vacante da marzo, quando Paolo Savona passò alla Consob. «Le poltrone dei grillini però non ci interessano», garantiscono nell' entourage del vicepremier leghista. Anche se già c' è chi in Parlamento fa il nome del sottosegretario Raffaele Volpe come sostituto della Trenta.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
Ciò che interessa a Salvini è incassare quanto più possibile. Oppure, in alternativa, spingere i 5Stelle a rompere come dimostra l' ultimatum lanciato a metà pomeriggio: «Da stasera, dopo il voto su Rousseau su Di Maio, se si lavora si va avanti. Se arrivano 4, 5, 6 no, la Lega non ha più tempo da perdere». La replica di Di Maio, riconfermato con l' 80% di sì: il Movimento «ripartirà più forte». E i suoi chiosano: «Salvini alza la posta, provoca, per mascherare la botta ricevuta su Rixi».
I ROSPI DA INGOIARE
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO
Di certo, c'è che la montagna che ha costruito in dodici ore Salvini appare impossibile da scalare per i grillini. C'è il condono fiscale e la pace fiscale, c' è lo stop al salva Roma e al codice degli appalti per due anni, c' è il sì alla Tav («l' 80% dei piemontesi la vuole e la Ue si farà carico del 55% dei costi...») e l' accelerazione sulla flat tax («porterò il disegno di legge al prossimo Consiglio dei ministri»). Tutti temi contro cui, fino alle elezioni, i 5Stelle avevano alzato barricate.
Senza contare che nel programma di Salvini c'è pure la riforma della giustizia con la rivisitazione del reato di abuso d' ufficio e la separazione della carriere tra pm e giudici. Eppure, il capo della Lega tutto vuole, tranne che apparire sleale. Così si lascia andare a una dele sue amate metafore calcistiche per rassicurare il premier: «Devo ammettere che invidio l' Inter che ha preso Conte. Io ho totale fiducia in Conte, qualunque Conte sia e qualunque lavoro faccia». Il premier però non si addolcisce.